[View2016] Troy Saliba, VFX Supervisor di Alice Attraverso Lo Specchio, ci parla degli effetti del film

Alla View Conference abbiamo incontrato Troy Saliba, VFX Supervisor di Alice Attraverso Lo Specchio

Nato a metà degli anni '90, appassionato di cinema, serie TV e fumetti, continuamente in viaggio e in crisi con se stesso. Ama i pinguini e non certo per questo si è ritrovato a collaborare con BadTaste tra festival, interviste e approfondimenti.


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In occasione della View Conference 2016 abbiamo avuto la possibilità di parlare con Troy Saliba, VFX Supervisor della Sony Pictures Imageworks. Con lui abbiamo parlato di Alice Attraverso lo Specchio, diretto da James Bobin.

Ciao Troy! 
Preferisci lavorare realizzando personaggi da zero, com’è avvenuto per i sottoposti del Tempo, o animare personaggi con una base umana come avviene con Helena Bonham Carter per la Regina Rossa? 


Onestamente preferisco realizzare i personaggi da zero. C’è più lavoro ma si è più liberi creativamente sia per i movimenti dei personaggi che per la parte realizzazione della parte estetica. Ti senti più animatore che tecnico e se mi hanno chiamato è proprio perché c’è stata molta Character Animation nel film… io non ho fatto nulla per quanto riguarda gli effetti visivi!

E quindi ti definiresti più un tecnico o un animatore?

Le mie basi provengo dal 2D, così come buona parte della mia carriera iniziata 27 anni fa. Sarebbe impossibile non definirsi un animatore. Certo, con il tempo mi sono evoluto come Visual Effect Supervisor ma le basi che avevo sono state fondamentali e attualmente, nonostante i vari studi fatti e le nozioni acquisite sugli effetti speciali… non riuscirei a definirmi un tecnico. Sicuramente non lavoro più sul 2D come è accaduto per Anastasia o in Viaggio Con Pippo ma resta animazione.

Hai lavorato ad Alice Attraverso lo Specchio ma non ad Alice in Wonderland. Vista la visione diametralmente opposta dei due registi (rispettivamente James Bobin e Tim Burton) ti ha aiutato non prendere parte al primo film?

Sicuramente, ci sono state meno influenze per quanto James Bobin è stato bravissimo a farci comprendere il carattere e ciò che voleva vedere alla fine nei personaggi. Io avevo visto il lavoro dei miei colleghi su Alice in Wonderland, con Tim Burton, ma non avevo partecipato direttamente, quindi non è stato un grande problema separarsi dal primo film e dal risultato ottenuto lì. Qui è tutto più realistico e ovviamente colorato. Sia per quanto riguarda i personaggi che gli scenari.

E quindi qual è stata la sfida maggiore di Alice Attraverso Lo Specchio?

Direi la realizzazione della creatura che formano sul finale i sottoposti del Tempo e “la ruggine” causata da Alice. In particolare per l’ultimo effetto abbiamo dovuto mettere insieme due gruppi di persone: uno di animatori e uno di addetta agli effetti speciali per quanto è stato complicato e legato a entrambi i reparti.

Hai lavorato anche ad altre produzione della The Walt Disney Company come Il Grande e Potente OZ. Ci sono delle analogia tra il film di Sam Raimi e quello di James Bobin?

Non dirette. Diciamo che ci sono delle influenze che dipendono dallo stile dei film che i Walt Disney Picture Studios stanno realizzando. Si parla di lungometraggi fantastici, molto colorati, è chiaro che possano esserci delle similitudini ma non sono propriamente volute, diciamo che sono spontanee.

Come si lavora alla Sony Pictures Imageworks? C’è un Team centrale o il processo creativo varia da film a film, da regista a regista?

Di base utilizziamo sempre lo stesso processo ma tutto dipende innanzitutto dalla casa produttrice con la quale collaboriamo. Siamo sempre pronti a mettere tutto in discussione. Soprattutto, una volta entrati in produzione, parlando con il regista. Un altro fattore che potrebbe far variare il risultato, inoltre, è la Crew che mi viene affiancata. Ce ne sono molte, tutte compatenti ma diverse fra loro.

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