[View2016] BadTaste.it intervista Byron Howard, regista di Zootropolis e Rapunzel!
Abbiamo incontrato Byron Howard, il regista di Zootropolis, all'edizione 2016 della View Conference
Nato a metà degli anni '90, appassionato di cinema, serie TV e fumetti, continuamente in viaggio e in crisi con se stesso. Ama i pinguini e non certo per questo si è ritrovato a collaborare con BadTaste tra festival, interviste e approfondimenti.
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Partiamo con una domanda facile facile: a cosa stai lavorando al momento? Zootropolis 2? Il film ha superato il miliardo e sappiamo che il pubblico vuole assolutamente vedere: altri quartieri di questa grande città, più Clawhouser e ancora una volta i simpaticissimi bradipi.
So che molti vorrebbero vedere ancora Zootropolis, ma non è nei miei piani, per il momento. Ora sto lavorando a un nuovo progetto: sto girando il mondo in cerca di un’ispirazione per un film… Musical, come volevo che fosse Zootropolis. La mia idea di partenza, per ora, è questa. Mi trovo in una posizione privilegiata: posso scegliere cosa fare e di cosa parlare, per questo voglio prendermi del tempo per trovare qualcosa di forte. In questo viaggio mi sta accompagnando Jared Bush, già sceneggiatore di Zootropolis e Oceania.Però devi ammettere che sarebbe bellissimo vedere realizzato un corto su Flash o una serie TV poliziesca su Nick e Judy (un po’ come sta accadendo per Rapunzel, che hai co-diretto).
Sì, questo sarebbe magnifico! Ho visto il lavoro che stanno facendo con la serie TV di Rapunzel e me ne sono innamorato. E’ difficilissimo realizzare un’intera serie su personaggi visti animati in CGI e con milioni di dollari ma loro con poco sono riusciti ad ottenere un grande risultato e… in uno stile che imita il 2D. Non mi dispiacerebbe veder fatta la stessa cosa con Zootropolis.Il rapporto fra Nick e Judy è qualcosa di meraviglioso. Fra i due c’è una tensione e allo stesso tempo una complicità come accade in poche coppie. Molti amanti di Zootropolis, però, vogliono vederli insieme… come coppia. Forse il sequel viene chiesto anche per questo.
C’è il 50% delle persone che vorrebbe che rimanesse così, l’altro 50%, invece, che chiede di farli mettere insieme. Negli ultimi anni abbiamo provato a celebrare maggiormente la figura femminile. In una società come la nostra, che cerca disperatamente di essere paritaria, devono esserci delle figure femminili intelligenti e non solo belle come esistono per il panorama maschile. Anche quando ho lavorato a Rapunzel mi sono imposto di fare la stessa cosa. Tant’è che ho incontrato molte madri di animatrici che lavoravano al film per vedere i diversi rapporti ed è stato bellissimo scoprire le loro reazioni e i loro punti di vista. Il personaggio di Judy si è venuto a creare per questo motivo.
Visto che stai pensando ad un Musical… Qualche mese fa, a Roma, hai detto ad un mio collega (Francesco Alò) che la tua prima idea su Zootropolis era una Spy-Story (che noi possiamo ancora vedere nel film) ma… MUSICAL! Puoi parlarci di questo secondo aspetto?
Oh, sì, assolutamente! Amo i Musical. Come avete potuto vedere l’aspetto narrativo della Spy-Story è rimasto. L’aspetto del Musical, invece, è venuto meno. Inizialmente volevo fare uno Zoo-musical, ahaha. Mentre disegnavo, per esempio, ascoltavo musica Jazz e Swing, Frank Sinatra e sicuramente avrei fatto cantare qualcosa di simile a Nick. Ma il mondo di Zootropolis è talmente vasto che non è detto che questo non accada in futuro!
Parlando di film con la musica… quanto la tradizione dei Walt Disney Animation Studios ha influenzato la realizzazione di questo film? Soprattutto visto il tuo passato fra Frank Thomas (uno dei Nine Old Men), Pocahontas, Mulan e Lilo & Stitch…
Inutile girarci intorno… tantissimo. Il 2D è stato fondamentale, soprattutto per lo studio dei personaggi: il Character Designer. Ed è al centro dei WDAS. Io per anni ho fatto quello. Entrai ai Walt Disney Animation Studios, da povero studente disilluso e obbligato a lavorare nei parchi tematici per stare vicino a questo meraviglioso mondo. Grazie a Frank Thomas e Frank Gladstone e non li ringrazierò mai abbastanza. Dopo anni di lettere e studi quasi da auto-didatta è grazie a loro se sono entrato in questo mondo dopo esser stato conquistato da Chi ha Incastrato Roger Rabbit e La Sirenetta. Poi è stata fondamentale la figura di Glen Keane e le esperienze nei film da te citati. Con Zootropolis abbiamo avuto molte difficoltà. Il pelo e i vari effetti della luce e degli elementi naturali su questo, il movimento delle 64 diverse specie di animali, la diversificazione di queste, le dimensioni e le varie proporzioni da far conciliare per esempio. Le abbiamo superate tutte guardando indietro, lavorando con gli animali vicino o andando in Kenya. Anche Walt Disney andò in diversi paesi per realizzare alcuni film e non da meno portò dei cerbiatti negli studi mentre stava lavorando a Bambi, per esempio. Noi abbiamo portato anche delle tigri, però. E sta tranquillo, non hanno ucciso nessuno… per fortuna.
E invece, in chiusura, cosa puoi dirci della concezione politica che vediamo in Zootropolis. L’ho trovata molto attuale in America…
Inizialmente non c’era una visione politica, esisteva solo il rapporto opposto fra predatori e prede, questo fin da 6 anni fa, quando presentai il progetto. E’ stato bello è che in 5 anni di lavorazione il mondo è cambiato, polarizzandosi, raggiungendo effettivamente la situazione politica che poi abbiamo mostrato e deciso di analizzare in Zootropolis. L’arte imita la vita ma accade anche il contrario: che la vita imiti l’arte. Con questo film abbiamo avuto la possibilità di influenzare un mondo in mutamento e i soprattutto i bambini che lo hanno visto e lo guarderanno. Una grande e bella responsabilità. Speriamo bene.