Verticalisti, powered by Verticalismi – Intervista a Dario Sicchio e Lorenzo Magalotti
Per Verticalisti, powered by Verticalismi, Giulia Prodiguerra ha intervistato Dario Sicchio e Lorenzo Magalotti, autori di Walter dice
Lorenzo Magalotti è un fumettista romano classe 1991. Diplomatosi alla Scuola Internazionale di Comics, ha collaborato come assistente ai disegni e ai colori di Stefano Simeone su Vivi e Vegeta. È attualmente al lavoro su una graphic novel in uscita nel 2016 ed è parte del collettivo di fumettisti Skeleton Monster.
Ciao ragazzi! Benvenuti su Verticalisti. Partiamo dall'inizio: come e quando vi siete incontrati?
Dario - Salve a voi e grazie di averci invitati!Io ho conosciuto Lorenzo poco più di un anno fa. In quel periodo, da totale esordiente, cercavo dei disegnatori che volessero collaborare con me. Avevo conosciuto tempo prima Stefano Simeone che, con la pazienza che lo contraddistingue, mi ha offerto molti preziosi consigli su come migliorare il mio lavoro e, soprattutto, su come proporlo. Un giorno Stefano mi ha invitato ad andarlo a trovare nello studio in cui lavora (Skeleton Monster). Una volta lì, mi ha fatto la fatidica domanda: “Oh, ma lo hai trovato un disegnatore?!”. In effetti, ancora non l’avevo trovato. Al che Stefano ha intimato ad un certo “Magalotti”, presente nello studio, di alzarsi e venirmi a stringere la mano. Così è iniziato tutto.
Lorenzo - Sì, appena conosciuti Dario ha subito cominciato a bullarsi con me. Io gli ho dovuto offrire un caffè. Ma poi mi sono vendicato, e tutte le volte che avrei dovuto pagare io ho finto di dimenticarmi il portafogli in posti strani (Ops! L’ho detto o l’ho pensato?!).
Dario - Abbiamo anche scoperto di aver frequentato lo stesso liceo, anche se in classi diverse, senza esserci mai visti!Qual è stata la vostra formazione artistica e professionale?
Dario - Io ho studiato Storia e Critica del Cinema al DAMS di Roma3. Finita l’università ho deciso di mettere da parte il percorso di studi che mi ero prefissato, per darmi invece una possibilità con un interesse che, negli anni, ho sentito sempre più vicino e urgente: il fumetto.
E da lì ho cominciato a scrivere, mantenendomi, nel frattempo, lavorando come montatore audio e video.
In un certo senso, si può dire che studiando cinema alla fine ho deciso di non fare cinema.
Ovviamente scherzo. Gli studi cinematografici sono infinitamente utili per un’arte sequenziale come quella del fumetto.
Lorenzo - Io ci sono andato un po’ più diretto. Ho sempre banalmente avuto la passione per il disegno, ma questa è una cosa che dicono più o meno tutti i fumettisti. Raramente si viene folgorati sulla via per Damasco con il dono del TRATTO. Quindi durante l’ultimo anno delle scuole superiori, mi sono iscritto al corso di fumetto della Scuola Internazionale di Comics. È stato lì che il disegno ha cominciato ad interessarmi più come professione che come hobby. Contemporaneamente alla scuola sono anche riuscito a laurearmi in psicologia (perché? È quello che mi chiedo ogni volta che vado in bagno, dove trovo appesa quella bella pergamena cromata col mio nome preceduto dall’appellativo “dottore” sopra. Sono soddisfazioni). Circa un anno dopo essere uscito dalla scuola, sono stato invitato a stare in studio con i ragazzi di Skeleton Monster. Non per particolari meriti artistici, ma semplicemente perché mancava loro la quota Punching-ball dello studio. Il rapporto tuttavia è andato via via migliorando e pensate, oggi che sono qui allo studio di Dario per rispondere insieme a questa intervista, i miei “coinquilini” ci hanno tenuto a ringraziarlo per avermi fatto “sciacquare dai cosiddetti” per l’intera giornata! Questa sì che è stima.
Com'è nata l'idea per "Walter dice"? E come l'avete sviluppata?
Dario - Davanti a un caffè offerto, stranamente, da me!
Come dicevo prima, ero alla ricerca di un disegnatore che volesse collaborare con me e Lorenzo si è subito dimostrato molto disponibile. Ho visto i suoi lavori e il suo stile e mi sono messo alla ricerca di un’idea che potesse sposarsi col suo lavoro. Mi è venuto in mente un mio vecchio soggetto, che parlava della vendetta imperfetta di un povero disgraziato umiliato da tutti. Era un’idea ancora molto acerba, ma aveva qualcosa che poteva funzionare, specie se associata al tratto di Lorenzo. Ho rimescolato tutto nella mia testa tenendo solo alcuni elementi minori, ed è venuto fuori “Walter Dice:”. Ho contattato Lorenzo, gli ho raccontato tutto e l’idea gli è piaciuta immediatamente. L’ha trovata divertente. Ero contentissimo, perché nella mia testa “Walter Dice:” è una storia molto buffa e finalmente avevo trovato qualcuno col mio stesso senso dell’”umorismo”.
Lorenzo - Dario ha spesso questo problema. Non percepisce la differenza tra una risata divertita e una risata isterica. Non vi dirò quale delle due produssi quel giorno. Vi basti sapere che mentre Dario mi raccontava tutto entusiasta la trama di “Walter Dice:” nella mia mente fioccavano idee come “Fico! Questa scena la voglio illustrare così!” oppure “E in questo ambiente il colore potrebbe creare quest’effetto!” ma anche “Chi è questo bieco individuo che ho davanti e perché sorride come uno psicopatico mentre mi racconta di morti ammazzati male?”.
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I temi affrontati in Walter dice sono molti: tradimento, violenza, isolamento. Un mondo senza via di scampo pronto a stritolare tutti. Secondo voi, oltre a quella seguita da Walter, quali possono essere delle vie di fuga da questa spirale funesta?
Dario - Questa domanda mi fa sembrare davvero profondo! No, sul serio, io volevo solo creare una commedia nera in bilico fra comicità e inquietudine. Poi la storia si è evoluta per conto suo e la componente straniante e alienante è diventata la parte che più mi interessava esplorare.
Effettivamente quella di Walter è una risposta piuttosto definitiva ad un mondo in cui la quotidianità si è fatta sempre più claustrofobica e le persone vivono in un perpetuo stato di affollata solitudine.
Personalmente penso che le scappatoie a tutto questo siano solo due: la stupidità e ciò che fa Walter nell’ultima pagina dell’ultimo episodio (magari con una motivazione un po’ più genuina).
Ah, e poi c’è la morte! Anche quella risolve tutto, ma macchia davvero un sacco!
Lorenzo - Io trovo che il pilates aiuti molto.
Come si struttura il lavoro su ciascun episodio?
Dario - Beh, come al solito. Io scrivo il soggetto di una puntata e poi la sceneggiatura. Appena è pronta la passo a Lorenzo.
Lorenzo - A quel punto io poso il coniglietto che stavo accarezzando e leggo la sceneggiatura per intero, per capire cosa succederà nell’episodio. Quindi mando un layout preliminare a Dario, per capire se magari le eventuali modifiche che ho voluto dare alle inquadrature possono andare bene. Per “Walter Dice:” ho voluto lavorare in maniera tradizionale, con carta, matita e pennino. A posteriori forse non è stata una scelta particolarmente furba, considerando che le tavole vanno inevitabilmente modificate ed adattate per il formato verticale, ma in ogni caso lavorare su carta è il processo che mi diverte maggiormente.
Dario - Quando Lorenzo finisce matite e chine e inizia a colorare, io mando la sceneggiatura a Giuseppe Cianca (l’editor di Verticalismi). Insieme editiamo i dialoghi cercando di migliorarli e di assicurarci che si sposino con i disegni. Ogni tanto un volto o un’espressione si sposano meglio con un diverso tono oppure una vignetta comunica già abbastanza informazioni e richiede meno esposizione nel dialogo dei personaggi.
Una volta finito, mandiamo la sceneggiatura definitiva a Maria Letizia Mirabella (grafica e letterer).
Lorenzo - Nel frattempo io coloro tutto e, una volta finito, mando le tavole a Maria Letizia.
Dario - E lei lettera l’episodio, si occupa della grafica e prepara copertine, banner, anteprime e quant’altro. Il tutto facendo le nottate, poiché, quasi inevitabilmente, si trova a dover ammortizzare il ritardo accumulato da noi tre.
Adesso che la serie è arrivata alla sua conclusione, qual è il vostro bilancio? C'è stata una buona ricezione da parte del pubblico?
Dario - Per quanto mi riguarda sono molto più che soddisfatto! Il mio primo interesse era iniziare a concretizzare un progetto per valutare sul campo la validità del mio lavoro, soprattutto in relazione alla realizzazione “pratica” che ne fa un disegnatore, e riuscire così ad apprendere con la pratica sul campo. Volevo produrre qualcosa che fosse finalmente tangibile e leggibile ed espormi al giudizio degli altri.
“Walter Dice:” è andato molto bene sin dal primo episodio. I lettori sono stati molti (considerando che era il fumetto di una coppia di esordienti) e sono rimasti fedeli alla serie. I giudizi sono stati in gran parte entusiastici e ci è arrivato molto sostegno sia da lettori occasionali che da professionisti del settore. Davvero, non potrei essere più contento di così. Vogliamo davvero bene a Walter!
Lorenzo - E Walter ne vuole davvero a noi! A modo suo! Che se mettesse via quella mazza sarebbe meglio!
Quale futuro possiamo aspettarci dopo la conclusione? Per voi è un capitolo chiuso, o vi piacerebbe produrre altre storie ambientate nell'universo di Walter?
Dario - Direi che è un capitolo chiuso. Qualche tempo fa ho scritto il soggetto per un ipotetico episodio extra di Walter che approfondisce un momento molto particolare all’interno della storia principale. Non sappiamo ancora se lo realizzeremo. Al di là di questo, si può dire che la storia di Walter finisce con il settimo episodio della serie e non abbiamo intenzione di fare seguiti, seconde stagioni o spin-off di sorta.
Lorenzo - A meno che Walter, che non ha ancora posato quella mazza, non voglia diversamente. Comunque, violenza slapstick a parte, anche per me al momento si tratta di un capitolo chiuso. Credo che con questi 7 episodi abbiamo raccontato tutto quello che c’era da raccontare sulle vicende di Walter e, se ci avete seguito fino ad ora, di sicuro sapete il perché.
Tornando indietro, cambiereste qualcosa?
Dario - Tutto e niente. Abbiamo lavorato su Walter per quasi un anno e quindi è ovvio che, ogni volta che guardo indietro ai capitoli precedenti, soprattutto ai primi, vedo cose che avrei potuto fare o gestire meglio. Ma non è una sensazione spiacevole, anzi, mi inorgoglisce. Ormai “Walter Dice:” per me è così, è una storia che segue quell’iter, con quei personaggi e quel ritmo e non riuscirei ad immaginarla diversamente. È un progetto al quale sono davvero molto legato.
Lorenzo - Io invece ogni tanto riguardo i primi episodi e mi rendo conto di personaggi che hanno cambiato totalmente fisionomia e che si riconoscono solo grazie alla regola dell’”Indovina chi?”. Ovvero: “è sovrappeso e di colore? È il detective Ward!” “è un bambino antipatico? È Werner!” “È un bambino simpatico? È Noah!”, “Ha gli occhiali, i capelli a spazzola e una vendetta da compiere? È Walter!”.
Avete pensato a un'eventuale versione cartacea? Che tipo di vantaggi e svantaggi vi ha dato il supporto digitale?
Dario - Il supporto digitale e verticale ti dà molte libertà e qualche vincolo. Non sei vincolato alla tavola tradizionale, puoi giocare molto su sequenze di vignette orizzontali che danno un taglio più lento e “cinematografico” ad alcune sequenze. È un modo completamente diverso di concepire il flusso narrativo di una storia, meno legato all’impatto complessivo e al concetto di layout, ma più dipendente dalla concatenazione e dal ritmo degli eventi. È molto difficile creare delle pause con un formato del genere; bisogna soffermarsi davvero molto su un elemento per far percepire un “silenzio” ad un pubblico che non smette mai di scrollare verso il basso. Tutto si muove costantemente. I vincoli riguardano per lo più la lunghezza massima di un episodio (il tempo di lettura medio sul web è inferiore rispetto al cartaceo) e il lettering, che dev’essere più grande.
Per quanto riguarda una possibile pubblicazione cartacea, abbiamo concepito “Walter Dice:” come un verticalismo e molte soluzioni narrative sono state pensate appositamente per questo formato. Saremmo ovviamente molto contenti se ci arrivasse una possibile offerta in questo senso, ma consapevoli anche di dover eventualmente rimaneggiare molte cose per adattare la storia ad un formato così diverso.
Lorenzo - Sì, ha praticamente detto tutto Dario, quindi penso proprio che mi imporrò con prepotenza e risponderò per primo alla prossima domanda.
Quali sono i vostri progetti per il futuro, sia insieme che singolarmente?
Lorenzo - Eccomi! Dunque, durante il periodo di gestazione, produzione e pubblicazione di “Walter Dice:” sono arrivate, sia per me che per Dario, alcune proposte per progetti molto interessanti. Per quanto mi riguarda, sto lavorando come disegnatore ad una graphic novel di cui al momento posso solo dire che dovrebbe uscire per il prossimo Lucca Comics e che sarà di circa 170 pagine. Contemporaneamente sto cominciando a lavorare al progettino corale di Skeleton Monster che invece dovrebbe essere pronto per l’ARFestival che si terrà questo maggio. Detto questo, vi saluto che ho mazze e coniglietti di là che mi aspettano e ripasso a Dario la parola e l’ingrato compito di chiudere l’intervista, Ciao e grazie!
Dario - Per quanto mi riguarda, per l’immediato futuro continuerò il mio sodalizio con i ragazzi di Verticalismi\Verticomics. Sarò parte di un grosso progetto, del quale non posso dire praticamente nulla se non che rappresenterà l’unione degli sforzi di Verticomics e di Uno Studio in Rosso e che vedrà Michele Monteleone in veste di editor supremo. È un progetto del quale non vedo l’ora di poter parlare di più e che sono onorato di realizzare assieme a dei grandi professionisti. Sto anche per iniziare una serie di racconti brevi ed autoconclusivi con un cast rotante di disegnatori per Verticalismi. Ma entrambi i progetti sono ancora ad uno stadio iniziale.
Io e Lorenzo ci siamo trovati davvero benissimo a lavorare insieme e nell’arco dell’ultimo anno siamo diventati grandi amici. Anche se per ora siamo impegnati su fronti diversi, non facciamo che parlare di futuri progetti da realizzare assieme. “Walter Dice:” è finito, ma non la coppia Sicchiolotti!
Grazie mille dell’intervista e dell’ospitalità!