Venezia 75 - Dragged Across Concrete, S. Craig Zahler: "Poteva durare 50 minuti di meno, ma adoro le parti in più"
Il regista di Brawl in Cell Block 99, Bone Tomahawk ci parla di Dragged Across Concrete
Appena seduti al tavolo per l’intervista Zahler vede la maglietta con un Mad Max con la testa di Groucho Marx di un giornalista e gli chiede: “Dimmi secondo te il miglior film dei Marx e il miglior Mad Max!” con fare inquisitorio, mal celando il fatto che in realtà voleva dire lui i suoi preferiti ovvero La Guerra Lampo Dei Fratelli Marx e Interceptor (“Quel film è oltre, anche gli altri sono belli ma diavolo quello è proprio Max che tira di cocaina!”).
S. CRAIG ZAHLER: “Lo so che tanto tutti non aspettano altro che la carneficina degli ultimi minuti e lo capisco. Ma a me piacciono i pezzettini che ti raccontano i personaggi e alla fine tu, come pubblico, sei soggetto a quello che io trovo interessante. Come ad esempio Anthony [il personaggio di Vince Vaughn ndr] che mangia un sandwich per troppo tempo e il suo compagno [il personaggio di Mel Gibson ndr] che soffre a sentirlo. Lo trovo interessante da guardare ma certo non manda avanti la trama. Gli studios di solito te le tagliano queste scene, ma secondo me danno forma ad una relazione unica. Pensa alla parte in cui stanno appostati fuori dalla banca, passo 8 minuti a sviluppare i personaggi in una scena che se dovesse solo parlare della trama durerebbe 29 secondi.
È che proprio trovo la caratterizzazione più interessante della trama. Mi piace esplorare questa roba. Sono sicuro che qualcuno vorrebbe che i miei film durassero di meno, e va bene, ma non è quel che mi interessa”.
Qui ci sono quasi gli stessi attori di Brawl in Cell Block 99 più Mel Gibson, ti piace formare una banda e non cambiarla?
VINCE VAUGHN: “Ma mica fa solo questo. Ha scritto tutte le canzoni del film: 18! È un cineasta pazzesco, non fa nemmeno i test screening per prendere i suggerimenti del pubblico, motivo per il quale è difficile che gli producano un film. Non gli interessano proprio, perché gli interessa il suo di gusto. È una cosa che apprezzo e penso lo apprezzi anche il pubblico: non vuole piacere a tutti ma fare la sua opera”.
Ma davvero hai scritto tutte le canzoni del film? Inclusi i pezzi di jazz classico che si sentono in sottofondo a casa di Anthony?
SCZ: “Sì. Solitamente tiro fuori il tempo del pezzo, il beat e la melodia, magari una linea di basso e poi ho un partner con cui faccio tutte le musiche che arrangia e mi aiuta a tirare fuori i brani. È un professore di musica e si occupa della parte tecnica proprio. Pensa che stavolta non aveva nemmeno visto il film”.
VV: “È matto! Nel tempo libero scrive anche i gospel e li registra con la sua band”
Come mai anche stavolta tutto è ambientato in una città inventata?
“Lo faccio sempre, anche nei libri che scrivo. Voglio costruire le mie città perché abbiano la loro storia, in questo caso è una città con aree molto carine e malfamate al tempo stesso. Se avessi scelto un posto esistente sarebbe stato un miscuglio di varie città d’America”.
Ma quindi per girare siete stati in varie città d’America?
“No, figurati! È tutto Vancouver”.