Tutto quello che volevate sapere su Uan ma non avete mai osato chiedere | Lucca Comics & Games

Abbiamo incontrato gli animatori del Gruppo 80 e il doppiatore Pietro Ubaldi a Lucca Comics & Games che ci hanno parlato di come nasce Uan

Critico e giornalista cinematografico


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Quando Uan ha impresso le zampe nel cemento durante Lucca Comics & Games, a muoverlo c’erano Enrico Valenti e Donatella Sturla, due pezzi del Gruppo 80, la compagnia ha creato e animato i pupazzi simbolo delle reti Fininvest (Five, Four, Uan) e molti altri sia per la televisione che per altri tipi di spettacoli. Per tutti gli anni ‘80 e ‘90 sono stati interpreti delle forme principali di intrattenimento per ragazzi ed arrivavano, come loro stessi spiegano, a rinnovare un tipo di spettacolo che in Italia aveva avuto solo Topo Gigio, che era però su sfondo nero. I pupazzi del Gruppo 80 erano diversi fatti per interagire con le persone.

La tecnica è diversa da quella anglosassone dei Muppet di Jim Henson, questi pupazzi hanno delle persone che li animano (a due alla volta di solito, in certi casi anche 3) e un’altra ancora, separata, che gli dà la voce. Per Uan è stato Giancarlo Muratori per 10 anni e poi da quel momento in poi Pietro Ubaldi, storico doppiatore di cartoni animati e pupazzi (lui ha creato la personalità ed è stato la voce di Four).

Enrico Valenti e Donatella Sturla, assieme a Pietro Ubaldi, sono venuti a Lucca per entrare nella Walk of Fame, per un evento con il pubblico (che ha riempito il Cinema Moderno) e poi per interviste.

Come si fa ad animare un pupazzo in 3, coordinandosi con la persona che parla e magari improvvisa?

PIETRO UBALDI: “Sta tutto nel trovare un certo feeling. Servono molte prove ma poi si crea una specie di simbiosi”

ENRICO VALENTI: “Il segreto è avere degli attori veri che abbiano voglia di lavorare con il pupazzo, cioè prestargli la voce. Inoltre l’improvvisazione è basata costantemente su un canovaccio scritto, quindi sappiamo dove si va a parare”

DONATELLA STURLA: “E considera poi che non improvvisa solo chi parla, ma anche noi che muoviamo. Ad esempio durante la lettura della posta Uan non aveva mai niente da fare, allora tenevamo sotto il bancone sempre degli oggetti che tiravamo fuori all’occorrenza e con quelli inventavamo gag che Giancarlo Muratori, il doppiatore, era bravissimo a cogliere”

I Muppet di Jim Henson erano un’ispirazione per voi?

EV: “Quando abbiamo iniziato noi non erano ancora molto noti i Muppet. Loro funzionano diversamente, chi muove dà anche la voce. La nostra tradizione era Topo Gigio, solo che noi decidemmo di costruire pupazzi più grossi per migliorare l’interazione con gli attori. Chi anima i Muppet poi sta in piedi con il braccio alzato, noi non avevamo questi mezzi, avevamo teatri più bassi e quindi ci accontentavamo di posizione scomode dietro un bancone di 1 metro e 10 centimetri”.

DS: “E pure di peggio quando facevamo le sigle di Gardaland o gli speciali fuori dallo studio. Dovevamo nasconderci come potevamo. Nelle tazze che girano, sull’ottovolante…”

EV: “Può essere davvero molto stancante. Ieri durante l’evento qui a Lucca siamo stati due ore ad animarlo con le braccia alzate. Alla fine non sentivo più le dita. Quando facevamo i programmi per ragazzi lavoravamo dall’1 alle 18 ma con continui break”.

La voce di Uan prima era un’altra, il che vuol dire che andato via lui avete dovuto cercare di imitarlo?

PU: “Quando sono subentrato non è stato facile. Uan ha una personalità diversa e una voce diversa da me, Muratori aveva una voce più acuta della mia e tenorile, ho dovuto alzare la laringe e imitarlo, facendo una voce anche più afona. E soprattutto il difficile di Uan è che la personalità non gliel’avevo data io, e ha una personalità fortissima che nasceva dal gran feeling tra Giancarlo Muratori e Paolo Bonolis che scrivevano un soggettino e poi improvvisavano fino a che non gli dicevano basta. Entrambi erano molto cinici come umorismo”.

Quanti pupazzi di Uan diversi sono esistiti?

EV: “Ne avevamo fatti 40 o 50, perché lavorandoci tanto si usurano rapidamente. Ad ora esistono un vecchio Uan Jolly e un altro paio. Ma non sono uguali ai vecchi, ad esempio il pelo originale di Uan non si produce più, sono cambiate le specifiche di sicurezza e quello era un materiale tossico. Ora è tutta pelliccia sintetica.
Di certo un Uan ce l’ha Manuela Blanchard, uno Giancarlo Muratori, uno è andato alla Trudy, uno uno scenografo, uno la vedova di Ferri.... Ma sono conciati male eh, perché le mani che entrano l’hanno rovinato. Gli altri sono stati cannibalizzati, cioè riusavamo i pezzi. Altri ancora infine sono stati rubati da un deposito temporaneo in cui li avevamo messi in attesa che fosse completato il Museo di Burattini di Parma”.

Vi ricordiamo che su Mediaset Play, nella sezione Cult, sono disponibili moltissime puntate dell'archivio Mediaset con protagonista Uan.

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