Top Gun: Maverick visto e raccontato da un pilota delle frecce tricolori
In occasione dell'arrivo in home video di Top Gun: Maverick abbiamo intervistato Angelo Boscolo, pilota solista delle frecce tricolore
I numeri di Top Gun: Maverick non mentono: il film ha colpito nel segno il pubblico (e la critica) riportando in sala persone alla ricerca di un grande intrattenimento che valorizzasse al meglio la forza della sala cinematografica.
Per accompagnare l’arrivo del film sul piccolo schermo, siamo andati a Volandia, un immenso parco e museo del volo a pochi passi dall’aeroporto di Milano Malpensa. Lì abbiamo incontrato Angelo Boscolo, ex solista delle frecce tricolori. Abbiamo potuto porgli alcune domande e scambiare qualche considerazione su Top Gun: Maverick.
Boscolo è un uomo che ha sperimentato sulla propria pelle gran parte di quello che mostrano i personaggi. A differenza del frenetico Tom Cruise, si presenta con la serenità di chi è sazio di adrenalina e disponibile ad insegnare. Sorridente, guarda ancora gli aerei e i simulatori di volo - che decoravano lo spazio in cui abbiamo condotto l’intervista - con passione. Traspare soprattutto l’affetto per il mezzo. Una confidenza tattile che gli permette di salire sull’abitacolo con la famigliarità di chi apre la porta di casa.
Cosa comporta di preciso essere solista delle frecce tricolori?
Io prima sono stato gregario, poi solista. Evidentemente hanno capito che mi piaceva di più volare da solo (ride). Normalmente questa figura è uno dei piloti che fanno parte del gruppo di nove, scelto poi per fare il solista. Mentre nella formazione tutti devono seguire un certo schema, il solista deve invece dimostrare quello che possono fare l’aeroplano e il pilota da soli. Ci si può sbizzarrire di più, sempre nel rispetto delle regole ovviamente.
A proposito di regole, in Top Gun: Maverick vediamo Tom Cruise che invece fa di testa sua, sia nelle acrobazie che negli addestramenti. Ed è una delle idee più divertenti. Che ne pensa del film?
Mi è piaciuto molto. Li ho visti tutti e due. E poi potendomi immedesimare particolarmente, me li sono goduti ancora di più.
Quanto sono realistiche le cose che si vedono?
Diciamo che in campo militare non funziona proprio così, però sono delle belle riprese, fatte molto bene, con aeroplani molto belli e… dei bei piloti.
C’è qualche acrobazia che abbiamo visto in Top Gun: Maverick che è pura invenzione, impossibile da fare o implausibile fuori dal film?
Una cosa che funziona solo nel film è quando tentano di distruggere il bersaglio (attraverso una serie di manovre al limite, sia per colpire che per uscire dalla situazione di pericolo n.d.r). Credo proprio che nella realtà non avrebbero fatto così, avrebbero usato dei droni o scelto un’altra strategia meno rischiosa.
A proposito di droni e automazione. Nel film il fattore umano è importantissimo. Maverick insiste che quello che conta è quello che fanno i piloti, insostituibili, mentre la strumentazione è solo un mezzo. Può durare questa cosa?
Sai, ancora oggi la differenza tra l’aeroplano e il drone è che nel primo caso chi lo guida sta seduto nel veicolo, nel secondo sta seduto in poltrona. Però sempre un pilota c’è! C’è sempre qualcuno che lo comanda.
Una delle cose che più mi ha colpito nella messa in scena di Top Gun: Maverick è l’impatto fisico dell’accelerazione, l’effetto che la velocità ha sui corpi: il colpo quando decollano dalla portaerei, il dolore che sentono i piloti.
È proprio così, c’è tutto. Di tanto in tanto, sui caccia, mi sono divertito a togliermi la maschera e a guardarmi allo specchietto retrovisore e mi sono guardato in faccia. Ti vedi deformato. La pressione sul corpo si sente parecchio, bisogna essere allenati.
Con il primo Top Gun iniziò una campagna di reclutamento pazzesca in America…
Eh sì, ci fu un aumento di arruolati, ma credo ci sarà ancora.
Anche nel suo caso c’è stato un film che l’ha stimolata a diventare pilota?
Non saprei, la mia passione è nata per caso. Mio padre è andato a lavorare in Sardegna a Oristano, un punto di ricongiungimento tra i caccia italiani che andavano al poligono a sparare. Li vedevo tutto il giorno sulla mia testa, e lì ho iniziato a pensare di farlo anche io.
E voi cosa ne pensate di Top Gun: Maverick? Fatecelo sapere nei commenti!