The Greatest Showman "Hugh Jackman non era la mia prima scelta, è che proprio non avevo scelta"

I protagonisti e il regista di The Greatest Showman raccontano come è nato il progetto e di cosa parla davvero la storia di P. T. Barnum

Critico e giornalista cinematografico


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Un attore hollywoodiano, Hugh Jackman, fa una pubblicità con un regista di spot dal passato negli effetti speciali, Michael Gracey, e rimane così soddisfatto da dirgli: “Ma perché non facciamo un film insieme?”. Il regista non ci crede più di tanto fino a che non riceve la sceneggiatura di The Greatest Showman.
Flash forward: nel 2017 il film esce nelle sale nel periodo di Natale con un cast che include anche Zac Efron, Michelle Williams, Zendaya e Rebecca Ferguson.

Non è che non creda a Hugh ma ogni volta che fai una pubblicità con una star, quando arriva il momento del party di chiusura delle riprese, con l’alcol in corpo, lui ti propone di fare un film che poi in realtà non si farà mai. Stavolta invece è successo! Per questo però quando mi chiedono se Hugh fosse la mia prima scelta rispondo che in realtà avendomelo proposto lui non avevo proprio scelta!

L’ha spiegato oggi durante la conferenza stampa in streaming da Londra lo stesso Michael Gracey, aggiungendo che inizialmente il dubbio era se farne un jukebox di canzoni note, come i musical di Baz Luhrmann (autore a cui The Greatest Showman guarda moltissimo) oppure un musical originale.

Abbiamo scelto la seconda e ci sono voluti 3 anni perché Joseph Trapanese e Justin Paul scrivessero le canzoni. Erano musicisti poco noti e non è stato facile convincere le persone a lavorare con loro

Anche se a sentire i gusti musicali di Hugh Jackman poteva andare in tutt’altra maniera.

Io credo che nessuno sappia celebrare la vita come gli italiani. Davvero. A 18 anni avevo una cassetta che mi aveva regalato una mia amica italiana, era di Zucchero. L’ho ascoltata fino a consumarla”

Ad ogni modo di certo non c’è stato bisogno di convincere Hugh Jackman a dare una possibilità a degli sconosciuti, dopo che aveva tirato dentro un regista di pubblicità senza film al proprio attivo. Ma del resto Hugh Jackman è noto per essere l’uomo più buono del mondo. L’ha confermato descrivendo a parole sue la ragione per la quale voleva così tanto interpretare P.T. Barnum.

La cosa grandiosa di questo personaggio è il suo essere nato in grande povertà, per lui il successo era una necessità utile a sopravvivere e per raggiungerlo ha superato incredibili difficoltà, era un lottatore che non accettava un “no”, aveva un grande coraggio e una grande immaginazione. Così ha cambiato l’intrattenimento per sempre. Io di certo non ho cambiato l’intrattenimento per niente e se non fossi riuscito a fare l’attore avrei fatto altro, il successo non era una questione di sopravvivenza per me”.

Soprattutto ciò che sta a cuore all’attore australiano è il rapporto che Barnum stringe con la famiglia, le difficoltà nel coniugare la voglia di creare e lavorare per sé e quella di stare vicino a moglie e figlie.

Mantenere viva una famiglia è difficile per tutti, che tu sia attore, insegnante o giornalista. Ci sono moltissimi articoli che ti dicono come dovresti barcamenarti e danno sempre l’impressione che esista un Nirvana che non hai raggiunto. Io ho una moglie incredibile, incontrata prima che mi accadesse tutto questo, mi incoraggia e mi supporta tantissimo, so che mi ama qualunque cosa accada, e questa è una sicurezza grandissima. Nel caso dovessi diventare eccessivamente ambizioso sarebbe lei a tenermi con i piedi per terra. Quando mi parla la ascolto sempre”.

The Greatest Showman è anche un film dalle coreografie ricche e diversi numeri musicali, alcuni dei quali hanno richiesto molto lavoro come ricorda Michael Gracey.

Ci sono due numeri con Zac Efron che hanno richiesto un’attenzione particolare. Quello con Zendaya in cui sono appesi e dondolano sulle corde. L’abbiamo fatto tantissime volte perché continuavano a scontrarsi l’uno con l’altro e ci è voluto tanto per rendere tutto aggraziato e dare l’impressione che non ci sia sforzo. E poi quello con i bicchieri e la birra con Hugh, era una dinamica molto complicata da azzeccare al millisecondo. Ci sono voluti due mesi di prove”.

Dall’altro lato The Greatest Showman è anche un film sui freak, sui fenomeni da baraccone che nessuno considera e che Barnum trasforma nella pietra angolare dei suoi show, puntando i riflettori su di loro invece di tenerli in un angolo. Qualcosa di non nuovissimo per Jackman, che buona parte del proprio successo lo deve alla saga degli X-Men.

Di certo i temi del film sono la tolleranza e l’accettazione, gli stessi che scorrono nelle storie degli X-Men. Ma questa è una storia vera, in quegli anni i diversi erano tenuti nascosti nei sotterranei, considerati dei maledetti da Dio, lo sappiamo anche da Elephant Man. Quel che Barnum ha fatto è stato portarli alla luce del sole. Molti vivevano nella sua casa, sono diventati ricchi e hanno girato il mondo grazie a lui. Del resto non ci sono adolescenti che non si sentano strani o diversi, che non cerchino di conformarsi, questo film dice loro di non sforzarsi di conformarsi ma di rimanere quel che sono, perché è quel che ti rende speciale”.

In particolare poi nel cast c’è Zendaya, frutto essa stessa di un amore interraziale:

La cosa che più mi ha legato al personaggio è l’amore proibito che prova, uno che cerca di rimanere vivo in un mondo che ti dice chi devi amare. È qualcosa di importantissimo anche oggi. Io sono nata da una relazione interraziale e so bene quindi che il tuo cuore deve essere sempre più forte di tutto”.

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