The Expanse, Steven Strait: "Nella quinta stagione Holden è un leader, seguirne l'evoluzione è incredibile"
Steven Strait presenta la quinta stagione di The Expanse svelando la situazione di Holden e parlando dell'esperienza vissuta sul set della serie sci-fi prodotta da Amazon
I protagonisti saranno infatti divisi e a bordo della Rocinante l'amtosfera sarà molto diversa rispetto al passato: Holden è ormai una celebrità e un leader e il suo rapporto con Naomi (Dominique Tipper) si è lasciato alle spalle molti problemi. Per il personaggio affidato a Strait, tuttavia, ci saranno ancora sfide e problemi, non solo personali da affrontare.
In che situazione si troverà Holden in questa stagione, considerando che ora è considerato quasi una celebrità e quanto accaduto in passato?
In questa stagione i protagonisti, come hai detto, sono tutti in luoghi diversi e Holden interagisce con un altro equipaggio, come si è modificata l'atmosfera sul set rispetto alle stagioni precedenti?
Sì, c'era sicuramente una sensazione diversa sul set perché noi membri dell'equipaggio della Rocinante siamo diventati un gruppo molto unito nel corso degli anni. Proviamo insieme tutte le settimane lo stesso e siamo coinvolti nel lavoro degli altri, ma ha dato a me, e a tutti gli altri, la possibilità di esplorare un lato diverso dei personaggi perché sono in una situazione mai vista prima. Per Holden è un percorso molto più solitario in questa stagione, è più in grado di affrontare la situazione, ma sente la mancanza degli altri. Si tratta di qualcosa ben costruito dagli autori dei romanzi e dell'adattamento della serie con showrunner Naren Shankar, anche grazie al coinvolgimento degli scrittori come produttori esecutivi e nella realizzazione delle puntate. Volevo mostrare, e so che anche loro lo desideravano, che parliamo sempre di tematiche molto grandi messe in contrapposizione con gli elementi personali e legati alla famiglia. Nessuno dei personaggi è più importanti degli altri e l'evoluzione di questa famiglia è una delle tematiche più importanti tra quelle proposte in sei anni: queste persone che erano in fuga dal proprio passato e dalle loro vite precedenti si sono incontrate e hanno costruito questa famiglia affrontando molte difficoltà. Per me come attore, inoltre, lavorare con nuovi colleghi che sono stati fantastici - perché siamo stati incredibilmente fortunati nell'avere incredibili talenti arrivare nel cast e dare il proprio contributo - è stato bello. In questa stagione l'atmosfera sulla Rocinante è però davvero diversa: Holden sarà in una situazione nuova, da comandante, dà ordini agli altri in un modo da ufficiale, è meno democratico rispetto al passato, ma ha trovato la sua posizione e ora è in grado di farlo, è bravo in ciò che fa, sa cosa dove fare, e sa gestire le emozioni. Interpretare questa stagione a livello di tono è stato diverso, ma è grandioso avere uno show e una storia in grado di evolversi in questo periodo e fare passi in avanti. Siamo sempre stati davvero fortunati nell'avere il materiale creato dagli sceneggiatori ed è stato divertente mettersi alla prova.
Alle volte nelle serie i "bravi ragazzi" risultano a lungo andare quasi noiosi, essendo così fermamente dalla parte del bene, questo non accade mai con Holden, come ti sei avvicinato alla sua interpretazione?
Ciò che apprezzo di più e amo moltissimo è il fatto che Holden sia un uomo profondamente pieno di difetti, ma è cresciuto attraverso le sue esperienze, e la sua umiltà nel fallire e nel compiere errori lo ha portato nella situazione di cui la storia, e il sistema alla base del racconto, ha bisogno. Holden ha meritato di essere un eroe, all'inizio era una brava persona ma ora le sue capacità sono al livello del suo cuore, non è più in balia delle sue emozioni. Quello che amo così tanto leggere i romanzi è proprio questo e come attore è un'opportunità unica e davvero rara seguire questa trasformazione personale quasi in tempo reale davanti agli occhi degli spettatori e in modo realistico: nel mondo reale le persone non entrano semplicemente in scena e sono in grado di salvare l'universo, devono diventarlo grazie alle loro esperienze e ciò che vivono, senza poterselo aspettare, ed è qualcosa di vero nella vita reale e che volevamo mostrare in questo mondo. Per me è stato incredibile semplicemente avere il tempo di mostrarlo perché sei anni sono una durata davvero incredibile da avere a disposizione per una serie ed è davvero raro poter seguire così bene un arco narrativo. Sono profondamente grato per avere avuto questa incredibile esperienza. Ed era inoltre la mia prima esperienza dietro la telecamera come produttore, quindi ha rappresentato l'esperienza professionale più gratificante che io abbia avuto fino a questo punto della mia carriera.
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Dal punto di vista produttivo, come è stato avere questo ruolo nella realizzazione della serie in queste ultime stagioni?
Si è trattato di un'esperienza incredibile che mi ha insegnato molto ed è qualcosa che amo e apprezzo profondamente. Ho sempre amato raccontare storie e scoprire che effetti possono avere. In particolare in questo periodo penso che la fantascienza abbia la capacità unica di parlare allegoricamente di tematiche molto attuali e di dare il via a conversazioni, socialmente e politicamente, che in altre situazioni potrebbero non nascere. Ho sempre creduto che The Expanse abbia una storia profondamente importante da raccontare, ed è un'altra cosa davvero rara. Già poter lavorare come attore e potersi pagare l'affitto è essere davvero fortunati e poter essere protagonista di una storia importante e inoltre avere una voce in capitolo per quanto riguarda il modo in cui viene raccontata questa storia è stato un vero onore, profondamente gratificante. Ho iniziato a produrre con questo show, occupandomi delle prove nella prima stagione che sono poi diventate un vero workshop. Fin dal primo episodio della prima stagione gli attori, gli autori e i produttori si sono riuniti durante i weekend per assicurarci di poter raccontare questa storia nel modo migliore possibile e ha contribuito a costruire la struttura necessaria per raccontare nel modo più efficace la storia.
Essendo un fan dei romanzi sei rimasto deluso dalla notizia che la serie si concluderà dopo sei stagioni o, considerando anche i fan incredibilmente leali che vianno sostenuto nel corso degli anni, pensi che ci sia la concreta possibilità di un ritorno di The Expanse sugli schermi in futuro?
Con questa storia non si può mai avere delle certezze! Abbiamo avuto un percorso davvero incredibile per arrivare a questo punto. Essendo un fan dei romanzi mi rendo però conto che sia una scelta logica: tra il sesto e il settimo romanzo c'è un salto temporale molto grande. Al termine del sesto libro c'è un finale soddisfacente ed è un epilogo che ha senso, che rende la storia completa. Ovviamente c'è ancora tanto che potrebbe essere raccontato, ma sono eventi davvero distanti nel tempo rispetto a dove si conclude il sesto capitolo. Rappresenterebbe delle sfide logistiche molto grandi continuare, non dico sia impossibile, ma sembra appropriato terminare la serie televisiva a questo punto, è una storia con un finale. Nessuno può sapere cosa accadrà in futuro, ma è soddisfacente poter raccontare una storia completa. Sono semplicemente elettrizzato dall'aver avuto la possibilità di concludere la storia. Si ha sempre paura, e in particolare noi che avevamo già affrontato la cancellazione, che il racconto si interrompa a metà e di non poter finire, lasciando gli spettatori con un cliffhanger. Sarebbe una sensazione orribile, semplicemente terribile. Se si è creativi e si lavora in questo settore, specialmente se tieni alle storie, è qualcosa di devastante se non si riesce a farlo ed è quindi stato un sollievo avere la certezza di poter arrivare alla fine del sesto romanzo. Non è stato devastante, solo soddisfazione e sollievo.
Quale è stato l'aspetto più difficile nel lavorare come attore e produttore a The Expanse?
Ho sempre avuto la sensazione che, per quanto riguarda la sua portata, sarebbe stato davvero difficile. Quando mi hanno detto che sarebbe stata realizzata una serie ero sconvolto e ho pensato 'Come ci riusciranno per la televisione?'. Si tratta di qualcosa più vicino a un film epico distribuito in estate nei cinema. Mi chiedevo come fosse possibile girare sette pagine al giorno per sette mesi, credevo fosse una follia. Quando realizzi film di quel calibro giri una pagina, al massimo due o tre al giorno, ma questa è una serie televisiva e le tempistiche sono diverse. La sfida era lavorare velocemente e al tempo stesso mantenere la qualità che si voleva offrire. La verità è che ci vuole tantissima preparazione, c'è tanto lavoro da fare, devi assolutamente sapere cosa farai sul set prima di arrivarci perché quando sei impegnato nelle riprese non hai tempo per capirlo. Trascorriamo tutto il weekend provando con il regista, con gli autori, proviamo ogni singolo elemento. Alle volte apriamo anche il set nei giorni in cui dovrebbe essere chiuso per capire dove saranno le telecamere e gli altri dettagli, in modo da essere pronti e sfruttare il tempo concentrandosi sulla qualità, non su cosa dobbiamo fare. Gli schermi verdi, le scene d'azione che richiedono di essere sospesi con i cavi, gestire centinaia di persone... Sono tutti elementi che richiedono molto tempo e quando giri così tanto materiale e cerchi che le scene siano significative bisogna pensare a questi dettagli, in particolare con The Expanse in cui non c'è niente di serializzato. Se sbagli uno dei tasselli che la compongono rischi di creare un effetto domino, rovinando l'intera storia. Se non realizzi nel modo giusto alcune scene l'intera storia non sarà efficace perché le persone non saranno coinvolte, quindi dobbiamo essere sicuri di ogni elemento. Questa è sempre stata la sfida più grande e al tempo stesso la cosa più divertente, ci ha avvicinati tutti così tanto perché trascorriamo tutto il tempo insieme durante il periodo delle riprese. Credo che per un progetto di queste dimensioni diventi un'opera fatta incredibilmente con amore e impegno, come gruppo abbiamo una grande passione nei confronti del progetto. L'ho detto in passato, e rimane sempre vero e lo sarà sempre, sembrava quasi come una compagnia teatrale più che una serie televisiva perché ci siamo avvicinati così tanto, sostenuti a vicenda e abbiamo collaborato in modo diverso da tutti gli altri progetti negli ultimi 20 anni. Si è trattata di una sfida e di una gioia.