The Batman: Matt Reeves ci parla a ruota libera, dal perché proprio Pattinson fino a uno stunt importante
Nell'intervista, Matt Reeves ci rivela le ispirazioni di The Batman, cosa cercasse dalla sua versione, cosa non troveremo nel film successivo
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“Il film parte dalla considerazione che, da quando Batman è in attività, il crimine a Gotham non è diminuito, nonostante la sua azione e lui si chiede perché. Non c’è l’origin story tanto la sappiamo tutti, semmai quel che volevo era l’arco narrativo, partire con una versione imperfetta del personaggio, qualcuno che cerca di essere Batman e di capire come esserlo, senza sapere bene come, è solo ossessionato dall’idea di cambiare qualcosa che non sa se riuscirà a cambiare come vuole, quella tensione lo spinge avanti. Poi nella storia lui potrebbe realizzare che alcune cose che fa devono evolvere e migliorare, quindi mentre lo guardi hai il piacere di vederlo essere spaventoso ma più va avanti capisce che forse non è il solo messaggio da proiettare, comprende come deve inquadrare sé stesso e come questo influenza la città, magari può cambiare. Di certo questo Batman vuole mettere paura perché è da poco che fa il vigilante e ancora tutti hanno paura della cosa”.
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“L’esempio migliore di questo Batman imperfetto è la tuta alare. Ad un certo punto io e il mio stunt coordinator abbiamo visto un video di uno che scende dalla moto a grande velocità e scivola per terra con una tuta particolare. Una cosa folle, si rotola per diversi metri ma sopravvive, non ci credi che è vivo. Ecco io volevo quella cosa lì, una persona che ha disegnato una tuta per una situazione che non sa prevedere, né sa bene come la userà e ovviamente non sa bene come andrà, inoltre non l’ha mai nemmeno provata, quindi quando lo vediamo dobbiamo sentire le conseguenze, l’impatto. È la mia sequenza preferita, lì capisci che Batman è coraggioso davvero ed è doloroso. Devi capire che ogni cosa che fa rischia tantissimo. Lungo tutto il film te lo ricordiamo costantemente perché tI devi chiedere se ce la possa fare ad ogni svolta”.
Lungo l’intervista poi Matt Reeves spiega più volte come, per lui, il punto del suo Batman sia una particolare versione del personaggio già trattata dai fumetti.
“Il desiderio era di virare tutto verso quella sensazione di cinema duro anni ‘70, il thriller paranoico, e quando cerchi questo tono nelle storie di Batman devi andare a leggere Neil Adams, che è stata una grande ispirazione”
Anche se lui è cresciuto con un altro Batman in realtà.
“E dire che io poi sono cresciuto in realtà con il Batman televisivo di Adam West, e ne ero ossessionato. Per me era cool, non camp. E da filmmaker adoro le sue qualità umane, fa quel che fa senza altruismo”.
Quello che Reeves adora di Batman e che ha cercato di infondere al film è la mentalità di Batman.
“La storia di Batman è straordinariamente coinvolgente. Non ha poteri speciali ma una dedizione speciale tramite la quale tiene duro e combatte per qualcosa di molto personale. Con le sue azioni cerca di dare un senso alla sua vita, non supererà mai quel trauma e quelle cicatrici sono perfette per dedicarsi alla causa. E alla fine da quando ho iniziato a lavorare al film ho notato quante persone indossano abiti con il logo di Batman. Lo fanno tutti proprio. Batman è qualcosa di cui ognuno ha la propria versione e in fondo questa è la mia”.
Questa considerazione ha guidato anche molte scelte di regia.
“La prospettiva cerca di essere sempre molto personale, che è la ragione per la quale molto spesso il punto di vista è la soggettiva di Batman, così che vediamo e sentiamo quel che vede e sente lui”
In questo secondo Reeves è fondamentale proprio Robert Pattinson.
“Rob ha una vulnerabilità eccezionale, lo conoscevo ma quando ho visto Good Time dei fratelli Safdie ho notato la stessa dedizione disperata che volevamo per questo Batman al secondo anno di attività, poco più che trentenne. Il personaggio di Good Time era una forza della natura eppure là sotto lo senti comunque vulnerabile. A quel punto ho messo proprio a fuoco la versione di Batman che volevo. L’ho scritto con Rob in testa”.
Infine una nota più tecnica sulla maniera in cui è riuscito a creare la sua dimensione originale di Gotham e del mondo di Batman attraverso il sonoro, ambito di cui ci si occupa raramente ma che, spiega Reeves, in questo Batman è cruciale.
“Io lavoro con il medesimo team per il comparto audio fin da Cloverfield, è fondamentale per creare l’atmosfera di un film. La fotografia pure è molto importante, ma il sonoro non lo considera nessuno e invece è una vera estensione di ciò che vedi. In The Batman devi sempre sentire la pioggia tramite il suo suono, come anche abbiamo lavorato tantissimo per il suono degli stivali di Batman che senti sempre molto bene, è il suono del timore, in essi c’è pure un po’ di Sergio Leone, un tintinnare come di speroni, accoppiato a questa figura che arriva lentissima. Sono davvero davvero fiero del mix e del sound design. Allo stesso modo la musica di Michael Giacchino crea l’atmosfera e quando questa non c’è la sostituiamo da un set di suoni in stile Lost Highway di Lynch, quando Bill Paxton esce dall’oscurità e senti uno strano drone, qualcosa che comunica un mondo intenso e spaventoso.
I trattamenti sonori sono insomma tantissimi e piccoli, tutti nella direzione della minacciosità. Ma anche per esempio il suono della Batmobile è qualcosa a cui abbiamo lavorato moltissimo, specie quando deve uscire dall’oscurità. Sai la Batmobile non basta guidarla, se la usi allora devi farla apparire come una bestia che compare e spaventa. Il sonoro la fa suonare intimidatoria e capire come fare ci ha preso settimane.
Alla fine quando abbiamo mixato tutto in Dolby Atmos è stato pazzesco, siamo andati alla Dolby proprio e poterlo sentire in Atmos è stato sconvolgente, lo senti nelle viscere. È fichissimo”.
Vi ricordiamo che The Batman sarà disponibile, solo al cinema, a partire dal 3 marzo. Trovate tutte le informazioni sulla pellicola nella nostra scheda.