TFF 35 - Matilda Lutz, intervista alla prima attrice italiana emersa con il cinema di sangue
Protagonista nello stesso anno di L'Estate Addosso e The Ring 3, Matilda Lutz chiude il 2017 con Revenge, film di sangue e violenza che la consacra
Alternando i canonici ruoli nei film indipendenti italiani a quelli canonici (ma per altri versi) nel cinema indipendente americano, Matilda Lutz ha accumulato un tipo di esperienza, credibilità e contatti in generi che non sono necessariamente i nostri. Accade così che solo nel 2017 sia stata una dei tre protagonisti in L’Estate Addosso di Gabriele Muccino, in un tipico ruolo da cinema italiano, che sia stata la protagonista di The Ring 3, un tipico ruolo da cinema americano (le scream queen combattive), e infine ora la vediamo in Revenge, un tipo di film con cui nessuna attrice italiana mai si è fatta notare, un rape & revenge francese così puro, deciso, rigoroso e coerente da commuovere.
In Revenge hai davvero pochissime battute nonostante tu sia indubbiamente la protagonista. Come funziona quando è così? In base a cosa vieni presa?
Non te ne sei accorta quando non dovevi imparare molto a memoria?
“No perché il film era così impegnativo su tutto il fronte fisico che non percepivo di non stare lavorando di memoria. Ad ogni modo non ho subito letto la sceneggiatura, ho prima conosciuto la regista Coralie, in una lunga chiacchierata in cui mi ha spiegato il suo obiettivo con questo film e poi mi ha invitato il giorno dopo alle 6 del mattino a fare un provino nel suo hotel, perché aveva un aereo alle 10”
Come si fa un provino per un ruolo simile?
“Abbiamo provato la scena in cui agonizzo e sembra che stia morendo trafitta da un ramo di un albero”
Cioè stavi sdraiata? Che dovevi fare?
“Eh sì, ero sdraiata e recitavo la sofferenza, la resistenza…. Il difficile è che la location è tutto in quella scena e me la dovevo immaginare invece. Ad ogni modo non è finita là. Coralie poi mi ha mandato la sceneggiatura che era pure tradotta male e non definitiva ma mi è bastato per innamorarmi del fatto che mi sarei trasformata da lolita a Lara Croft. In più mi sono vista il corto che Coralie aveva girato prima del film, una cosa di fantascienza girata benissimo, che mi ha fatto decidere per il sì. A quel punto sono seguite diversi self-tape che le mandavo con prove di personaggi, parrucche o canzoni su cui ballare”
Per almeno metà del film ci sono corse, colluttazioni e sforzi vari, quando si gira così serve una preparazione prima di arrivare sul set? Serve fiato o potenza?
“Non lo so. In realtà io vengo da una famiglia di maschi, ho tre fratelli e un padre sportivo, quindi ho praticato solo sport maschili: boxe, hockey, calcio, arrampicata, surf, snowboard… Insomma avevo già un buon allenamento. La cosa dura semmai era tenere sempre l’arma in braccio, pesava 3 Kg e ci dovevo correre con giornate di 16-17 ore di set”.
Si fa stretching prima di ogni ciak?
“No, almeno io no. Poi magari tra due anni lo dovrò fare assolutamente, non so. Le uniche volte che l’ho fatto è stato quando dovevo cadere, perché altrimenti rischi strappi al collo”
Avevi già fatto film così probanti?
“No mai, un mese e mezzo a correre al gelo”
Ma non stavate nel deserto del Marocco??
“Sì ma a Febbraio! C’erano un vento e un freddo allucinanti, specie nella caverna o di notte vicino a quel lago. Terribile…”
Sei a tuo agio con l’idea che tutto il film si giochi sul tuo fisico, sempre inquadrato, massacrato, deformato e bramato?
“Ho sempre avuto le tipiche insicurezze che hanno tutti (poi i miei lavorano nella moda quindi quel lato di modelli di bellezza canonici c’è….) ma la cosa che davvero mi faceva stare insicura era che tutta la troupe era composta da uomini. Cioè sul set a parte io, Coralie e la fonica erano tutti uomini marocchini”
Non molto abituati alla pelle femminile esposta immagino…
“Esatto, poi magari loro lavorando nel cinema sono più smaliziati di quelli che incontreresti per strada, ma comunque mi accorgevo dei loro sguardi o di quelli tipo del guardiano della villa… Mi sentivo molto a disagio, nella prima settimana appena c’era lo stop mi coprivo immediatamente, ero attenta al minimo sguardo. Poi più andavo avanti più mi accorgevo che iniziavo a fregarmene. E più me ne fregavo più mi rispettavano. Forse alla fine era un mio pregiudizio che un uomo mi guardasse per guardarmi e ho smesso di percepirlo quando ha smesso di interessarmi. Detto ciò mi ha cambiato, ora me ne frego molto di più”.
Avevi capito già sul set come saresti stata inquadrata? Quanti dettagli, quanta attenzione c’era sul fisico?
“No, non ne avevo idea. Alcune cose le immaginavo, tipo quando esco dalla caverna ad esempio, vedevo che la camera mi girava intorno a 360° e avevo capito dove si andava a parare. Invece altre scene, come quella del tatuaggio, non mi sarei mai immaginata avessero dell’umorismo, cioè che il pubblico proprio ridesse. E poi non sapevo quanti piani stretti c’erano su certi dettagli. Anche perché non riguardo le scene nel monitor dopo averle fatte, non voglio giudicarmi, preferisco vedere il film finito. Altrimenti magari mi faccio delle paranoie e divento troppo self conscious. Una cosa sola mi aveva detto Coralie, che la scena in cui mi ustiono per cauterizzare la ferita viene da Rambo 3”.
Dopo The Ring 3 e Revenge film vorresti continuare con questo genere di film o temi l’incasellamento?
“Non ho questa paura, credo di avere la possibilità di fare ruoli diversi, anche perché mi basta che mi cambi colore di capelli e cambio tantissimo. Già solo The Ring 3 e Revenge sono ruoli diversissimi, qui poi in particolare il personaggio si trasforma così tanto che è come fossero 2”.
Ma dopo The Ring ti sono arrivate diverse offerte horror?
“Sì molte e le ho rifiutate ma Revenge invece l’ho preso. Non so se mi accadrà di fare più che altro cinema di genere ma in caso non mi dispiacerebbe. Detto ciò ho appena girato I Medici dove interpreto Simonetta Vespucci, la Venere del Botticelli”.
Lavori sia in Italia che in America ma alla fine dove risiedi? Quante proposte italiane e americane ricevi?
“Faccio provini in Italia, Francia e America, perché ho un agente in ognuno di questi tre paesi (ma li pago a progetto eh!). Vivo tra l’Italia e Los Angeles, sono stata 5 mesi in Italia a girare ora torno a Los Angeles, sono sempre in giro”.
Immagino che come chiunque l’obiettivo sia lavorare in America e non in Italia…
“Certo a livello lavorativo mi piace da morire e ci sono più possibilità rispetto all’Italia, inoltre lì è anche un momento fortunato per le attrici, ci sono più ruoli importanti e diversi (spero che un giorno capiti anche in Italia) ma sono innamorata dell’Italia, per cui non mi sento di dire che vorrei stare lì, mi piacerebbe un giorno tornare in Italia o Francia e tornare”.