Tatai Lab: intervista a Davide Riboni, colorista di Wondercity

Abbiamo intervistato Davide Riboni, colorista dell'ottavo racconto breve di Wondercity

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


Condividi

Nelle scorse settimane abbiamo conosciuto i vari disegnatori e coloristi che si occuperanno delle storie a fumetti che verranno proposte nei due nuovi numeri di Wondercity in arrivo il prossimo novembre per Tatai Lab, a più di dieci anni dall'interruzione della serie originale.

Oggi concludiamo queste interviste (ma nei prossimi mesi cercheremo di scoprire qualche informazione in più dalle bocche degli sceneggiatori) con un'intervista a Davide Riboni, che si occuperà dei colori dell'ottavo appuntamento con Tales of Wonder, disegnata da Denny Minonne.

Ciao, Davide! Vuoi presentarti ai lettori di BadComics.it? 

Sono nato nel '93, ho terminato da un paio d’anni il corso di Fumetto umoristico della Scuola del Fumetto di Milano. Ho partecipato alle selezioni di autori per "Wondercity" sia come disegnatore che come colorista, entrambe superate. Il mio primo lavoro per la serie è stato colorare l’episodio breve del numero 8.

Conoscevi il fumetto prima che Tatai Lab decidesse di rilanciarlo? Ti è stato in qualche modo di ispirazione per trovare il tuo stile di disegno e/o di colorazione?

Lo conoscevo. Come disegnatore, il lavoro di Stefano Turconi è sempre stato un riferimento a cui guardare, mentre studiare come adattare il mio stile di colorazione alla serie credo mi abbia permesso di trovare nuove soluzioni a cui prima non avrei pensato.

Cosa rende, secondo te, "Wondercity" davvero “wonderful"?

L’estetica, adoro le architetture e l’accuratezza delle ambientazioni. Ma anche la natura “seriale” delle storie e come ogni episodio contribuisca a creare un mondo narrativamente solido.

Cos'hai pensato non appena hai letto la sceneggiatura del tuo numero di "Wondercity"?

Zebre! E un po’ di paura. È la prima volta che faccio un lavoro di questa portata, devo dare il meglio.

Quale ambientazione ti risulta più facile e rilassante colorare? E qual è quella che ti crea più difficoltà?

Mi piacciono le scene d’interno e il ragionamento “logico” di come posizionare luci e ombre. Trovo più impegnativo colorare certe scene molto “fitte” di personaggi e sfondo, dove la difficoltà per me è trovare il giusto equilibrio tra tutti i colori.

C'è qualche personaggio a cui ti senti affine?

Temo di essere un Erik, a volte, a parte le cose che esplodono.

Cosa pensi di questa nuova edizione? Temi il peso del confronto o, al contrario, ti emoziona?

Sono contento sia stata possibile (a chi piacciono le cose incompiute?), curioso al pensiero di sapere come sarà accolta, emozionato sperando che il mio contributo sia all’altezza del compito.

Continua a leggere su BadTaste