Tarak Ben Ammar al Festival di Venezia promette: "I teatri di posa di Eagle Pictures a Roma tra un anno"

Tarak Ben Ammar al Festival di Venezia e ha parlato del presente e del futuro di Eagle Pictures tra scioperi, teatri di posa e box-office

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Qualche settimana fa Tarak Ben Ammar aveva annunciato il piano per un investimento di 40/50 milioni di euro per aprire dei nuovi teatri di posa a Roma firmati Eagle Pictures. Non potevamo quindi non chiedergli, incontrandolo con un gruppo di giornalisti qui al Festival di Venezia (dove ritira il Premio Kinéo come miglior produttore/distributore internazionale), qualche aggiornamento su questo ambiziosissimo piano. E Ben Ammar ha risposto facendo una promessa: l'obiettivo è aprire i nuovi spazi tra un anno, in occasione del prossimo Festival:

Stiamo trattando per due aree dove costruirli, per cui non posso dire molto. Entro fine settembre, comunque, firmeremo: siamo molto avanti, e posso dirvi che abbiamo già molti grandi film americani pronti a girare nei nostri teatri. In questo ci sta aiutando lo sciopero degli sceneggiatori. [...] Ci sono delle serie che dovevano essere girate in Francia (dove Ben Ammar ha acquisito l'anno scorso gli Studios de Paris cofondati da Luc Besson), tantissima produzione che partirà (alla fine degli scioperi). Apple e gli altri mi hanno detto che torneranno verso la fine del 2024, ed è per questo che voglio fondare dei nuovi studios in Italia, per accogliere quelle produzioni.

Il collo di bottiglia che si creerà nei teatri di posa alla fine degli scioperi rappresenta quindi una grandissima opportunità che Ben Ammar non vuole perdere. A proposito degli scioperi, poi, ci ha spiegato:

Le major di Hollywood sono potenti, mentono un po' su questo sciopero perché la realtà è che al momento stanno risparmiando moltissimi soldi. Recentemente Ted Sarandos di Netflix mi ha detto, a Roma, che è felice di questo sciopero! Ma quanto può durare questa situazione? È un contesto tipicamente americano, una lotta dogmatica tra socialismo (i sindacati) e capitalismo (gli studios). L'Amerca è divisa, e anche queste due fazioni sono divise allo stesso modo. Barry Diller due giorni fa ha dichiarato che gli studios dovrebbero separarsi dagli streamer e trattare con i sindacati, negoziando da soli, perché il loro vero interesse è che Amazon, Apple e Netflix si indeboliscano. E io sono d'accordo: questa cosa che non diffondono i dati sugli ascolti in streaming sfalsa tutto il mercato.

Sugli streamer, la posizione di Ben Ammar è netta:

Netflix e Amazon sono supermercati dove trovi semplicemente dei prodotti. Il cinema è il luogo dove puoi trovare un film come Oppenheimer: chi mai produrrebbe un film da 250 milioni di quasi tre ore sul signor Oppenheimer? Nolan ha voluto raccontare una storia sulla follia degli uomini, e alla fine sta facendo 700 milioni di dollari. La Universal mi ha rivelato che questo film sta affascinando molto i giovani che sentono parlare di bomba atomica e vogliono saperne di più. Guardate il ruolo che sta avendo un film commerciale su un tema così importante e attuale! Il cinema, se c'è il soggetto, la produzione, la fattura... è ancora molto importante. Ecco perché voglio investire tanto sul cinema italiano, sui registi italiani e sulle storie e i temi italiani.

E il problema, da noi, secondo Ben Ammar sono proprio i film italiani, come ha dimostrato quest'estate ricchissima al box-office, dove però a farla da padrone è stato il prodotto americano:

Il box-office sta dimostrando che il cinema è tornato dopo la pandemia. Il pubblico vuole vedere dei bei film, tocca a noi farli. La preoccupazione, in questo senso, sono i film italiani: non si può vivere solo di film americani. Bisogna trovare attori, registi e sceneggiatori che parlano al popolo italiano. Operazioni come Cinema Revolution sono sicuramente beneaccette, tutto quello che porta il pubblico al cinema mi trova favorevole. Ma se non ci sono bei film, allora non ci sto: non si può obbligare il pubblico ad andare al cinema. Alla fine vince sempre la qualità, nel cinema come nella musica e nella letteratura. Ma il cinema, al contrario di musica e letteratura, costa molto. Ed è molto rischioso.

Oggi, secondo Ben Ammar, non ci sono più produttori in grado di prendersi dei rischi:

Oppenheimer mi ha dato l'appetito giusto, serve prendersi dei rischi. Oggi non si rischia più. I produttori sono diventati più uomini d'affari che altro.

E quali rischi sta prendendo Eagle Pictures nella produzione?

The Equalizer 3 è stato un grande rischio per noi: lo abbiamo co-finanziato, noi il 20% e Sony Pictures International Productions l'80%. Abbiamo fatto lo stesso anche con Il talento di Mr. Crocodile, e faremo lo stesso anche con Hotspot - Amore senza rete di Giulio Manfredonia, Leopardi & co. di Federica Biondi con Whoopi Goldberg, Jeremy Irvine, paolo Calabresi e Denise Tucci realizzata in co-produzione con Camaleo, e Roll di Jean Vigo con le musiche di Nicola Piovani ispirato dal libro Sulle onde della libertà. Con Sony abbiamo un accordo nel quale co-finanziamo al 50/50 tutti i film italiani ed europei, e noi siamo i distributori italiani di questi titoli. Per i grandi film, poi, scelgo quelli che darebbero a Eagle una grande visibilità e un grande successo. Rischiamo sempre, però: è quello che succede quando si usano i soldi di terzi per fare un film.

Tornando sui teatri di posa di Roma, Ben Ammar rivela anche di essere al lavoro con la Regione Lazio per aprire una scuola di cinema volta in particolare alla formazione di maestranze (tecnici, truccatori, costumisti, falegnami e artigiani) che lavorino ai grandi blockbuster che verranno girati in Italia. L'iniziativa non sarà pubblica, ma realizzata con privati.

Tutte le notizie sul Festival di Venezia in questa scheda.

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