Skam Italia 5: come si fa una stagione nuova e originale, spiegato dagli autori

Con SKAM 5 la versione italiana supera quella norvegese e crea una stagione autonoma eppure coerente con le altre, l'intervista

Critico e giornalista cinematografico


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Intervista agli sceneggiatori, showrunner e al regista di SKAM Italia 5

La quinta stagione di SKAM Italia è la prima a non adattare il format norvegese, che si ferma alla quarta. È la prima autonoma. L’hanno scritta Ludovico Bessegato e Alice Urciolo e l’ha diretta Tiziano Russo con Bessegato (autore della versione italiana e regista di tutte le stagioni tranne questa e la terza) a fare da showrunner.

Li abbiamo messi tutti e tre insieme per capire come si faccia SKAM, come se ne crei da zero un’altra stagione non appoggiandosi più ai norvegesi.

Dalla Norvegia hanno voluto controllare anche questa stagione? In fondo il marchio e i personaggi sono loro…

LUDOVICO BESSEGATO: “Loro controllano tutto e niente, non ci sono obblighi veri ma linee guida: “Vi diciamo come l’abbiamo fatto, ed è vostro interesse seguire i nostri principi". Del resto io non ho mai ricevuto un rifiuto ad una richiesta di modifica nella trama o nello sviluppo. C’è solo una cosa che non si può fare, e vale per tutti quelli che adattano SKAM: non puoi fare una stagione su un personaggio storico, perché loro si riservano il diritto di farlo per primi qualora lo vogliano un giorno. Ma noi questa quinta l’abbiamo fatta su Elia, che è un personaggio che esiste solo nella versione italiana, creato da noi e quindi tutto a posto. In più ci serviva per lasciare sullo sfondo la vecchia guardia e introdurre personaggi nuovi, soprattutto perché quelli avevano già il loro arco e il loro percorso, sono personaggi quantomeno risolti, ed è più interessante introdurne di nuovi, ad inizio percorso”.

Avete iniziato a scrivere non appena è partito il primo lockdown, in quel momento si parlava di come tv e cinema avrebbe fatto i conti con tutto ciò. Mi pare che avete semplicemente scelto di non considerarlo.

LB: “Se ti ricordi durante la pandemia uscì la stagione 4 e fino a quel momento SKAM era legatissimo alla realtà, addirittura andava in onda nel giorno preciso in cui era ambientata. Per effetto del lockdown questo legame si è rotto, andava tutto in onda nel giorno preciso in cui era ambientato ma non c’era traccia di pandemia nella serie mentre noi eravamo chiusi in casa. Da quel momento SKAM è entrato in un mondo parallelo, quindi sarebbe stato strano introdurre le mascherine dalla quinta”.

È rimasta però la divisione in clip con l’ora del giorno in sovrimpressione

ALICE URCIOLO: “Sì perché è caratteristica del format essere fatta in clip, ma alla fine chi l’ha visto in clip e chi per intero?”

LB: “SKAM è diventata popolare davvero nel momento in cui gli episodi hanno iniziato ad uscire tutti interi, la percentuale di pubblico che la guardava a clip era trascurabile. Non so, tipo il 5%. L’idea del rilascio delle clip era gustosa ma non decisiva. Comunque dalla quarta non abbiamo più messo giorno mese e anno, solo il giorno generico tipo martedì e l’ora. Se poi vogliamo essere specifici, questa stagione è ancora meno aderente alla realtà perché è ambientata in teoria nell’autunno del 2020, cioè pochi mesi dopo i fatti della stagione precedente”.

Tutte le serie sono girate in modo che ci sia continuità, che sembri che il regista è uno solo anche se poi non è così. Vista da fuori però SKAM sembra avere regole di messa in scena particolarmente rigide. Quanto margine c’è per un regista nuovo per inventare o creare?

TIZIANO RUSSO: “Vengo dal mondo dei videoclip e forse c’è qualcosa di mio c’è nei ritmi e nelle scene musicali, un certo dinamismo. Ma ho imparato anche lì grazie alla scrittura a rispettare le tempistiche e le dilatazioni di una serie simile, quell’approccio quasi documentaristico che ha SKAM”.

LB: “È vero che SKAM è molto rigida e io stesso mi sono adattato al format originale, ma fin dall’inizio abbiamo vissuto ogni stagione come un unicum stilistico, già tra la uno e la due c’è un cambio forte di fotografia perché raccontiamo un personaggio diverso, la due è totalmente blu, la 3 (diretta da Ludovico Martino) è più patinata e slavata invece”.

La recitazione è una delle componenti più distintive di SKAM e questo anche quando cambiano i registi. Anche per quello, per raggiungere questo risultato superiore alla media ogni volta, ci sono delle regole e delle guide che seguite?

TR: “Assolutamente sì, è sempre un lavoro su togliere, togliere e togliere. Gli attori storici sono un grande gruppo, entrano in SKAM e sanno come recitare, l’incognita erano i nuovi. Abbiamo lavorato più che altro su di loro, però è sempre quel tipo di pressione sul togliere, perché è rischiosa la tematica, sono rischiosi gli incontri tra di loro, era facile sfociare nel pesante ed enfatico. Asciugare, pulire e levare per rendere tutto naturale leggero e spontaneo rende le scene più autentiche. C’è stato molto lavoro prima ma soprattutto con Francesco e Lea [i protagonisti ndr]. Con gli altri invece due tre parole prima di girare”.

In questa stagione torna qualcosa che SKAM ha già fatto e nessun altro fa in Italia: raccontare le relazioni tra uomini eterosessuali e uomini omosessuali. Non avendo riferimenti in materia, perché da noi non si fa, a cosa attingete?

AU: “La novità di SKAM e lo sguardo di SKAM è stato sempre indirizzato a normalizzare cose che tendenzialmente vengono raccontate come complesse o che portano vergogna, quindi una doppia pista. Pensa alla scena del coming out di Martino giocando alla playstation nella seconda stagione. Quindi la nostra traccia è non rendere quelle relazioni più complicate di qualsiasi altra relazione in un gruppo di amici”.

LB: “Se una reference c’è, per me, è vedere come si sono relazionati gli attori sul set a partire dalla seconda stagione. Non che mi aspettassi altro ma mi ricordo che dopo la prima scena di gruppo in cui c’era Pietro Turano (la festa che apre la seconda stagione), Tersigni ha detto: “Andiamo a casa a fare l’after, beviamo e guardiamo l’alba” hanno detto a Pietro di venire l’hanno preso sottobraccio e sono andato anche io. Insomma le vedevamo sul set queste interazioni”.

Ludovico tu sei showrunner ma cosa vuol dire? In Italia non sempre lo showrunner fa quel che fanno in America, in questo caso di cosa ti sei occupato?

LB: “Direi che nel mio caso lo faccio come lo si intende in America. Sono anche il produttore creativo (è quello che faccio in esclusiva per Cross Productions), ho sostanzialmente supervisionato il lavoro di Tiziano per controllare la coerenza con le altre stagioni”.

Ti sei definito creator in conferenza stampa. Non produttore, non regista ma creator

LB: “Sì ma non per SKAM eh, per contratto non si può perché la creator di SKAM è Julie Andem e basta. Ma in generale si mi definisco creator perché credo che il nostro lavoro non sia solo fare il regista e in questo includo anche Tiziano. Noi partecipiamo a riunioni di comunicazione, guardiamo il trailer, il poster, lavoriamo alla colonna sonora, facciamo le musiche…. Credo che veniamo da una generazione in cui i filmmaker fanno tutto, incluso il montaggio. Spesso mi pare che regista sia riduttivo”. 

Nei titoli di coda ho visto che c’è un brano musicale composto da te, qual è?

LB: “È la canzone che suonano con il gruppo i ragazzi. Niente di che. Invece Ludovico Di Martino sotto pseudonimo aveva realizzato alcune musiche di SKAM 3 e sempre in questa ci sono (come spesso in passato, fin dalla prima serie) brani di Ivan Silvestrini che è un altro regista che è più di un regista. Brani non composti apposta ma che lui fa e io uso (dicendoglielo eh!). Mi piace molto usare in una mia serie materiale di un amico e collega regista che oltre a quello crea musica, fa parte di questo cambio e fluidità di ruoli, per questo dico creator”.

Trovate tutte le informazioni su SKAM nella nostra scheda.

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