Rapalloonia 2017: Intervista a Giulia Pellegrini, tra bandes dessinées e Fumetto italiano
Parla uno dei nostri talenti emergenti affermatisi nel mondo delle bandes dessinées: Giulia Pellegrini!
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Abbiamo discusso con lei della sua esperienza oltralpe, facendo confronto con il mercato italiano. Ci ha parlato dei suoi progetti attuali e futuri, regalandoci gentilmente alcune splendide tavole del suo portfolio e dedicandoci lo sketch che potete ammirare in coda all'intervista.
Ciao, Giulia! Benvenuta su BadComics.it!
Iniziamo dagli albori della tua carriera professionale. Hai cominciato come grafico e illustratrice: come sei passata al Fumetto?È esatto, ho iniziato come grafico e illustratrice, lavorando in uno studio della mia città natale, Sanremo. Però ho sempre coltivato la passione per i fumetti e ho continuato a frequentarne le fiere come ogni giovane aspirante. Ho quindi cominciato a lavorare per piccole case editrici come Cronache di Topolinia e Craszycamper.
A una di queste manifestazioni ho incontrato Riccardo [Federici] che mi ha aiutato molto, spiegandomi dove ero più debole tecnicamente e come migliorare. Ho ricominciato a studiare e imparare da capo. Pian piano ho ottenuto progressi e sono cresciuta professionalmente, fino ad arrivare a ottenere un lavoro per la Francia.
Ora faccio esclusivamente quello, e ho potuto smettere di fare mille altri lavori, come quando era solo secondario quello della fumettista.Sei dunque nata artisticamente in Italia e maturata in Francia. Qui hai collaborato e collabori tuttora con grandi editori come Pètit a Pètit e Glènat. Com'è sei stata coinvolta da loro?
Sono stata coinvolta tramite Studio Arancia e Davide Caci. È stato visionato il mio portfolio, in seguito ho fatto delle prove e poi sono stata selezionata in un gruppo di candidati.Su quali titoli in particolare hai lavorato per queste case editrici?
Per Pètit a Pètit ho partecipato a un'antologia dedicata alla città di Parigi intitolata Guide de Paris en bandes dessinées. Con Glènat sto lavorando su un fumetto che deve ancora uscire, una collana sui miti greci, e io narrerò le vicende di Dedalo e Icaro. Dovrebbe essere una narrazione epica e verosimile ma ammetto che nella mia testa si formano un sacco di scenette comiche con questo povero Dedalo che viene bistrattato da tutti! Come si direbbe oggi: mai una gioia!
Sto inoltre per cominciare a lavorare a un progetto per un'altra grande casa editrice francese. Purtroppo, in questa circostanza non posso svelarvi di cosa si tratta, ma lo saprete a breve.
Lo avevamo chiesto anche al tuo compagno, Riccardo Federici, lo scorso anno a Lucca Comics: quali sono le principali differenze tra mercato francese e italiano? In Francia ci sono più occasioni professionali?
Questa è una bella domanda. Innanzitutto in Francia va molto di più il colore rispetto al bianco e nero - anche se in Italia le cose stanno cambiando negli ultimi anni - quindi per tutto quello che disegni devi sempre tener presente che verrà colorato.
Poi in Francia il formato più apprezzato è la graphic novel, il cartonato, mentre in Italia si preferisce il fumetto seriale ed edizioni più economiche.
Un'altra differenza sta certamente nei festival del fumetto. In Francia hanno più un taglio autoriale, e devo dire che, tra tutte le manifestazioni del nostro Paese, Rapalloonia è quella che assomiglia di più a un festival del Fumetto d'oltralpe.
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Il tema di questa Rapalloonia è “Pennelli in fuga”. Secondo te ci sono davvero più occasioni, più opportunità di lavorare all'estero rispetto all'Italia in questo momento?
Noi italiani siamo molto apprezzati all'estero, questo va detto. Una cosa che mi sono sentita ripetere più volte in Francia è che gli artisti italiani hanno un'espressività e una capacità di far muovere i personaggi davvero straordinarie. La nostra creatività, la nostra formazione artistica, la nostra tecnica sono molto ben valutate in Francia, così come in America. In Italia abbiamo tante case editrici valide, ma oltre le più grandi e note, le altre sono realtà molto piccole rispetto a quelle francesi.
Il mercato al di là delle Alpi ha anch'esso le sue problematiche, ma è più grande e le produzioni sono più ampie. Questo credo faccia la differenza rispetto all'Italia. In Francia hai un riconoscimento per il tuo lavoro che ti garantisce di solito un'indipendenza economica, cosa che spesso non succede da noi, dove le retribuzioni sono più basse. Anche questo conta.
A me piace il modo di far fumetto in Francia. Ho realizzato il mio sogno, ma non nascondo che non posso trascurare l'aspetto finanziario.
Ti piacerebbe tornare a lavorare in Italia? Su quale titolo in particolare?
Certo! Mi piacerebbe molto. Adoro il Fantasy, quindi ti direi Dragonero. Devo confessarti che ho fatto anche un provino, durante Lucca Comics - accompagnata da Giuseppe (De Luca) perché mi vergognavo di andarci da sola - per la serie Bonelli. Non ero ancora pronta, oggi me ne rendo conto, ma Luca Enoch è stato gentilissimo con me, squisito. Ora tuttavia sono impegnatissima almeno per un anno e mezzo, per cui il mio futuro prossimo è in Francia.