Prism: Matteo De Longis ci parla della sua avventura musicale nello spazio
Matteo De Longis ci parla di Prism, la sua avventura musicale nello spazio di cui BAO Publishing ha appena pubblicato il primo volume
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Matteo De Longis - La mia è una fantascienza di derivazione giapponese ma con un maggiore realismo e degli aspetti di realismo rispetto alla libertà, per esempio, di Leiji Matsumoto. I miei riferimenti vanno da Gundam a Evangelion, dove le scelte più fantasiose (i robottoni) vengono giustificate da una trama che crea concretezza e serietà. Anche l'idea di base del mio fumetto è folle, però poi ci ho voluto costruire attorno una credibilità.
Mi servivano dei meccanismi per giustificare alcune scelte molte estetiche, istintive: volevo disegnare degli astronauti con la chitarra, perciò ho dovuto costruirci attorno una struttura a piramide che diventasse sempre più seria, concreta e profonda. Perché questi vanno nello spazio? Quale può essere il problema da risolvere? Man mano che trovavo delle soluzioni causa-effetto efficaci, poi le situazioni prendevano vita scrivendole. Quando hai per le mani un tema come un disastro ecologico - in questo caso un po' particolare, ma sovrapponibile alle nostre problematiche reali - allora ti emozioni e capisci che devi costruire il contesto globale, le reazioni delle persone in tutto il mondo, chi ignora il problema e chi invece lo subisce. E un po' alla volta diventa qualcosa di importante ed enorme.
C'è una trama orizzontale, ma nei cinque volumi centrali per ogni personaggio ci sarà una storia ambientata prima del viaggio, in parallelo alla sua missione di registrazione su un pianeta. Questo l'ho fatto per non avere soltanto una narrazione claustrofobica sull'astronave. Ogni personaggio ha una piccola parte di me ed è incredibile scoprire che le loro personalità corrispondevano a uno schema costruito attorno ai chakra, c'erano le caratteristiche tipiche e i colori collegati.La mia influenza principale è il cinema, a partire da Sua Divinità Kubrick con 2001 Odissea nello spazio. Alcuni personaggi hanno dei riferimenti estetici: quando Lorena taglia i capelli ho pensato a Mackenzie Davis in Halt and Catch Fire, Alice è un po' una Cara Delevigne per le mega-sopracciglia espressive che mi piacciono un sacco.
Sono andato fisicamente in stamperia per seguire il processo, ho voluto dare indicazioni per ottenere una certa qualità, infatti c'è una definizione molto alta a 90 linee. Io applico un noise continuo finissimo multicolore che dà un effetto molto video, questo non sarebbe uscito con una definizione più bassa. È stato fantastico perché vedevo uscire proprio i colori che avevo fatto io in digitale.
Durante la lavorazione nelle mie orecchie c'erano i Muse, gli Smashing Pumpkins, i Foo Fighters, i Nine Inch Nails, i Mew, i Mars Volta o anche il progressive dei Porcupine Tree e i Tool, ma anche dei classici come i King Crimson. È tutta musica che ascoltavo, ma anche del post-rock solo strumentale: l'ideale mentre disegni, perché ti crea dei paesaggi spaziali senza avere dei testi, così sei tu a volare con la fantasia.
Questo è quello che ascolto normalmente, però non direi che qualcosa di preciso può essere la colonna sonora di Prism, proprio perché vorrei riuscire a farla io, ci sto lavorando con la band di mio fratello. Avrei voluto lavorarci di più, ma nell'ultimo anno è stato difficile vedersi. Però vogliamo legarlo a della musica inedita, un EP che prossimamente lanceremo assieme, a breve si sentirà anche nel trailer del fumetto.
Abbiamo approfittato della chiacchierata per chiedere all'autore di approfondire un elemento particolare del suo fumetto.
Durante la lettura, nonostante tutti gli elementi sorprendenti sul piano visivo e narrativo, c'è stato un elemento che continuava ad attirare la mia attenzione, come una pulce nell'orecchio: le onomatopee a forma di triangolo. Sembra una minuzia, ma ogni volta che le incontravo ne rimanevo affascinato, danno una forte identità al fumetto. Parlami di questo Triskelix, com'è nato, cosa significa per te... raccontami tutto!
De Longis - È stata proprio una necessità: è un fumetto in cui la musica è molto presente e non potevo risolverla con il testo scritto in italic con le notine, perché non sono neanche i testi l'elemento principale. Se fosse un anime ci sarebbe un casino di musica, il mio approccio è quello di realizzare un anime su carta, perciò dovevo inventarmi un modo per rappresentare i suoni potenti delle chitarre, le batterie, i sintetizzatori... Se li avessi scritti con un alfabeto fonetico sarebbe stato caotico, non avrebbe avuto senso.
Allora mi sono chiesto: perché la musica, che è un rumore, dovrebbe avere una dignità diversa dagli effetti sonori? Ho voluto inventare una soluzione che mettesse tutto sullo stesso piano. La risposta mi è venuta anche grazie alla lettura dei manga, che da qualche anno non traducono più le onomatopee ma vengono lasciate in katakana, sono elementi grafici importanti e caratterizzanti. Quando tu vedi quelle onomatopee in katakana, le senti, anche se non riesci a leggerle, perché sono potenti e dal contesto immagini il suono.
Certo, ci sono dei limiti perché così non posso rappresentare un suono che veicola un significato come può fare una scritta. Devo sudarci su, perché è un metodo che ho inventato con cui sto sperimentando per farlo funzionare, ma mi sembra la soluzione ideale. Ho voluto usare una matrice come il triangolo, che è la forma più semplice che c'è e non corrisponde a una lettera, anche se a volte può assomigliare ad una A, altre a una V... però destrutturandolo e deformandolo per suoni più acuti o più gravi mi ci posso divertire.