Napoli Comicon, Planet Manga: Intervista a Jay., autrice di Sherlock

A Napoli Comicon abbiamo intervistato Jay., la disegnatrice del manga Sherlock, pubblicato da Planet Manga

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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È una delle serie televisive più amate e di maggior successo degli ultimi anni, e da qualche tempo è anche un fumetto. Grazie al lavoro di Planet Manga, è finalmente possibile leggere in Italia il manga di Sherlock. Basato sulla sceneggiatura di Steven Moffat e Mark Gatiss, questo adattamento è stato realizzato da Jay., mangaka in grado di rendere giustizia al personaggio portato sul piccolo schermo da Benedict Cumberbatch.

In occasione del recente Napoli Comicon, abbiamo avuto la possibilità di incontrare la giovane autrice. Ringraziamo sentitamente lo staff di Planet Manga per l’occasione concessaci, in particolare Alessandra Marchioni.

Ciao, Jay.! Benvenuta su BadComics.it!

Ciao a tutti, mi fa piacere essere qui.

È la prima volta che vieni in Italia? Qual è il tuo rapporto con le fiere del fumetto?

È la seconda volta che vengo in Italia. Nel mio primo viaggio nel vostro Paese ho visitato Roma, Città del Vaticano e Venezia. A Napoli non ero mai stata prima. L’impatto è stato più che positivo, trovo la città molto allegra e affascinante, con un paesaggio marino davvero bello. Sono rimasta positivamente colpita dalla diversità con le altre città che ho visitato.

In Italia abbiamo da poco finito di leggere i tre volumi editi da Planet Manga di Sherlock. Com’è nata la tua collaborazione su questa serie di adattamenti ispirati al serial della BBC?

La collaborazione è stata tanto inattesa quanto piacevole. Sia io che il mio primo editor, il Signor Kato, eravamo grandi fan della serie televisiva. Un giorno ci è venuta l’idea, in maniera abbastanza naturale, di fare un manga ispirato alle avventure sul piccolo schermo, e abbiamo iniziato a lavorarci su.

Secondo te quali sono i punti di forza di Sherlock?

Prima di tutto, credo che il successo sia stato decretato dal fatto che la gente conosce molto bene il personaggio di Sherlock Holmes. Poi, ciò che risulta davvero interessante è il contesto inedito di queste avventure. Il cambio di prospettiva che ci conduce ai nostri giorni è davvero eccezionale. Si respira un’atmosfera fresca e innovativa, i personaggi sono molto particolari e ben studiati. Credo che questa sia la chiave del successo.

Rispetto alla sceneggiatura delle puntate originali hai apportato delle modifiche? Credi che il lavoro sia rispettoso dell’opera primigenia di Sir Arthur Conan Doyle?

La sceneggiatura realizzata dalla BBC è completa, realizzata benissimo e non me la sono sentita di cambiarla o anche semplicemente di aggiungere o togliere qualcosa. Ho preferito riprodurla fedelmente visto che funzionava sotto tutti gli aspetti. Considerando che si tratta di un adattamento in epoca moderna di storie ambientate sul finire dell’800, credo che sia magnifico.

Non ho ricordi recenti circa l’opera di Doyle, in quanto ho letto i suoi romanzi alle scuole elementari, quindi non saprei dirti quanto possa essere rispettosa della tradizione. Però, parlando con i fan dell’opera letteraria, tutti sono concordi nel sottolineare la presenza di elementi importanti delle storie e della drammatizzazione.

Per quanto concerne l’aspetto artistico, quanto è stato difficile per te doverti confrontare con personaggi dall’immagine così forte e famosa sul grande schermo come Benedict Cumberbatch e Martin Freeman?

Quando è nata l’idea di questo manga, in Giappone, diversamente da tutto il resto del mondo, i due attori non erano così popolari. Questo ha fatto sì che non dovessi confrontarmi con un immaginario tanto forte e radicato nella gente. Quindi non ho avvertito troppa pressione mentre disegnavo.

La location londinese, le atmosfere urbane e l’intreccio narrativo tipico del romanzo poliziesco, di solito, non sono elementi caratterizzanti dei manga: quanto hai dovuto lavorare per adattarti a un contesto così peculiare?

Non ho avuto così tante difficoltà nel disegnare atmosfere londinesi visto che ho riprodotto fedelmente quanto appare sul piccolo schermo. Inoltre, anche nelle mie precedenti prove, non ho quasi mai disegnato case o scenari tipici del Giappone, ma più che altro ambientazioni urbane. Questo, quindi, mi ha facilitato nella realizzazione di Sherlock.

Hai altri progetti in cantiere? Dopo aver concluso la tua esperienza su Sherlock vuoi continuare ad adattare altri prodotti cinematografici o preferisci dedicarti a una tua opera originale?

In questo momento sono completamente immersa in Sherlock, quindi non ho idea di cosa farò nel prossimo futuro. Magari prossimamente potrei realizzare qualche altro episodio singolo della serie, ma conclusa quest’esperienza vorrei distaccarmi dal personaggio. Non credo di riuscire a realizzare qualche mia opera originale, al momento ci sono pochissime possibilità.

Sherlock 1, copertina di Jay

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