Michele Placido: "Come ho quasi sostituito Mario Monicelli alla regia di Le rose del deserto"
Michele Placido, nella nuova intervista a Casa Alò, ci ha raccontato alcuni aneddoti tra cui uno riguardante Mario Monicelli
Ospite di questa settimana di Francesco Alò per “Casa Alò” è Michele Placido. Ancora prima che la vera intervista inizi, ancora prima che il bianco e nero svanisca, Placido ci ha già regalato degli incredibili aneddoti sul suo rapporto con Monicelli.
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Dopo aver lavorato con il regista in Romanzo popolare e Panni sporchi, Placido recita nell’ultimo film di Monicelli, Le rose del deserto e ha molto da dire su questa esperienza…
Lui mi ha chiamato due anni prima, aveva già ottantotto anni, ottantasette. Era la vigilia di Natale, stavo a fare il Cenone coi miei familiari e a un certo momento mi arriva questa telefonata. “Oh, so’ Mario. Senti un po’, ma tu l’anno prossimo c’hai da fa’?” Io non pensavo fosse lui. “C’è da fare un film nel deserto.” Ho detto: ma questo è matto. Ma chi è? “So’ Mario. Monicelli. Dobbiamo andare in Tunisia a fare un film nel deserto.” Allora lì ho fatto finta di…mi sembrava strano, mi sembrava uno scherzo. E invece poi siamo partiti, ma non l’anno dopo, l’anno ancora.
Il produttore mi fece firmare di nascosto un’assicurazione che se Mario (fosse morto ndr) io avrei finito il film. Da una parte mi sentivo molto gratificato però, conoscendo un po’ il carattere di Mario, pensavo che si sarebbero creati dei problemi, come poi si sono verificati. Perché io, vestito da personaggio, con il cappello, quando mi vedeva che gli stavo vicino quando non ero in scena…aveva subodorato. Allora mi guardava sempre un po’ storto.
Sembra che Monicelli avesse capito il piano del produttore, per questo allontanava Placido quando lo vedeva ronzargli intorno, ma fortunatamente è riuscito a portare a casa il film.
Placido ricorda altri dettagli del suo rapporto con Monicelli, come ad esempio il fatto che solo nell’ultimo periodo avesse cominciato a chiamarlo “Michele” e non “signor Placido” e a dargli del “tu” e non del “lei”.
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