Mamoru Hosoda sulla vita breve dei mangaka, tornare a parlare di internet e le collaborazioni per Belle

Direttamente dal festival di Cannes, Mamoru Hosoda parla di Belle e delle difficoltà che un autore come lui incontra oggi nel fare animazione in Giappone

Critico e giornalista cinematografico


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Esce questa settimana in Italia l’ultimo film di Mamoru Hosoda, Belle, storia tra realtà e mondo virtuale in cui dinamiche da La bella e la bestia si mescolano ad un’avventura di ragazzi tra reputazione social e questioni irrisolte della rete come già la conosciamo oggi.

Il film è stato presentato all’ultimo festival di Cannes, in quell’occasione abbiamo potuto incontrare Mamoru Hosoda e questa è l’intervista che ne è uscita.

Al centro di questo film c’è un tema, la vita online e la vita reale, che era già al centro di un suo film, Summer Wars. Come mai ci è voluto tornare sopra?

“20 anni fa ho iniziato a dipingere internet. La rete aveva 25 anni, a tutt’oggi sono uno dei pochi registi che ne ha parlato, se poi ci mettiamo che io ho un approccio positivo a quella tecnologia divento l’unico. Di solito quando parliamo di nuove tecnologie la gente ha un punto di vista distopico, io ne voglio invece positivo perché i miei protagonisti sono ragazzi o giovani. Internet intanto è cambiato completamente. 20 anni fa pensavamo avesse incredibili potenzialità e un mondo nuovo glorioso sarebbe arrivato, ora abbiamo realizzato che esistono i troll e la gente che si nasconde dietro l’anonimato per fare quel che vuole nascondendosi, questo è un problema grosso in Giappone, anche perché non avere internet non è più una possibilità. So che ci si può fare male come costruirsi un brillante futuro, per questo ho messo questa positività per mettere speranza e guardare al futuro con ottimismo”.

Spesso si ispira alla sua famiglia per i suoi film, è così anche qui?

"Avevo sempre in mente mia figlia, come crescerà in questo mondo, lei però ha 5 anni mentre la protagonista di Belle ne ha 17, c’è un gap. Molto altro è una mia versione di La bella e la bestia, mi piace la versione di Cocteau e anche molto la versione anni ‘90 della Disney. Da quando l’ho visto mi sono chiesto quale sarebbe il mio moderno La bella e la bestia, sarebbe una favola diversa ma rispettosa?”

belle

Adesso che è passato del tempo può dirlo, far partire uno studio è stata l’idea giusta?

“Il nostro studio ha la particolarità di non avere altre fonti di finanziamento esterne, non facciamo pubblicità, motivo per il quale possiamo accedere ai benefit solo ogni 3 anni. Per poter raccontare con libertà le molte questioni che sono lì fuori nel nostro Giappone dobbiamo rimanere indipendenti, è la nostra ideologia e già so che per i prossimi 10 anni rimarremo fedeli”.

Sappiamo tutti come i fumettisti giapponesi facciano una brutta vita. Abbiamo visto anche quanto la cosa sia costata a Kentaro Miura. È vero anche per chi lavora nell’animazione?

“È terribile che un talento simile sia morto, penso che tutti lo compiangano. È vero che fare manga è un lavoro duro e difficile e si muore più facilmente che in altri lavori. Lo sappiamo bene e stiamo cercando di cambiare, c’è una piccola rivoluzione nella maniera in cui lavoriamo e cerchiamo di rinunciare allo stile di vita sedentario. È sempre uno shock perdere qualcuno di così talentuoso specialmente quando è nel mezzo del suo lavoro, fu la stessa cosa per Satoshi Kon. Anche io alle volte temo sia troppo pericoloso quel che faccio”.

Per completare il film avete collaborato con Cartoon Saloon, lo studio di animazione di Wolfwalkers, questo come ha influenzato il prodotto finale? E gli sfondi a mano non sono forse difficili da trovare qualcuno che li faccia in giappone?

“Ho avuto l’opportunità di lavorare con Tom Moore quando realizzava Wolfwalker, visto che avevo realizzato anche io un film con i lupi. Ci siamo incontrati e ci siamo trovati bene, a loro poi ho chiesto di lavorare sulle parti in computer grafica quando Belle cerca di accedere al castello della bestia e c’è questo paesaggio astratto naturale. Gli ho chiesto quel paesaggio perché amo il loro lavoro. Questa capacità di lavorare in maniera astratta sulla natura una volta ce l’avevamo anche in Giappone ma l’abbiamo persa. Ad oggi la nostra industria va più verso la realtà dettagliata, l’astratto l’abbiamo perso per questo l’ho chiesto a loro, perché non c’era nessuno in Giappone a cui chiederlo”

Trovate tutte le informazioni su Belle nella nostra scheda, mentre trovate tutte le nostre interviste in questa sezione.

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