LuccaCG18, Tunué: Simona Binni ci parla della collana Ariel e dei suoi prossimi progetti
A Lucca Comics & Games abbiamo intervistato Simona Binni, autrice ed editor per Tunué
Nel corso della nostra chiacchierata, l'autrice romana ha parlato del suo duplice ruolo editoriale, di come venga calibrato il linguaggio del Fumetto a seconda dei differenti lettori, dell'importanza della formazione e dei suoi progetti per il futuro.
Ciao, Simona. Bentornata su BadComics.it!
Iniziamo con il progetto Ariel in arrivo il prossimo anno, da cosa nasce l’idea della collana e come si sta sviluppando?L’idea di realizzare la collana nasce da Massimiliano Clemente, direttore editoriale di Tunué, come esigenza di raccontare un mondo, parlare di una tematica che riguardasse il femminile. In questo momento c'è ancora tanto bisogno di parlare di certe cose. Partendo da quell'idea, il direttore mi ha chiesto di sviluppare il progetto.
Quello che ho fatto è stato pormi una serie di domande partendo da cosa non volessi fare, prima ancora di ciò che avrei voluto. Un’altra riflessione che ho fatto è stata chiedermi di cosa ci fosse bisogno in questo momento, ovvero di uno spazio di riflessione comune che coinvolgesse uomini e donne. Il tema del femminile è importante, credo che nessuno si debba e si possa sentire esentato dal rifletterci. Tante situazioni che conosciamo nascono dal rapporto conflittuale con il femminile: idealizzato, spesso a partire dagli stereotipi; la violenza di genere e l’educazione stessa che si trasmette a figlie e figli. A partire da questo, ho pensato che sarebbe bello se questa collana trattasse non storie di donne per le donne che, comunque, stanno venendo parecchio fuori.La nostra idea era diversa, forse un progetto ambizioso anche più difficile da essere compreso. Ci vuole una forte ambizione e sensibilità rispetto a ciò che la collana chiede: cos’ è per te il femminile? Che significa? Bisogna interrogarsi sulla quota di femminile in ognuno, il rapporto tra animus e anima descritto da Jung che uomini e donne hanno nel loro inconscio e manifestano nei comportamenti esteriori. Quello che mi piacerebbe è che ognuno tirasse fuori il seme del concetto di femminile che porta dentro di sé. Chiediamo di raccontare storie a partire da questo. Il "come" sarà nella sensibilità di ogni singolo autore e autrice, perché non saranno storie di genere.
Come vivi il ruolo di editor?È la realizzazione della seconda parte del mio sogno, che ha avuto inizio con il disegnare storie. Lavorando come autrice ho capito che mi piaceva questo aspetto specifico: l’attenzione nei confronti di progetti non miei, scoprire e tirare fuori il talento, scovando cose che mi comunicassero emozioni con altri autori e disegnatori che mi dessero stimoli. Da autrice cerchi l’ispirazione sfogliando altri lavori finiti, mentre da editor vorresti portare la alla luce ciò che vedi, chiedendo all’autore di sviluppare il progetto.
La mia esperienza personale con l'editing del direttore editoriale di Tunué mi è piaciuta talmente tanto che mi ha fatto venire voglia di farlo anch’io, lasciando qualcosa agli altri, accogliendoli. È come la voglia di realizzare una storia a fumetti: devi averla dentro. Quando scrivi o sei un autore, devi dimostrare di saper fare, e lo stesso discorso vale per il lavoro di editor, in cui devi dimostrare il tuo valore. Posso sentire il desiderio di farlo, ma saranno i libri che usciranno a dirci se continuerò o meno a farlo. Mi metto sempre nelle mani del lettore. Si fanno molti sbagli, c'è un percorso da fare, ma amo lavorare e mettermi in gioco, perché dà un senso alla vita.
Nel tuo percorso di autrice hai sviluppato storie che parlano a lettori di tutte le età, dai bambini agli adulti. Come cambia il tuo modo di raccontare nei diversi casi?
In realtà le storie che vengono scritte per i bambini non sono per niente semplici, o almeno questo vale per le mie. I messaggi che ho messo in quei racconti sono molto profondi. Scoprire se stessi è una cosa molto dolorosa. Il discorso è incominciato nei Tipitondi e proseguito nei Prospero's Books. In "Silverwood Lake" e "La memoria delle tartarughe marine" c’è sempre un ritorno o un viaggio: l’eroe cerca qualcosa, ovvero se stesso. In "Amina e il vulcano", lei riscopre le sue radici, il suo istinto. Ho messo in contatto il bambino con il problema dei senzatetto, della gestione delle migrazioni dei popoli e della scelta di chi decidi di essere.
Quando ti scontri con realtà estreme e disagiate ti confronti con conflitti con cui ti devi rapportare, così si trovano le soluzioni. Nasce con Amina, prosegue in "Dammi la mano" con Maya e Jonathan, che crescono e abbandonano il corpo, con la realtà che mostra loro com’è il mondo. Uscire dall'involucro infantile e mostrare a un bambino che “questo è il mondo” è qualcosa che posso veicolare attraverso una creatura particolare, una punizione a scuola... ma un adulto sa cosa c’è dietro. Può leggere quella storia con lui per aiutarlo ad affrontare quelle tematiche.
È importante capire ciò che si deve dire perché è una lettura che si fa con un figlio, un nipote, in cui un adulto ritrova anche tanto di sé. Certi temi sono universali e bisogna trovare il modo per raccontarli in modo comprensibile per chiunque. Il percorso è lo stesso, ma magari declinato con linguaggi diversi. Mi piace raccontare storie e non si tratta di un percorso che va avanti o indietro. Per questo non è detto che non possa ritornare a realizzare dei Tipitondi.
Puoi anticiparci qualcosa riguardo il tuo futuro lavorativo?
Più invecchi e più il futuro lo guardi piano piano, di anno in anno, perché non sai mai ciò che può succedere. Soprattutto se sei una persona irrequieta. Per il momento ci sarà da lavorare, sicuramente nei prossimi mesi o anni per far crescere il lavoro di editor e vedere come va. In tutto ciò, c’è anche l’aspetto dell’insegnamento: il lavoro con la TheSign Comics & Arts Academy di Firenze sarà sicuramente un’esperienza importante, come continueranno i laboratori con bambini e ragazzi.
Sono al lavoro sui miei prossimi libri, perché le storie non si fermano mai! Continuo comunque a produrre tavole anche se non usciranno subito, le terrò pronte per un po’. Mi interessa molto il lato della formazione, anche se non so ancora in cosa si potrà tradurre. L’esperienza fatta qui a Lucca dedicata alla formazione degli autori, la loro preparazione… credo sarà un aspetto che continuerò a curare se mi daranno quegli spazi, perché penso che questo aspetto sia molto nelle mie corde.
A tal proposito, qual è il bilancio di "Diventare autori in Italia", il ciclo di incontri da te organizzati qui a Lucca?
Sono stati tre incontri pensati per la formazione autoriale, identificando quale fosse il percorso che un autore dovrebbe fare, quale potrebbe essere il modo migliore possibile per un aspirante e un professionista, trattando anche ciò che succede prima e dopo tale passaggio. Con Gianmarco Fumasoli e Francesco Savino abbiamo mostrato come si presenta un book e quali siano gli errori più comuni, facendo intervenire realtà editoriali importanti.
L'incontro successivo con Marco Ruffo Bernardini verteva, per esempio, sul raccontare agli autori cosa succede nel momento in cui firmano un contratto e quale sarà la vita della loro opera nel mercato librario italiano, cercando di capire il ruolo dell'autore nella promozione. Il terzo incontro sarà, invece, sul lavoro seriale con Alessandro Bilotta, un dialogo sulla formazione autoriale a partire dai propri interessi, di come le attitudini possano trasformarsi in lavoro.