Lucca 2017, saldaPress - Oblivion Song: intervista a Lorenzo De Felici
Abbiamo intervistato Lorenzo De Felici, l'artista scelto da Robert Kirkman per illustrare Oblivion Song
Ringraziamo sentitamente lo staff di saldaPress per la collaborazione.
Ciao, Lorenzo e benvenuto su BadComics.it!
Ciao, e grazie.Partiamo ovviamente da "Oblivion Song": come è avvenuto il tuo coinvolgimento nel nuovo grande progetto di Robert Kirkman? E cosa ti ha spinto ad accettare questo incarico?
L'occasione di disegnare "Oblivion Song" è arrivata in maniera davvero improvvisa, e per me è stata una grande sorpresa, dato che non avevo mai preso alcun contatto con Skybound precedentemente. Nel bel mezzo della notte mi è arrivata una mail da Kirkman in persona, nella quale mi chiedeva se volevo essere il co-creatore di una nuova serie fantascientifica scritta da lui: mi sembrava di vivere compleanno, Natale e Capodanno tutti assieme! Subito dopo, ho pensato che qualcuno mi stesse facendo uno scherzo. Invece era tutto vero.Cosa mi ha spinto ad accettare questo progetto? Be', la mia sanità mentale! Se dici di no a una cosa del genere, sei pazzo o scemo. L'offerta che mi è stata fatta, inoltre, è assolutamente fantastica, specie perché quando mi è stato anticipato il soggetto della serie, ho capito subito che avrei avuto la possibilità di divertirmi nel dar vita a design tutti miei, cosa che per un appassionato della fantascienza come me è il massimo che si possa desiderare: se mi chiedi di inventare un mostro, o addirittura un mondo intero, mi fai felice!
Quello che tutti sono sicuramente curiosi di sapere è come sia lavorare a stretto contatto e a ritmo praticamente quotidiano con un mostro sacro come Kirkman.
Diciamo che sono partito con un carico di soggezione importante, a essere onesti. Ero contemporaneamente spaventato ed emozionato: Kirkman è una vera superstar, oltre che un professionista assoluto. Fortunatamente, è anche una persona semplice e umile, che ha saputo mettermi subito a mio agio.
Oggi è tutto incredibilmente naturale, ma anche surreale: se guardassi me stesso dall'esterno, mi farebbe ancora troppo strano. Dall'interno, il processo lavorativo è assolutamente facile ed entusiasmante. Essendo il co-creatore della serie, su alcune cose si discute assieme, e lui è molto ricettivo con tutte le mie proposte.
Sembra proprio che Skybound stia puntando molto su di te, visto anche l'incarico di realizzare le variant cover degli albi usciti a settembre negli Stati Uniti. Che ambiente hai trovato?
Fino allo scorso mese, conoscevo tutti quelli che lavorano in Skybound solo a distanza, non avendoli mai incontrati di persona. Conseguentemente, era impossibile avere il polso della situazione. Quando sono stato al New York Comic Con a presentare "Oblivion Song", finalmente ho avuto modo di incontrarli: ho trovato un clima splendido, praticamente familiare. Il fatto che sia un ambiente sostanzialmente ristretto dà loro l'occasione di farti sentire ben accolto. Tutto ciò, ovviamente, non può che far piacere.
Non sei di certo un nuovo arrivato, avendo già lavorato per il mercato italiano su titoli importanti, come ad esempio "Orfani". Che tipo di differenze ci sono tra lavorare nel mondo del Fumetto nostrano e in quello statunitense?
In questo momento, anche se di fatto sto lavorando per l'America, non sono ancora davvero entrato in quello che loro definiscono come l'"ingranaggio mortale" delle serie mensili, quando ti tocca fare venti tavole al mese.
Oggi siamo in una fase di larga pre-produzione, quindi sto lavorando in maniera molto tranquilla, cercando però di ottimizzare al meglio il mio ritmo, perché prima o poi a quell'ingranaggio arriverò. Sto dando il meglio di me, cercando di essere rapido, ma tutto sommato non sento pressioni diverse da quelle a cui ho già avuto modo di abituarmi in passato.
Da marzo in poi, dovrò trottare davvero, anche se abbiamo l'obiettivo di arrivare a quella data con i primi dodici numeri pronti, e adesso sto già disegnando il nono.
Che tipo di "gittata" è prevista per "Oblivion Song"? Sappiamo che sarà una serie regolare, ma avete già fatto una pianificazione ad ampio raggio?
No, vogliamo andare avanti tranquilli senza limitarci in alcun modo. Ovviamente, Robert avrà già in mente un percorso per la storia, con un inizio e una fine, ma è altrettanto vero che lui è un maestro nel saper improvvisare.
La durata della serie dipenderà da molti fattori, non solo dai dati di vendita. È importante che, come mi ha detto lui stesso tempo fa, si abbiano sempre nuove idee e che ci si diverta a lavorarci sopra, senza troppa ansia.
Ora che sei proiettato anima e corpo verso l'America, rimani comunque vigile sulla scena italiana?
In realtà, no. Ora come ora non ho il tempo materiale di pensare a qualsiasi altro progetto.
Questo mi fa pensare che tu abbia avuto le giuste garanzie per poterti sentire tranquillo...
Diciamo che in questo mondo non c'è mai la certezza di nulla, come sappiamo bene tutti. Certo, essere arrivati a lavorare a un progetto del genere, legato a Kirkman, mi darà di sicuro una certa visibilità, a prescindere dalla riuscita del mio lavoro.
Quindi, sicurezze zero, ma alte probabilità di sicuro, è inutile nasconderlo: probabilità di riuscire a trovare nuovi lavori quando questo sarà terminato. Infatti già adesso mi sono giunte diverse proposte, ma ho messo tutto in stand-by: preferisco godermi il momento e vivere giorno per giorno questa fantastica esperienza.