Lucca 2017, BAO - Sempre libera: intervista a Lorenza Natarella
A Lucca Comics & Games 2017 abbiamo intervistato per voi Lorenza Natarella, autrice di Sempre libera
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Ringraziamo Daniela Mazza e Chiara Calderone per la disponibilità.
Ciao, Lorenza e benvenuta su BadComics.it!
Da dove nasce l’idea di realizzare una biografia a fumetti sulla vita di Maria Callas?Dopo il mio esordio nel 2013, con un'autobiografia d’infanzia a fumetti, "La Cìtila", uscita per Topipittori, avevo in mente di realizzare un secondo libro incentrato su una bella storia di fiction. Il caso ha voluto che, terminata la lettura della biografia della Callas di Camilla Cederna, io sia rimasta folgorata dalla vita di quest’artista. Mi sono chiesta: "Perché scrivere altro quando c’è una storia vera così forte che merita di diventare un romanzo a fumetti?". La Callas è un personaggio che, bene o male, tutti conoscono di fama, ma che pochi conoscono davvero.
Quest’anno ricorrono i quarant’anni dalla sua morte e, una volta deciso di intraprendere un percorso sulla vita della Callas, sapevo che il 2017 sarebbe stato il momento giusto per l’uscita di un fumetto su di lei. Ero consapevole che avrei potuto creare qualcosa di davvero bello, se avessi assecondato la mia necessità di raccontarla. Tanti aspetti della sua esistenza mi avevano colpito e dovevo assolutamente condividerli attraverso il Fumetto.
Nasce questa esigenza di raccontare una storia incredibile che però necessità di un editore disposto a investire sulla tua idea. Come sei arrivata a pubblicare per BAO Publishing?In realtà avevo iniziato a lavorare a questo progetto con un altro editore che mi aveva cercato per collaborare. Eravamo già in fase avanzata, solo che il contratto non arrivava. Sul lavoro sono molto rigorosa e la mia indole poco paziente mi ha spinto, dopo l’ennesimo ritardo, a mollare tutto andando contro i suggerimenti di chi mi stava intorno e mi spingeva ad attendere ancora. Dopo questa mossa - forse un po’ affine allo spirito della Callas - sono passati solo quattro giorni prima che mi contattasse Michele Foschini chiedendomi se avessi qualche storia da proporgli per il catalogo della casa editrice.
La classica porta che si chiude e lascia presagire l’apertura di un portone.
Esatto. Firmato il contratto, mi sono ripetuta: "Lorenza, segui sempre il tuo intuito!" Sarebbe stato davvero difficile dire di no a BAO, attualmente la miglior realtà editoriale nostrana con la quale realizzare un fumetto. Siamo, quindi, nell’estate 2015 e in un anno e mezzo ho realizzato “Sempre libera”.
Quando ci troviamo di fronte a mostri sacri della musica, un po’ di timore reverenziale c'è sempre. Qual è stato il tuo approccio alla scrittura? Come hai cercato di rendere al meglio la vita della Callas?
In primis, ho studiato tantissimo. Esistono molte biografie, e la mia voglia di leggere e documentarmi mi ha portata a consultarne tante. Forse troppe, tanto che a un certo punto mi sono dovuta dare un freno, altrimenti sarei andata avanti ancora e ancora. Una volta iniziato a scrivere - in maniera forse presuntuosa - ero convinta che non avrei impiegato molto tempo a finire questo romanzo grafico. Il precedente, trattandosi di un’autobiografia, era venuto di getto, molto spontaneo, e questo mi ha “viziata”. Invece, “Sempre libera” è come se mi avesse messa in un angolo e presa a ginocchiate nella pancia. È stato difficilissimo confrontarmi con un progetto che immaginavo sì lungo e complesso, ma non così impegnativo. In particolare, il doversi relazionare con una storia vera non è mai così immediato come sembra.
Non ho studiato Fumetto, ma questo in realtà si è rilevato un vantaggio, perché mi ha permesso di sperimentare anche altre soluzioni per la mia opera. La scrittura è sempre stata una costante nella mia vita, disegnare è qualcosa che faccio da sempre, quindi quando penso a una storia cerco di farlo in maniera naturale e personale.
“Sempre libera” non ha una vera e propria sceneggiatura. Sono partita direttamente dagli storyboard, sulla scorta di una serie di quaderni sui quali avevo preso fiumi di appunti sulla vita della Callas.
Hai mai avuto il desiderio di realizzare un’opera che potesse rompere con la tradizione delle biografie a fumetti presentando soluzioni narrative diverse?
Mi sono data come punto di partenza l’abbattimento di quell’aura di intoccabilità che circondava Maria Callas. Siccome di biografie clementi ce ne sono tante, ho deciso di scrivere una storia che mettesse in risalto gli aspetti più ambigui della donna Callas, con tutti i difetti e le complicanze del suo carattere.
La sovracoperta di “Sempre libera”, realizzata in edizione limitata in occasione di Lucca Comics, ricalca la celebre foto usata per la copertina di “Rolling Stones” con Yoko Ono rannicchiata vicino a John Lennon. Io ho voluto ribaltare quel concetto, facendo interpretare la parte di Lennon alla Callas mentre Onassis è rappresentato nella stessa posa di Yoko Ono.
In “Sempre libera” ho voluto porre l’accento anche sulla determinante componente mediatica della vita dell’artista, uno dei primi casi di personaggi pubblici il cui impatto sui giornali - e le conseguenze a questo annesse - ha influito sulla propria carriera.
Qual è l’aspetto che secondo te caratterizza maggiormente la vita del soprano e ne racchiude lo spirito?
Senza dubbio la scena con la quale inizia il libro. La narrazione parte in media res, quando la Callas riceve il telegramma con il suo licenziamento dal Metropolitan Opera House di New York. Questa sequenza inquadra perfettamente il tipo di visione che mi piacerebbe che il lettore avesse di questa donna. Non bisogna lasciarsi distrarre dal suo status quo di grande personaggio storico: credo che la parte più interessante del personaggio si annidi nei fallimenti in cui è incappata durante la sua carriera. Mi è piaciuto scavare nel suo animo, mettere a nudo la sua interiorità e ragionare sul fatto che abbia scambiato il lavoro con l’amore, che ricercasse la felicità e la realizzazione esclusivamente nella sua arte.
La Callas è un modello di donna di cui bisogna parlare, in quanto è molto attuale. Di donne di successo si parla sempre più spesso, ma spesso non ci si chiede quale rapporto emotivo ci sia tra le donne e il successo. Proprio questo era l’aspetto che volevo evidenziare.
Quali sono le cose che sei riuscita ad assimilare e fare tue dopo aver concluso la realizzazione di “Sempre Libera”?
Oltre al fatto di avermi insegnato a fare fumetti? [ride]
Sono contenta per essermi avvicinata anche all’Opera, materia che reputavo da me lontanissima e che invece mi ha attratto sin da subito. I libretti dell’opera sono una letteratura a parte assolutamente affascinante. Il bello di questo lavoro è proprio la possibilità che ti viene offerta di conoscere mondi da te lontani, come nel caso dell’Opera.
Passando proprio all’Opera e alla musica, una delle sfide più ardue è dover riportare su pagina qualcosa di etereo come la musica. Quali accorgimenti grafici hai adottato per questa trasposizione?
Allora, questo è un domandone che ha molte risposte! [ride]
Per prima cosa mi sono data dei limiti all’interno dei quali potevo muovermi. Quindi, prima ancora di iniziare a scrivere ho pensato a come doveva essere il risultato finale. Ho pensato: "Voglio un libro che sia asciutto al primo impatto, ma che abbia un modo matto di trattare i dettagli". Se tu lo guardi chiuso sembra composto, una volta aperto, però, ti accorgi che non lo è. Non troverai, dunque, una gestione classica della pagina, ma una serie di libertà grafiche e narrative che mi sono volutamente presa.
Conosco molti fumettisti che lavorano su pagina singola. Io non riesco a lavorare ai layout ragionando così, ho una formazione da grafico e devo immaginare, oltre che la doppia pagina, l’intero libro finito. Mi piace molto il risultato, punto parecchio su quest’aspetto del libro. Ragionando così è nata anche l’idea di utilizzare solo due colori.
Il problema della trasposizione della musica l’ho risolto proprio in quel momento, quando ho deciso che per “Sempre libera” avrei utilizzato esclusivamente rosa e nero. Stabilito l’andamento che la storia avrebbe dovuto avere, la dualità tra questi due colori avrebbe dettato gli umori della protagonista. Come puoi notare, il raggiungimento del rosa pieno da parte della Callas è graduale così come è graduale l’inquinamento del rosa con il nero.
Dopo le ginocchiate nella pancia di “Sempre libera”, ti sei ripresa e stai già lavorando a qualche nuovo progetto o ti godi semplicemente il momento?
Adesso sono in depressione post-parto! [ride]
Ho finito il libro ad agosto, dopo una chiusa estenuante. Adesso devo recuperare energie, prima di dedicarmi a qualche nuova storia. Posso dirti però che qualche idea già mi sta balenando in testa e spero di lavorare presto a quella storia di fiction che ho rimandato per assecondare l’urgenza di raccontare Maria Callas.