Lauren Cohan ci parla del suo ritorno a The Walking Dead, la serie che ha "predetto" la pandemia | INTERVISTA
In occasione dell'imminente messa in onda su Fox di “Una morte certa”, abbiamo parlato con Lauren Cohan del suo ritorno a The Walking Dead
Sono trascorsi 10 anni da quanto The Walking Dead, la serie TV della AMC basata sull'omonimo fumetti di Robert Kirkman, ha sdoganato una volta per tutti gli zombi presso il grande pubblico.
Chiamateli un po' come più preferiti.
“Una morte certa” (“A Certain Doom”), doveva essere il season finale della decima stagione e, in circostanze convenzionali, avremmo dovuto vederlo in Tv qualche mese fa.
Solo che, nel mentre, The Walking Dead lo stiamo, per certi versi vivendo. C'è una pandemia in corso che ha gettato tutti noi in una specie di distopia sociosanitaria a metà fra l'horror e la fantapolitica.
E così il fittizio virus zombi della serie AMC si è ritrovato a fare i conti con quello, decisamente più reale, che da Wuhan ha poi ammorbato il mondo intero. Tanto che lo show si appresta a fare i conti con una chiusura inevitabilmente condizionata da una produzione a singhiozzi che ci regalerà sei episodi bonus previsti per il 2021 e un'undicesima stagione composta da 24 episodi che verranno girati nel 2022. Quando - anzi, più indicato - se la pandemia lo consentirà.
Poi potremo dire addio a The Walking Dead, la cui storia andrà comunque avanti con i vari spin-off e i film cinematografici con Andrew Lincoln, anche loro fermi al pit-stop per colpa del COVID-19.
Restando in zona saluti, però siamo più nell'accezione di un "bentrovata", in “Una morte certa” assisteremo al ritorno di Lauren Cohan e della sua Maggie.
E nel corso della roundtable virtuale alla quale abbiamo partecipato, Lauren Cohan ha dovuto inevitabilmente fare i conti con i paralleli del lavorare a una serie come The Walking Dead che può essere, suo malgrado, una perfetta allegoria di questi disgraziati tempi moderni.
Mi pare che ci siano delle somiglianze fra la situazione attuale, dove c'è di mezzo una pandemia e un virus, e una saga zombi come The Walking Dead. Per te è così?
Potresti pensare che, magari inizialmente, non ho provato tanta ansia perché, nella mia vita “di fiction” ho a che fare con qualcosa di simile, ma non è proprio così [ride, ndr.]. All'inizio del lockdown anche io ho fatto scorte di roba da mangiare, un sacco di comfort food che poi ho donato alle associazioni che danno una mano a chi ha bisogno anche perché avevo preso troppa roba che poi, chiaramente, sarebbe andata a male. Però sì, diciamo che si tratta di una somiglianza interessante perché, parlando in prospettiva, cerchi di elaborare degli scenari su quello che per te è importante, su quello che faresti in un contesto simile. Ed è una cosa con cui tutti noi ci siamo dovuti confrontare. L'ho già detto in altri incontri stampa avuti durante questa pandemia: tutto quello che t'importa è badare alla tua famiglia, alla sua sicurezza, il vivere il giorno. Che è un po' il concetto alla base di The Walking Dead no? È come se ci avesse messo di fronte a una specie di premonizione. Poi per carità, una cosa che non si augura a nessuno, ma ho comunque questa specie d'interruttore che mi fa trovare il lato positivo delle cose anche delle situazioni pessime come queste, cosa che sicuramente accade a un sacco di persone, che accade anche ai personaggi di The Walking Dead, se vai a rivedere quello che accade nelle varie stagioni. Come quando i personaggi sono nel carcere, Glenn e Maggie si rendono conto che sta per arrivare un figlio e Maggie realizza di non voler avere paura di essere viva. È un'idea che m'ha attraversato la testa innumerevoli volte ultimamente. Cerchiamo di mitigare il rischio, viviamo con consapevolezza, adottando cautele e cerchi di vivere la tua vita nonostante la paura che provi. E fai quello che puoi. Nello show c'è anche la descrizione di come vengono percepite in maniera diversa le varie restrizioni fra chi ha vissuto il passaggio dal prima al poi e chi, magari, è venuto al mondo direttamente dopo il diffondersi del virus zombi. Persone per cui quella che da altri viene percepita come una vita diversa da quella di prima è, invece, la normalità. Altra cosa su cui mi viene da riflettere. E questa è stata una risposta davvero molto lunga, chiedo scusa [ridendo, ndr.].Ma era un'ottima domanda.
Com'è stato tornare nella famiglia di The Walking Dead? Cosa ti è mancato di più di Maggie?
È difficile da individuare con precisione cosa mi sia mancato. Mi è mancato di sicuro quel senso di gruppo, anche se nel mentre sono arrivati colleghi e personaggi con cui ancora non ho avuto modo di entrare in piena connessione per ovvi motivi. Quello che abbiamo sul set è un legame che è difficile da trovare tanto nella vita quanto al lavoro, ed è una cosa che amo con tutto il mio cure. Maggie mi è mancata e anche il leggere le cose che dovremo fare in futuro per gli episodi che sono in pre-produzione è un'esperienza molto bella perché hai modo di scavare a fondo in queste storie, nei legami fra i personaggi. Sto davvero amando la lettura dei copioni, delle battute per Maggie, l'immergermi ancora una volta in questo mondo.
Quanto è importante lavorare con una produttrice come Gale Ann Hurd che ha un background enorme in materia di personaggi femminili molto forti?
Sai, è interessante perché quando questo genere di conversazione stava cominciando a prendere piede nel mondo dello spettacolo, ricordo di aver provato molta gratitudine per fare parte del cast di uno show che, sostanzialmente, aveva già affrontato questa tematica con un certo anticipo. Non sto assolutamente dicendo che do per scontata questa cosa, anzi, sono enormemente grata per aver avuto questa opportunità è ho pensato “Wow, noi ci troviamo già a essere un esempio in tal senso” perché, da una parte, avevamo una leader grandiosa come Gale ed è davvero una buona cosa e mi è già capitato di dirlo, ma sono anche cresciuta circondata da donne forti, mia madre, mia zia. Persone che ringrazio per avermi offerto dei meravigliosi esempi di leadership, che mi hanno insegnato i famosi buoni principi. The Walking Dead è una sorta di attestato di questi concetti e il successo dello show dimostra quanto sia fondamentale presentare determinati dei personaggi che possano essere dei modelli di comportamento.
Quale fine desideri per Maggie ora che ci stiamo avvicinando alla fine dello show?
Porca miseria, non lo so... ci sono davvero tante maniere differenti in cui potrebbe andare. Forse non voglio davvero pensare che ci stiamo avvicinando alla fine e non mi metto a fare previsioni. Se dovessimo parlare di sogni e di vorrei, chiaramente amerei assistere al ritorno di Rick. Vederlo che atterra con un elicottero. E scoprire che con lui c'è anche Michonne. Per quel che riguarda Maggie, nello specifico, è davvero strano pensarci. Voglio dire, sarebbe davvero molto, molto, molto divertente assistere a un salto temporale di 40 anni. Hai queste mani inquadrate da vicino, non sai a chi appartengono poi il campo si allarga e scopri chi sono. Dove sono. E il nuovo mondo in cui stanno vivendo. Magari è con suo nipote, magari è al tramonto della sua vita e ha la fortuna di non morire per colpa degli zombi. Ma è solo un'idea.
THE WALKING DEAD torna su Fox (112, Sky) lunedì 5 ottobre alle 21 con un nuovo episodio speciale in prima visione assoluta. A solo 24 ore dalla messa in onda americana, l’episodio “Una morte certa” (dal titolo originale “A Certain Doom”) si aggiunge alla decima stagione, in attesa di ulteriori 6 episodi “extra” previsti per il prossimo inverno.
In questo episodio speciale Beta conduce la sua armata di zombie verso il rifugio dei sopravvissuti intento a rivendicare l’uccisione di Alpha. I Sussurratori si scontreranno quindi con i protagonisti dando vita a un epico scontro. Farà il suo ritorno in scena anche Maggie, personaggio interpretato da Lauren Cohan, che scoprirà la morte di alcuni alleati per colpa dei Sussurratori. Si scoprirà anche cosa accadrà a Daryl (Norman Reedus), Carol (Melissa McBride) e Negan (Jeffrey Dean Morgan).
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