Lake Como Comic Art Festival - Intervista a Neal Adams: I comics sono il nuovo Rock and roll
I comics stanno conquistando il mondo: parola di Neal Adams, che ne ha parlato con noi sul Lago di Como
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Ha avuto la gentilezza di rispondere ad alcune delle nostre domande, sulle sponde del Lario, durante il Lake Como Comic Art Festival. In realtà, aveva voglia di chiacchierare moltissimo e noi abbiamo per lo più ascoltato. Purtroppo, dando il via alla conversazione con un argomento non proprio felice.
Grazie mille, Mr. Adams. Lei ha rilasciato alcune dichiarazioni non proprio tranquillizzanti sullo stato di salute e sulle condizioni di vita attuali di Stan Lee, ultimamente. Conferma quello che anche noi abbiamo riportato? E ha qualcosa da aggiungere?
Sì, confermo tutto quanto. Da aggiungere ho solo questo: noi che lo conosciamo e che gli vogliamo bene siamo preoccupati, ma a quanto pare la situazione non è tragica. Abbiamo motivo di essere comunque in pena per lui, per la situazione che si è venuta a creare. Le persone che aveva accanto le conoscevamo e sapevamo che, per quanto avessero i loro interessi per stargli vicino, erano adeguate alle sue necessità. Ora, dopo la sua recente malattia, sua figlia si è improvvisamente riavvicinata a lui, assieme a una serie di persone a lei associate. Non che sia mai stata molto vicina a suo padre. Ora sente che la cosa migliore per aiutare e proteggere suo padre e, forse, per proteggere i propri investimenti e la propria eredità, sia vivere con i suoi amici a casa di Stan e allontanare tutti coloro che si sono occupati di lui per venti anni.
Non ho mai conosciuto nessuno che avesse qualcosa di buono da dire su di lei, devo dire. Mi dicono che abbia messo una guardia alla porta della casa di suo padre, un ex wrestler di due metri e passa. Ha tolto a Stan il suo telefono e gliene ha dato un altro, senza divulgare presso i suoi amici il nuovo numero, isolando, di fatto, suo padre dalla maggior parte delle persone che lo conoscono. Tranne che da coloro che lo sorvegliano. Tutto questo è accaduto quando Stan era malato, aveva una brutta influenza. E ora lui si affida completamente a lei e dice di essere d'accordo con lei. Molti di noi si chiedono se questa sia o meno la cosa più saggia. Siamo preoccupati. Lo abbiamo visto a una sessione di firme, poco tempo fa, e non sembrava in buone condizioni. Le buone condizioni in cui era quando Max Anderson si occupava di lui.Ma ci ha confermato di essere a quella convention di sua spontanea volontà. Inoltre, ha affidato ad alcuni video il suo pensiero, dicendo che sta guarendo e che viene trattato bene. Se sia vero non lo so. Ha novantasei anni e credo sia possibile manipolarne le opinioni. Eppure, se dovessimo chiedergli se lo stanno obbligando a dire o fare qualcosa direbbe di no. Ci sono persone che hanno parlato con lui, a casa sua, faccia a faccia e da soli, e lui li ha rassicurati. Siamo preoccupati perché conosciamo sua figlia, ma c'è da capire che il legame familiare viene prima. Ci preoccupiamo per lui, ma se vuole affidarsi a lei, va bene. Il punto è che non sappiamo se gli stia succedendo qualcosa di brutto, non siamo certi di nulla, non sappiamo se sia nelle migliori condizioni possibili in cui trascorrere l'ultima parte della sua vita. Non possiamo saperlo e questo ci fa preoccupare, perché nessuno può intromettersi in questioni di famiglia.
Non sentiamo dire niente di buono, ma va ammesso che non arrivano nemmeno notizie terribili. Siamo impotenti e ignoranti. Ma, se qualcuno leggerà queste mie parole e penserà che qualcosa non vada e che bisognerebbe fare qualcosa in merito, io gli chiedo di soffrire un po' assieme a noi. Come noi siamo preoccupati e non abbiamo risposte, vi chiediamo di condividere la nostra incertezza.
Grazie mille, Mr. Adams. Parlando di comics, che cosa pensa della scena del Fumetto odierna in termini di--
Penso che i comics stiano conquistando il mondo. E senza fare vittime. Non muore nessuno. A parte Donald Trump che, sicuramente non legge fumetti, per fortuna... e credo che non legga proprio niente nella sua vita che abbia più di diciassette parole. Tutti, in qualche modo sono coinvolti dal mondo del Fumetto, oggigiorno. I comics e l'industria sono in forma smagliante, così come lo sono tutti gli aspetti che vi gravitano attorno. Siamo in un'era tutta nuova. La gente non ha una vera percezione di quel che accade nella Storia, dall'interno. La Storia è la situazione in cui viviamo nel presente. Non ce ne accorgiamo fino in fondo, ma i comics hanno davvero preso possesso di quasi qualunque cosa. I film, i videogiochi, i pigiami, le magliette, le ciabatte... tutto quel che possediamo, usiamo, vestiamo è stato conquistato dai fumetti. Si usano i super eroi per vendere automobili, oggigiorno.
Ormai siamo in un'era in cui i media si sono mescolati tra loro, cosa che ha permesso al Fumetto americano di essere letto in Cina, Russia, India e Giappone. E così viviamo in un periodo in cui l'immaginario collettivo del mondo intero ha le sue radici nel nostro Fumetto, nei personaggi dei comics. So che è stranissimo da dire, ma è così. Non sono bande dessinée, non sono fumetti italiani: sono comics americani. E fanno bene all'economia mondiale, offrono alla gente una passione da seguire, portano a incontrarsi un sacco di persone molto creative.
Quando il nostro Fumetto è nato, lo ha fatto scritto e disegnato da un gruppo di ragazzini ebrei di New York. Ora, ai nostri albi collaborano persone di tutto il mondo, dalla Cecoslovacchia, dal Brasile, dalla Spagna, dall'Italia, dalla Serbia. Si è creata una comunità artistica e professionale planetaria che contribuisce all'esistenza dei comics, intrattenendo tutti noi. E in ogni famiglia americana che conosco c'è almeno un ragazzino che, da grande, vuole disegnare o scrivere fumetti.
Non è più "geeksville", ma uno dei fenomeni più importanti della cultura popolare del mondo. E non ce ne accorgiamo fino in fondo perché ci siamo dentro. La stessa cosa è successa con il Rock and Roll, la più grande rivoluzione culturale di quando ero ragazzo io. E quel che l'epoca del Rock and Roll ha significato era la possibilità che dei giovani, degli adolescenti, per la prima volta nella storia, avessero dei soldi in tasca e potessero scegliere come spenderli. Non era così, prima. Non era mai stato così. Nel 1965, hanno cominciato a pagare per quel che volevano e il mercato ne ha dovuto prendere atto, ha dovuto vendere loro vestiti, dischi, cose che piacevano a loro. Questa prospettiva così diversa ha cambiato l'intera economia mondiale, l'intera cultura mondiale. E ora siamo protagonisti di una nuova rivoluzione. Sta succedendo. Oggi.
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Parlando di quel che succede internamente al mondo dei comics, possiamo dire che uno dei cambiamenti più interessanti e importanti riguarda il fatto che le super star del Fumetto americano oggi sono gli sceneggiatori, e non più i disegnatori come negli anni Ottanta e Novanta?
Si può sostenere. Alcuni lo credono fermamente. Ma nel mondo della cultura tutto scorre, come l'acqua. Non possiamo prevedere il futuro e i cambiamenti che porteranno. Ad esempio, ecco una cosa a cui fare attenzione: c'è un sacco di gente, alla DC Comics, molta più che in passato, che scrive e disegna le storie a fumetti. Artisti che sceneggiano le loro stesse storie. Che cosa sarà mai successo? Gli scrittori non hanno più il potere assoluto sulle decisioni che riguardano la storia. Sempre più spesso, sono i disegnatori che raccontano. Anche perché, cosa fondamentale, gli artisti si sono accorti del fatto che gli scrittori sono pagati molto meglio, soprattutto in relazione al tempo di lavoro.
Stanno iniziando a chiedersi se hanno davvero bisogno di sceneggiatori, se non possono loro stessi a fare il loro mestiere. Siamo al punto di partenza di questo cambiamento epocale all'interno del mondo dei comics. Sarà giusto? Sarà sbagliato? Be', è una delle correnti che si muovono in questo mare immenso e mai immobile. Io stesso sono tornato, recentemente, a lavorare in questo mondo: improvvisamente riprendo in mano il personaggio di Deadman e la gente nota il mio lavoro.
Su cui lei aveva il totale controllo creativo.
Esattamente. Non è strano? Una generazione ha lasciato il suo segno sul Fumetto americano e ora sta lasciando il posto a un'altra. Quindi che cosa accadrà quando Olivier Coipel inizierà a scrivere le sue storie? Quando Stuart Immonen si metterà a sceneggiare? Non ho la capacità di prevedere cosa accadrà, e le decisioni sono prese molto al di sopra di me, ma qualcosa sta cambiando.
Per noi, in Italia, è strano questo discorso, perché siamo abbastanza abituati agli autori completi.
Ma questo non è sempre vero, no?
No, ma tanti maestri hanno quella fisionomia lì: Hugo Pratt, Andrea Pazienza, Benito Jacovitti... Anche tanti grandi fumettisti contemporanei scrivono e disegnano assieme.
Ma sono certo che ci siano anche moltissimi fumetti che non sono di una sola persona.
Quando lei era giovane c'era uno stile piuttosto stabile e riconoscibile nel mondo dei comics...
Stai dando per scontato che io non sia più giovane. Fa' attenzione, perché molti ti direbbero che essere giovani non abbia nulla a che vedere con l'età. C'è chi è vecchio prima dei trent'anni. E, nel nostro mondo, la questione non è quanti anni hai, ma se sei passato, se non entri più nell'immaginario e negli interessi del pubblico. Ed io non penso affatto di essere passato.
Quello che è successo negli ultimi trent'anni è questo: abbiamo più artisti e sceneggiatori che mai e sono più talentuosi e abili che mai. E ci sono un sacco di persone con cui ognuno di noi deve competere, persone di enorme capacità. Quando ero ragazzo, non è che ci fossero tanti bravi disegnatori. Non molti. Oggi, invece, ce ne sono un sacco. Ogni giorno, mi chiedo se io sia ancora in grado di competere con loro. E, vuoi saperlo? Ogni giorno mi rispondo di sì, in un ambiente incredibilmente competitivo.
Ed è vero che c'è molta più varietà in termini di stile di disegno, rispetto ai vecchi tempi?
Assolutamente.
E può essere che sia così perché le grandi case editrici hanno abbracciato e accettato le istanze del Fumetto più indipendente, più underground, incorporandole?
No. Le major non hanno l'intelligenza e il buon senso per accogliere proprio nulla. Vedi, gli editori non hanno mai inventato niente. Non fanno altro che rispondere a quel che dice il mercato. Se piace, lo fanno. Non sono gli editori che hanno deciso che Harley Quinn potesse diventare un personaggio famoso in tutto il mondo: è stato il mercato, il pubblico, sono stati gli autori e i disegnatori. Tutto quel che succede nella cultura viene dal dialogo tra chi crea e chi legge e compra.
Gli editori, se riescono, se ne accorgono e agiscono di conseguenza, ma non hanno la capacità di vedere, prevedere, capire o interpretare. Sono burattini. E non ti parlo di chi lavora dietro le quinte, ma a contatto con la narrazione e l'arte, non ti parlo dei Jim Lee o dei Dan DiDio, ma di chi sta sopra di loro, che prende le decisioni su come vanno spesi i soldi. Sono ciechi di fronte a quel che succede tra i lettori o nella società. Il loro lavoro è quello di contabili, che sanno cosa sta facendo guadagnare e cosa no. Se c'è varietà, quindi, non dipende affatto dagli editori.
Sarei scioccato di vedere un editore che prevede una tendenza. Non hanno la minima idea di quali siano le loro stesse risorse. Sono sempre i creativi, alla ricerca di nuovi approcci, nuovi stili, nuove maniere per migliorare quello che fanno, a capire in anticipo e a dare vita a nuove tendenze. E questo fa parte della competizione di cui ti dicevo prima e, contemporaneamente, dell'impossibilità di prevedere da dove verrà la prossima novità che ci farà saltare tutti sulla sedia.
Negli anni Cinquanta, nessuno si aspettava Elvis Presley, un tizio bianco che cantava come un nero. Ma, se lo guardi con la prospettiva di oggi, sembra ovvio che prima o poi saltasse fuori uno così. Insomma... era Elvis. Impossibile immaginare la storia della Musica senza di lui. Eppure, nessuno lo aveva immaginato, nessuno lo aveva previsto.