Intervista a John Romita Jr.: "Chi è Spider-Man per me? Uno di famiglia"

Il nostro incontro con il grande John Romita Jr a Lucca Comics & Games, dove ha parlato di Spider-Man e del rapporto con suo padre

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Sono davvero pochi gli autori che hanno legato il proprio nome a quello della casa editrice per la quale lavorano o hanno lavorato. In questa strettissima cerchia, troviamo John Romita Jr, disegnatore statunitense simbolo della Marvel degli ultimi decenni. Nel corso degli anni, infatti, Romita ha avuto modo di lavorare su tutte le principali serie della Casa delle Idee, caratterizzando con la sua arte personaggi del calibro di Spider-Man, Capitan America, X-Men, Daredevil e tanti altri ancora.

Nella cornice della recente Lucca Comics & Games, abbiamo avuto modo di incontrare il leggendario artista con il quale abbiamo chiacchierato sulla sua lunghissima carriera; in particolare, l’occasione è stata ghiotta per parlare del suo rapporto con Spider-Man - di cui si celebra il sessantesimo anniversario - del suo modo di lavorare e del rapporto con il padre, altro straordinario artista della Marvel.
Ringraziamo l’ufficio stampa di Panini Comics per la disponibilità dimostrata.

Ciao, John e benvenuto su BadTaste.it.

Ci stiamo lasciando alle spalle due anni molto complicati, condizionati dall’emergenza sanitaria legata al Covid. Ritornare a frequentare kermesse come questa lucchese è quasi liberatorio. Come stai vivendo quest’esperienza? Com’è stato tornare a vivere il contatto con il pubblico?

Romita Jr - Ciao a tutti. Prima della pandemia, sentivo gente dire che era stanca dei continui spostamenti legati alle fiere di fumetti, quasi non voleva più parteciparvi. Durante il lockdown, invece, tutti si lamentavano di quanto mancassero eventi del genere. La realtà è che io ho sempre amato incontrare il pubblico, specialmente quello italiano, che adoro. Mi sono sempre trovato bene ovunque, anche se, nel corso degli anni, non sono mancati episodi spiacevoli con pochissimi fan.

Non mi interessa il dispendio di energie durante questi giorni, mi interessa solo il contatto con la gente.

Provo a immaginare la telefonata con la quale C.B. Cebulski [Editor in Chief della Marvel, Ndr] ti ha convinto a tornare a lavorare sull’ultimo rilancio di Amazing Spider-Man insieme allo sceneggiatore Zeb Wells. Qual è stata la molla che ti portato ad accettare quest’offerta?

Romita Jr - Bella domanda. [Ride] La malinconia. Spidey è uno di famiglia e mi mancava, mi mancavano i miei amici, mi mancava la Marvel. Sono stato bene alla DC Comics e mi sono divertito a lavorare con loro. Ma quello era solo lavoro, non sono legato emotivamente a quei personaggi così come lo sono con Spidey.

La Marvel è una seconda casa per te, visto che hai avuto modo di lavorarci per trentacinque anni, accanto a sceneggiatori del calibro di Chris Claremont, Frank Miller, J. M. Straczynski e altri ancora. Come ti relazioni, invece, con la nuova leva di autori che si sta imponendo alla Casa delle Idee? In particolare, mi riferisco all’attuale lavoro con Zeb Wells su Amazing Spider-Man.

Romita Jr - Bella domanda. Non sono solito fare paragoni tra gli sceneggiatori con i quali lavoro, mi piace raccogliere tutte le nuove sfide che mi lanciano alla loro maniera. Si tratta di sfide che riesco ad affrontare e che mi permettono di diventare un artista migliore. Faccio così con tutti.

Dopo diversi anni di lontananza, in che condizioni hai trovato Peter Parker?

Romita Jr - [Ride] Attenendomi a quello che succederà nella storia, di cui non conosco ancora tutto lo svolgimento, il mio Peter è molto più esausto, stanco, allo stremo delle forze che mai. Peter affronta tanti combattimenti e, in molti casi, le prende di santa ragione. Per questo motivo, ho voluto rappresentarlo come un pugile, in cui sono evidenti i segni delle varie colluttazioni. Allo stesso tempo, sta affrontando sfide personali, emotive molto forti, che lasciano comunque delle cicatrici.

Leggendo i primi capitoli della run su Amazing Spider-Man, appare evidente un’evoluzione dello stile artistico; in particolare, il lavoro di sintesi portato avanti sia nelle sequenze action, sia in quelle di dialogo. È questa la nuova evoluzione del tuo stile?

Romita Jr - In piccola parte, mi è stato chiesto di osare di meno, in attesa di quello che sarà il gran finale della storia; dall’altro canto, forse sono stanco di disegnare! [Ride] La storia è costruita per esplodere nel finale e, in questa prima fase, lo storytelling prevede più sequenze melodrammatiche, di dialogo.

Quindi, hai preferito concentrarti maggiormente sulla recitazione dei personaggi.

Romita Jr - Esatto, è così. Generalmente, gli sceneggiatori mi chiedono di disegnare la storia nella maniera in cui la vivo, la percepisco. Nello specifico, Zeb [Wells] mi ha chiesto grande attenzione nelle espressioni facciali, perché ci sono molti momenti emozionali che coinvolgono Peter e Mary Jane: adesso, lei ha dei figli con un altro uomo, quindi la recitazione è fondamentale per trasmettere queste suggestioni.

Per farti capire: quando devo realizzare una conversazione tra Peter e M.J., Zeb mi invia la sceneggiatura con i dialoghi e poche descrizioni. Per una scena di scontro, invece, mi ritrovo sequenze molto più lunghe, ricche di dettagli. Capito? [lo dice in italiano]

Non voglio chiederti qual è il personaggio che ami disegnare di più, perché posso immaginare il suo nome. Voglio conoscere, invece, il personaggio che ti ha creato maggiori grattacapi.

Romita Jr - [Ride] Su due piedi, ti dico Capitan America. All’inizio, è stato molto difficile lavorarci, in particolare tutti i dettagli del costume, l’ovale dello scudo. Con il tempo, ho imparato a svilupparne tutti gli aspetti tranquillamente. In generale, ogni personaggio presenta delle difficoltà, come Thor, per fare un altro esempio, visto il suo elmo con le ali, o il mantello.

La difficoltà più grande che accomuna tutti i super eroi, però, è il renderli immediatamente riconoscibili quando sono senza il loro costume. Così come è fondamentale fare lo stesso lavoro sui personaggi secondari, quelli umani, privi di poteri.

Siamo in chiusura ed è il momento di aprire lo scrigno dei ricordi. Abbiamo parlato di Spider-Man, dei suoi sessant’anni e, quindi, ti chiedo qual è il primo ricordo che hai da lettore di fumetti dell’Uomo Ragno e qual è stata la tavola più difficile da realizzare dell’Arrampicamuri?

Romita Jr – Ti rispondo subito dicendoti la morte di Gwen Stacy [Amazing Spider-Man #121 del 1973]. Ero un giovane lettore e per la prima volta i fumetti diventano più intensi, più drammatici. Un personaggio moriva e spezzava in due il super eroe. Un momento determinante rimasto vivo nella mia mente di giovane lettore, disegnato proprio da mio padre.

Come addetto ai lavori, credo che la storia più difficile da disegnare sia stata quella legata agli attentati dell’11 settembre [Amazing Spider-Man #36 del 2001]. Un momento cruciale per la mia carriera, uno dei momenti più oscuri.

Parlando di La morte di Gwen Stacy hai citato tuo padre. Negli ultimi anni, molte saghe - da Star Wars a Top Gun a Rocky - hanno messo al centro delle loro trame il rapporto tra padri e figli. Com’è stato per te relazionarti con l’ingombrante eredità di tuo padre?

Romita Jr - È qualcosa che mi sono autoimposto, ovvero cercare di diventare un artista migliore guardando il lavoro di mio padre. Non posso paragonarmi a lui, è un artista fantastico, però ammirarlo lavorare mi ha aiutato a diventare un disegnatore migliore. Mi sarebbe bastato osservarlo, è già sarebbe stato fantastico. L’averlo fatto ed essere diventato chi sono oggi, ha reso il tutto ancora più incredibile.

Grazie, John.

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