Jeremy Renner ci parla di Mission: Impossible - Protocollo Fantasma

Abbiamo incontrato Jeremy Renner alla presentazione alla stampa londinese di Mission: Impossible - Protocollo Fantasma...

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A cura di Valerio Salvi

Jeremy Renner: chi era costui? Se la domanda l’avessimo rivolta a chiunque quattro anni fa, ci saremmo trovati di fronte ad un vero Carneade. Qualche comparsata nelle serie TV, teatro (e chi lo vede quello), un paio di ruoli di contorno in film di cassetta, praticamente un “arredo umano”. Poi arriva The Hurt Locker. Ora fioccano i franchise: The Bourne Legacy, The Avengers e, ovviamente Mission: Impossible - Protocollo Fantasma, è tutt’altra storia.

Lo abbiamo incontrato alla presentazione del quarto episodio della saga d'azione prodotto da J.J. Abrams e diretto da Brad Bird, e abbiamo parlato della sua carriera e, ovviamente, di Mission: Impossible.

 

Jeremy, improvvisamente la fama, e salti da un franchise all’altro.
In effetti sono dentro a tre diversi meccanismi: chi lo avrebbe mai detto!

Sì, e ti sei pure portato la cotta di maglia di Thor dentro Mission: Impossible…
Ti riferisci alla scena del salto nel condotto di ventilazione? E' vero, non ho saputo resistere!

Scherzi a parte, come è stato girare Mission: Impossible con Tom Cruise?
Fantastico. Ho accettato appena me l’hanno proposto. Di solito non accetto progetti dove non c’è già la sceneggiatura, ma in questo caso ho fatto un’eccezione considerando chi c’era a bordo. Tom è una persona fantastica ed è nel business orma da un trentennio, veramente incredibile.

Mi vuoi veramente dire che non c’era ancora lo script?
La storia di massima era definita, ma tutto il contorno no, tra l’altro abbiamo fatto anche dei cambiamenti, ma sono molto contento del risultato finale e del “tono” del film. C’è un grande bilanciamento tra humor, action e thriller.

Lo humor immagino sia tutto nelle mani di Simon Pegg?
No, anche un po’ nelle mie! Ma lui ti fa ridere continuamente, è veramente divertente, ma allo stesso tempo un attore formidabile. Una vera scoperta.

L’azione immagino sia affidata tutta a Tom Cruise…
Certo, ovviamente saprete che è l’attore stuntman per eccellenza: è sempre determinato a fare le cose da solo, almeno finché glielo permettono. Mi ha coinvolto in questa storia e mi sogno ancora la notte la sequenza in cui lo devo acchiappare al volo a 200 metri di altezza.
Una cosa terribile, appeso a testa in giù da una finestra non so per quanto tempo.

Senti, parlando di cinema d'azione, sei il nuovo protagonista della saga di Bourne: come ti senti a rivestire questi panni?
Mi ci devo abituare. L’idea è comunque di essere qualcosa di nuovo mantenendo l’eredità dei film precedenti, comunque ci lavoreremo.

E di Clint Barton che mi dici?
Come immaginerai di Occhio di Falco non posso parlare, ma posso comunque dirti una cosa: mettere tutti questi personaggi insieme in un'unica stanza per affrontare una minaccia che altrimenti da soli non sarebbero stati in grado di fronteggiare può dar vita a dinamiche molto interessanti. Un po’ come per me incontrare Robert Downey che ti dà pacche sulle spalle!
 

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