Venezia 71 - Intervista: Ethan Hawke e Andrew Niccol ci parlano di Good Kill

La coppia di Gattaca torna insieme per raccontare in Good Kill la guerra combattuta attraverso i droni e spaventare con le sue conseguenze

Critico e giornalista cinematografico


Condividi

Non è stato accolto proprio da uno scroscio di applausi il nuovo film di Andrew Niccol, Good Kill, di nuovo insieme a Ethan Hawke dopo il successo di Gattaca 17 anni fa.

Tuttavia la storia è di quelle centrali nell’immaginario collettivo contemporaneo: un pilota di droni fa la guerra dall'America, in orari di lavoro ammazza per poi tornare a casa la sera. Cosa comporta questo nuovo (e reale) tipo di guerra? Come cambiano le persone e soprattutto (questo è il lavoro della fantascienza anche quando è ambientata nel presente) cosa rischiamo?

La domanda, chiaramente, l’abbiamo girata ai due protagonisti.

Niccol: “È tutto diverso, cambia anche l'odio per il nemico (storicamente un grande motore della guerra), perchè in questi casi addirittura puoi finire ad innamorartene vedendolo in video per giorni e giorni
Hawke: “Come molte delle persone che si arruolano penso che il mio personaggio volesse davvero riuscire a proteggere qualcuno ma anche a lui hanno mentito

In che senso “anche”?

Hawke: “Ci dicono molte cose per allontanarci dalla realtà, quel che vediamo accadere nei giornali non corrisponde a quel che succede sul serio. Cioè Obama che vince il nobel per la pace, la scusa delle morti giuste come il titolo del film o anche che ci siamo ritirati dall’Afghanistan quando abbiamo lasciato un mare di droni!
Niccol: “Si ma non è solo Obama, la storia dei droni è perfettamente bipartisan, in fondo è un programma iniziato da Bush

Avevate confidenza con i droni?

Hawke: “Io pochissima, le prime volte che ne leggevo non sapevo nemmeno come fossero, non riuscivo ad immaginarli e per questo mi sembravano una cosa buona
Niccol: “Ho preferito documentarmi molto

Quanto c’è di vero?

Niccol: “Quasi tutto, abbiamo parlato a lungo con diversi veri piloti di droni che ci hanno seguito anche durante le riprese. L’unica forzatura di finzione è che non si verificano così tanti eventi tutti insieme, un pilota di droni solitamente sta anche un anno senza vedere niente di niente, poi in 5 minuti si scatena tutta l’azione. In molti ci hanno raccontato di aver testimoniato atrocità di guerra senza poter intervenire perchè non era la loro missione

Continua a leggere su BadTaste