Venezia 71 - Intervista: Sabina Guzzanti e la difficile genesi di La trattativa

Polemica e battagliera Sabina Guzzanti non ha gradito il paragone che abbiamo fatto tra il suo film e Belluscone

Critico e giornalista cinematografico


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Le interviste con Sabina Guzzanti sono sempre a rischio polemica, un po’ per l’atteggiamento dei giornalisti (che non vedono l’ora di trovarne una) e un po’ per l’atteggiamento della stessa Guzzanti, dotata di idee ben chiare che non intende mediare nelle risposte.

Noi l’abbiamo incontrata poco dopo la proiezione per la stampa di La trattativa assieme ad un gruppo di altri giornalisti. L’intervista è arrivata verso la fine di questo Festival di Venezia, dopo che buona parte dei film erano già stati mostrati e non è stato difficile trovare punti in comune tra il suo film e Belluscone di Franco Maresco, centrato su altro rispetto a La trattativa ma in certi punti sovrapposto (la costruzione della fortuna di Berlusconi, il rapporto tra mafia e stato italiano).

Abbiamo iniziato noi a fare le domande dal gruppo di giornalisti ma la nostra versione non è piaciuta alla Guzzanti.

Il tuo film ha alcuni punti in comune con quello di Franco Maresco, Belluscone, pensi che…

No. Non è così. Non centrano niente

L’hai visto?

No ma so di cosa parla

Noi qui l’abbiamo visto e benchè gli argomenti siano molto diversi e anche lo stile sia un altro, in certi punti ci sono delle sovrapposizioni tematiche, pensi che sia dovuto al fatto che è un argomento nell’aria?

Penso che nell’aria non ci sia un bel niente, scusa. Sono due film molto diversi il mio e Belluscone

Si lo sono, si tratta solo di alcune sovrapposizioni in certi punti

Ho visto il trailer è un film sui neomelodici

Si ma non solo. C’è altro

A me risulti parli di tutt'altro. I nostri film non hanno nulla in comune

Registrata la volontà di Sabina Guzzanti ad affrontare serenamente la questione (specie considerato che non ha visto il film di Maresco, dunque la discussione non avrebbe avuto senso) siamo passati ad altro.

Come mai hai optato per uno stile che mescola realtà e finzione?

Avevo pensato di raccontarlo tutto con la finzione inizialmente perchè usare solo la forma classica del documentario sarebbe risultato poco comprensibile e non sarebbe stato un film. Dunque quando ho potuto ho usato materiale reale e per le parti per le quali non poteva esistere mi sono rivolta alla finzione, cioè nessuno filmava Spatuzza mentre dichiarava di aver fatto lui l'attentato a Borsellino

Quando è nata l’idea del film?

Girando Draquila e intervistando Massimo Ciancimino. Le mie interviste sono sempre molto lunghe e quindi diventano un'occasione di apprendimento per me. Mi ero appassionata alla sua intervista ma con il terremoto centrava poco allora ho pensato di approfondire la materia con un altro film perchè è una storia che pare perfetta per il cinema

Sappiamo che ci sono state difficoltà finanziarie e lo stato non è venuto per nulla in aiuto...

Esatto. Il film doveva essere a Venezia l'anno scorso ma non avevo i soldi per finirlo. Gran parte è girata con un green screen e mi mancava il denaro per la postproduzione. Avevo chiesto il contributo ministeriale ma non l’ho ottenuto e la cosa più clamorosa è che non ci hanno concesso nemmeno l’etichetta di “Film d’interesse culturale” che è una cosa che concedono anche ai Vanzina! Mi è parso un atto proprio sfrontato anche perchè faccio parte di quel 5% delle persone che pagano le tasse.

Come ti sei documentata?

Con le registrazioni dei processi che si trovano sia negli archivi di Radio radicale che su siti come antimafia2000.it. Noi abbiamo scelto una messa in scena teatrale ma i processi di loro sono davvero un teatrino. Ascoltando le registrazioni mi facevo risate pazzesche, dai rumori che ci sono prima del processo che paiono i suoni prima di un concerto di classica, quando l'orchestra accorda, agli inizi lentissimi, i siparietti involontari con i cancellieri…

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