Intervista a Pietro Valsecchi: tra Checco Zalone, Papa Francesco e l'addio a Taodue tra 5 anni
Pietro Valsecchi, il più dinamico e vittorioso produttore italiano del momento, tra poco in sala con Quo Vado? e The Pills - Sempre Meglio che Lavorare
A pochi giorni dall’uscita di Quo Vado? (leggi la recensione), il film che tutti si aspettano batta il record di incassi nel nostro paese per un film italiano (che detiene lui stesso con Sole a catinelle), l’abbiamo incontrato nel suo studio.
Non voglio dire quanto farà questo film. Io lo so, ma non lo dico. Lo facciamo uscire in 1300 sale, ma non pensi che siamo noi a volerlo, non è che stiamo a chiamare gli esercenti uno per uno, sono loro che ce lo chiedono, sono loro che lo vogliono. Del resto non sta a me presentare ora Zalone, l’ho fatto qualche anno fa, adesso lo aspettano tutti è un attore completo, un artista a 360° che sa suonare e cantare, ha la battuta pronta ed è anche un letterato che però adora fare il cafone.
Dieci milioni. Sono andati più che altro in location e animali. E Checco Zalone. Ma si vedono tutti eh. Questo film poteva anche costare 15 milioni, siamo stati bravi a farlo costare meno.
Eppure all’estero non riuscite a venderlo vero?
No, quello della lingua è un handicap troppo grosso.
Sì certo, tuttavia quando i film comici incassano tantissimo comunque un po’ girano. Anche noi in Italia che solitamente non guardiamo commedie tedesche se queste sono di grandissimo incasso in patria le distribuiamo, vedasi il caso di Fuck you prof...
Ma infatti c’è grande interesse su Checco, più però per fare dei remake, vogliono il format.
Immagino che per Chiamatemi Francesco sia stato più facile invece no?
Certo, abbiamo contatti con 40 paesi, ora lo stiamo facendo sonorizzare in spagnolo.
Le ha detto qualcosa il Papa?
L’ho incontrato il giorno dopo la proiezione con mia moglie, i miei figli, Daniele Luchetti e i due attori. È stato molto gentile ma non abbiamo parlato del film, non sarebbe stato elegante giustamente... Ci ha stretto le mani e ci ha detto “pregate per noi”. Certo se si affida lui a noi… Ma è stato carino.
Ha incontrato qualcuno anche più bravo di lei con il marketing…
Come dice Paolo Sorrentino il produttore deve avere un po’ di follia e un po’ di coraggioEh…… [sorride ndr]
Come dice Paolo Sorrentino il produttore deve avere un po’ di follia e un po’ di coraggio. Se non li avessi avuti non avrei fatto un film sul Papa così, o uno su Zalone o con I soliti idioti. Bisogna avere il coraggio di trovare storie nuove, contenuti nuovi, poi sono i ragazzi sui social che decidono dove andare.
Devi avere cuore e testa che pulsa lì con loro, poi ti puoi pure allargare ai 40enni ma come principio dobbiamo rinnovare il nostro linguaggio. Io sono uno che pensa ancora al giornale di carta, mentre mia moglie pensa direttamente ad internet. In questo sono vecchio.
Diversi cineasti italiani noti stanno facendo film internazionali. Chiamatemi Francesco è in linea con quest’idea, cioè un film non pensato solo per l’Italia, la trova una strada da battere?
Non bisogna mai pensare un film per un pubblico, bisogna pensare un film e basta.
Certo però se prendi Jeremy Irons e Olga Kurylenko e lo giri inglese un pubblico lo stai immaginando…
Beh se immagini una storia non italiana non puoi pensare un cast tutto italiano e viceversa. Ma ricorda sempre che alle volte un film più è locale più è internazionale, pensa a Padre padrone o al grande cinema italiano degli anni d’oro. Al contrario puoi pensare una storia già internazionale, così costosa da necessitare un attore straniero e grande. Perchè se la storia costa poco anche Tornatore non ha bisogno degli attori internazionali. Le guest e le star importanti ti portano mercato.
Poi non credere che le vendite all’estero ti riempiano di soldi eh… Ventimila qui, trentamila lì, quarantamila là... Cioè Il Capo dei Capi dieci anni fa l’abbiamo venduto ovunque ma non ci siamo mica arricchiti. Anche tu quando compri i film per l’Italia non è che spendi cifre enormi. Visto che non c’è tutta ‘sta grande concorrenza per accaparrarsi i film chi l’ha fatto vuole dartelo.
I distributori televisivi sempre di più stanno diventando cofinanziatori, la trova una cosa buona?
Certo più soldi arrivano meglio è. Io produrrei pure per Netflix, mai dire mai, nonostante il nostro legame con Medusa potremmo anche.
Cioè Il Tredicesimo Apostolo è una storia per Netflix, non per Canale 5, e quando vai da loro e ti presenti con 5 milioni e mezzo di fan enormi, 5 milioni e mezzo che tu gli porti, beh per loro sarebbe interessante.
Cos’è cambiato in Taodue dopo i primi 3 film di Zalone?
Mah devo dire niente….
Beh ci sarà stata un’iniezione di capitale forte!
Sì certo c’è stata, ma noi siamo qui da 25 anni mica da ieri! Sarebbe stata una sciocchezza pensare a fare chissà che follie perché hai fatto bingo, devi pensare innanzitutto a mantenere il successo. Quello che mi sono permesso è stato di prendere ThePills, Edoardo Ferrario o Frank Matano e fargli fare il loro film. A partire da Checco ho pensato a tutta una linea di giovani comici intelligenti, graffianti, contemporanei, generazionali che possono esistere al cinema ed avere il loro pubblico. Questo significa avere coraggio e follia!
Avete razziato il meglio di YouTube, tuttavia al momento questo tipo di talenti che vengono dalla rete non vanno bene al cinema. Che strategia avete in mente per farli funzionare?
Noi pensiamo che un film debba avere un’anima e abbiamo mestiere nel dare anima ad un film. Un giovane viene qua e ci propone un film ma dietro c’è un mondo che lo aiuta a metterlo in piedi, non è un mestiere che impari così, non cresce come la frutta, un film bisogna saperlo fare e tagliare. CUT!! Devi sapere come lavorare una scena.
Il primo ad uscire sarà Sempre meglio che Lavorare, dei ThePills, che vi aspettate?
Non lo so, tra 5 anni smetterò questo lavoro, cioè di essere AD di Taodue e vorrò fare altroSono molto romani, già è un mercato più stretto. Sono simpatici e dei matti ma io vorrei superare il milione, diciamo un milione e due e se sono bravi si può pensare a progettare il secondo. Frank Matano al contrario è su un altro piano perché è più conosciuto e radicato nel territorio grazie alla televisione, già ha una sua immagine e un suo look chiari. Ferrario infine è un giovane che si sta affermando è molto bravo, l’altra sera ha riempito il Piper qui a Roma. Su loro puntiamo molto. Sono 3 nuove generazioni, poi magari uno cade e l’altro sale ma è normale. Noi siamo in dovere di costruire sempre nuovi talenti.
Come immagina il futuro della Taodue?
Non lo so, tra 5 anni smetterò questo lavoro, cioè di essere AD di Taodue e vorrò fare altro. Meglio lasciare al massimo che al minimo.
Adesso ho fatto questo libro, Prima famiglia, in cui c’è molto di me e della mia famiglia, si svolge nel 1910 in America. Vedi nella vita quante sorprese? Magari fai un libro poi il secondo, il terzo…
Cioè si è stufato di produrre?
Beh è una grande pressione, devi fare risultato al botteghino e risultato in televisione, il cuore pompa eh! Poi io non gioisco quando vinco, per niente, sono tranquillo ma quando va male mi incazzo tantissimo, per cui capisci che con tutto quello che ho fatto è una vitaccia.
Eppure di storie ce ne sarebbero ancora da raccontare! Adesso stiamo progettando due nuove serie, una si chiama Senza traccia, sugli scomparsi, e l’altra invece Il Reclutatore su un ragazzo che entra nell’ISIS, molto forte, molto dura. Tra 5 anni vorrei poter fare una sola cosa all’anno, sarebbe bello.
Ma anche una tensione più forte, che se fa una cosa sola e poi non va…
No no. Se ne faccio una sola sono sicuro di vincere, con una sola è difficile sbagliare perché la monto la rismonto, le musiche giuste, l’attore… la curo come un bambino proprio. Un po’ così ci nasci, non ci diventi. Io ho una sensibilità che è quella. Non è che il gruppo mi dice di svegliarmi alle 5 del mattino con le idee ma io lo stesso lo faccio, vado a dormire pensando ad un problema e mi sveglio con la soluzione.
La società la lascia ai suoi figli?
Ma magari! Adesso non perché sono i miei figli ma sono bravi, lavorano già e vanno molto bene. Loro non vogliono lavorare con me e fanno bene, perché io sono una belva vera e poi vogliono la loro strada. Comunque chi prenderà la Taodue prenderà un gioiello e un marchio, sto crescendo delle persone qua dentro che magari la prenderanno, io farò da consulente esterno mi sa… Questo rinnovo l’ho fatto per le persone qui dentro perché ci vuole un certo ricambio.
Avevo anche l’idea di andarmene da solo e fare un mio gruppo, aprire una nuova società ma mi sono chiesto perché avrei dovuto, sarebbe stata comunque una scorrettezza anche se il contratto era finito. Tra 5 anni mi auguro abbiano trovato qualcuno, poi magari entrerò nello staff di Canale 5 per la fiction chi lo sa…
Una volta la data fondamentale della distribuzione in Italia era Natale, ora con Checco l’avete cambiata, spostandola al primo Gennaio. Da quel momento tutti vogliono uscire ad inizio anno. È un caso e poteva essere un’altra data o è proprio una data importante?
Solo i film fanno la differenza, non le date. Il panettone è stato lì per 20 anni e ad un certo punto è crollato, ma anche Distretto di polizia è stato 13 anni e poi basta. Il pubblico vuole cose nuove. Ora il panettone si è frammentato, prima faceva 30 milioni da solo adesso sono di più e si dividono sempre quei 30.
Guarda Boldi che esce prima, ci mette del suo e fa i soldi, e io sono contento, ben venga perché è uno che ha lottato e ha fatto il suo film. Noi facciamo il lavoro più bello e più difficile del mondo, se potessimo evitare le beghe e le invidie sarebbe meglio.
Pensa che io non sono invidioso di nessuno, anche prima di fare successo non ero invidioso. Non sai quanti giovani e quanti produttori ho aiutato! Nicola Giuliano, il produttore di Sorrentino è venuto qui da me all’inizio della sua carriera quando faceva i primi film proprio con Sorrentino, ci incontrammo e davanti a lui chiamai Letta [numero uno di Medusa ndr] e gli chiesi di dargli più soldi, perché sono giovani e non possono stare con l’affanno! Chi avrebbe fatto una telefonata così per me? Nessuno mai!
Lei festeggia il primo dell’anno ma intanto in estate continuano a non uscire film, che ne pensa?
Tutti ne parlano e nessuno si muove. Ognuno aspetta che l’altro metta il film, lo scemo che butta il film e poi va male. Ci vuole un primo.
Ma chi deve essere questo primo a muoversi?
Non ci parliamo e non facciamo sistema, solo grandi riunioni inutili in cui ognuno pontifica su cose che mi fanno sorridereIl problema è un altro, non ci parliamo e non facciamo sistema, solo grandi riunioni inutili in cui ognuno pontifica su cose che mi fanno sorridere e mi dispiace perché ci vuole coraggio e follia ma soprattutto contenuti nuovi per motivare il biglietto. Dobbiamo sempre chiederci se le storie che portiamo al cinema siano a livello di quelle che stanno in tv, a livello di True Detective, di Breaking Bad… Perché dovrei uscire? Cosa deve dare il cinema di diverso? Non ci dobbiamo interrogare sulle sciocchezze ma su questo.
Lei lo farebbe? Sarebbe il primo ad uscire l’estate?
Ma sì lo farei! Con i Pills ad esempio, tanto quel che fanno a Gennaio lo fanno anche a Maggio secondo me, il pubblico loro è quello. Ci vuole coraggio!
Intanto al momento nemmeno lei l’ha ancora mai fatto...
Ma io dico che dobbiamo sostenerci e fare un discorso con esercenti, io te lo dò il film ma tu mi devi garantire che mi sostieni, se te lo dò me lo devi tenere in programma tutta l’estate e fare gran promozione locale.
Le faccio un’ultima domanda…
Che sia giusta allora
Lo spero. Alla fine ci tiene o no ad uscire il primo di Gennaio con Zalone?
No, potrebbe essere qualsiasi altra data, adesso ce la becchiamo anche perché quest’anno cade bene, ci sono molte feste insieme e siamo a distanza da Guerre stellari. E ci tengo a dire che siamo distanti perché loro si sono posizionati lontani da noi dopo aver saputo quando uscivamo noi. È stata una bella rivincita anche perché Guerre stellari è Guerre stellari!
Lo andrà a vedere?
Certo!! È un mito! Voglio sapere se Ford muore o non muore, devo vederlo! Questi sono i più grandi geni della storia del cinema contemporaneo, sono loro ad aver fatto il cinema degli ultimi anni. E poi certo ci sta il cinema indipendente americano che è quello che amo di più, io sono cresciuto con il cinema emozionante e di denuncia anni ‘70 di Rosi e Petri, tant’è che quando sono venuto a Roma sono venuto a fare cinema di denuncia con Bellocchio o l’omicidio Ambrosoli, poi ho capito che potevo fare lo stesso in televisione con Il capo dei capi o altre storie di grandi ingiustizie italiane da raccontare. È questo quello che mi ispira assieme alle grandi figure come il Papa.
Questa intervista è una versione di una conversazione con Gabriele Niola originariamente comparsa su Screen International | Immagine: Qui Mediaset