INTERVISTA: i Paguri tra Don Zauker, L'Ispettore Buddha e il sogno di Diabolik

Intervista a Emiliano Pagani e Daniele Caluri, autori di Don Zauker, L'Ispettore Buddha e Dylan Dog

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Con Emiliano Pagani e Daniele Caluri ci siamo trovati qui poco più di un anno fa per parlare dei loro progetti in cantiere. Molti di quei lavori sono in seguito divenuti realtà, mentre altri hanno continuato a maturare e presto arriveranno sugli scaffali. Tra questi spicca il secondo volume della collana Nirvana Leaks, dedicato a L'Ispettore Buddha, di cui andiamo a proporvi una tavola in esaclusiva assoluta.

Dopo aver tentato invano di intercettarli nella baraonda di Lucca Comics & Games 2017, ritroviamo finalmente e con piacere i Paguri per parlare con loro di cosa li attende nei prossimi mesi.

Ciao, Emiliano e Daniele! Bentornati su BadComics.it!
"Venga il mio regno" segna, a nostro modesto parere, il punto qualitativo più alto delle storie dedicate a Don Zauker. Ora che è passato qualche mese dall’esordio del volume a Lucca Comics & Games 2017, vi ritenete soddisfatti del vostro lavoro? E in generale che rapporto avete con le vostre opere del passato?

Ti ringraziamo per il complimento. In effetti anche noi siamo parecchio soddisfatti di questo albo; ci pare venuto particolarmente bene sotto diversi punti di vista. Probabilmente avrà influito la maggiore esperienza maturata in questi anni, oltre all’idea di base che ci è parsa buona fin da subito. D’altronde, dietro alla realizzazione di un albo di "Don Zauker" c’è solo questa precondizione: o un’idea che ci convinca entrambi, o si aspetta, indipendentemente dalla convenienza di farlo.

Crediamo che sia per questo motivo che, fatta salva qualche ingenuità qua e là, le storie precedenti ci appaiono tutte buone, e ci fa piacere che chi se le è perse ci richieda le ristampe anche di quelle realizzate dieci anni fa. A questo proposito ci stiamo organizzando e attualmente stiamo aspettando risposte, che in caso positivo riserveranno buone cose per tutti.

In "Venga il mio regno" denunciate il totale abbandono da parte della Chiesa di Roma di un suo vescovo in Centroamerica, Oscar Romero, che ha avuto il coraggio di opporsi alla violenza della destra oltranzista di Roberto D’Aubuisson, in El Salvador, durante la guerra civile. Cosa vi ha spinto a fare di questa vicenda un soggetto? Cosa rende una figura storica, o un fatto realmente accaduto, idoneo a un fumetto di “Don Zauker”?

Don Zauker: Venga il mio regno, copertina di Daniele Caluri

Pagani – Sembrerà strano ma tutto è nato dalla scena iniziale, quella nell'arena. È una scena che ho in mente da diversi anni e dovevo solo trovare il modo di contestualizzarla in una storia. Questo restringeva il campo alla Spagna o a Paesi latinoamericani. Ecco, nelle molte e travagliate storie di feroci dittature nei paesi del centro America mi aveva sempre colpito quella di El Salvador dove, forse più che in altre parti, la Chiesa Cattolica gioca su due fronti diversi e contrapposti.

Monsignor Romero e altri religiosi, facendo proprio il messaggio del vangelo, si schierano in difesa dei poveri e degli oppressi, contro la feroce dittatura fascista mentre la Chiesa di Roma, nella figura del carismatico pontefice Giovanni Paolo II (quello che poi diverrà amico anche di Pinochet, per dire che aveva un feeling particolare con i dittatori sanguinari) sceglie di stare dalla parte del governo e degli squadroni della morte, decretando così la condanna a morte dell'arcivescovo Romero.

Caluri – Ogni volta lo scenario è soltanto uno sfondo, nel senso che la vicenda non parte mai per denunciare alcunché, ma per creare un ambiente entro il quale far muovere il nostro esorcista farabutto. Più che un contesto è un pretesto; una quinta teatrale che possa fornire elementi in mezzo ai quali Don Zauker persegue un suo scopo, e al tempo stesso ci permettano di presentare un nostro sguardo su vicende importanti, sia esso comico oppure atroce. Aspetti, peraltro, che spesso combaciano. Da questo punto di vista, ogni personaggio o contesto storico potrebbe essere adatto per un albo di "Don Zauker", perché al punto in cui siamo arrivati, lo abbiamo caratterizzato e codificato in modo così approfondito che è proprio lui a suggerirci quali possano essere le sue mosse, le sue reazioni, le sue intenzioni.

In passato avete dichiarato che uno dei motivi principali che vi hanno spinto a creare “Don Zauker” è il bisogno di evidenziare le contraddizioni delle religioni e in particolare della Chiesa. Avreste mai pensato che un giorno avreste preso le parti un prete? E, in generale, com’è cambiato il vostro modo di fare satira e denuncia sociale attraverso il Fumetto nel corso degli anni?

Don Zauker: Venga il mio regno, pag. 5

Di motivi che ci hanno spinto a creare Don Zauker ce ne sono tanti, non ultimo quello di evitare di finire in analisi per la rabbia. La Chiesa è già ottima di per sé a mostrare contraddizioni allucinanti nell’operato di chi la guida; sono i milioni di fedeli che acriticamente la supportano e le passano le peggiori nefandezze, che ci creano sgomento. Poi, ovvio, la presenza asfissiante di ecclesiastici nell'intero sistema dell'informazione italiana; la loro pretesa di guidarci nelle scelte etiche e morali; le ingerenze nella formulazione di certe leggi; il freno costante all'emancipazione dalla teocrazia e mille altri aspetti che non stiamo a ripetere. Loro sono i nostri veri bersagli, più che i gonnelloni.

E in questa direzione, forse, è cambiato il nostro modo di fare satira. Spostando, cioè, lo sguardo dai potenti a chi i potenti li legittima. Ovvero, noi, con le nostre bassezze e meschinità. In questa dimensione abbiamo scoperto di muoverci con maggiori efficacia e soddisfazione, anche se non è solo questo che ci ha spinto a creare Don Zauker. Noi siamo diventati autori di fumetti per disperazione, perché non riuscivamo a trovare in giro niente che ci piacesse davvero leggere. Don Zauker è nato anche per dimostrare che in Italia si possono fare fumetti e raccontare storie facendo ridere in un modo diverso dal solito, senza rinunciare a nessuna di queste prerogative ma, al contrario, spingendole tutte al massimo.

Avete già qualche idea per un prossimo episodio di “Don Zauker”?

No, "Don Zauker" non segue una programmazione o a seconda del momento favorevole o meno. La realizzazione di un nuovo albo obbedisce esclusivamente a due fattori: una storia che ci convinca e la nostra voglia di divertirci a realizzarla con un personaggio che ci permette di dare fondo a tutta la nostra libertà creativa.

Per adesso pensiamo a valorizzare "Vegno il mio Regno" promuovendolo con presentazioni, incontri, serate e partecipazioni ai vari festival. Ogni tanto ci vengono a mente immagini, situazioni, spunti, che magari accantoniamo perché possono tornare utili, com'è successo per gli albi precedenti. Ma per il prossimo non sappiamo ancora nulla, come ogni volta. Neanche se ci sarà, a dirla tutta.

Passiamo a “Nirvana”, o meglio agli spin-off dedicati ai comprimari della serie. Dopo il successo di "Slobo & Golem", toccherà presto a "L’Ispettore Buddha", annunciato da Panini Comics per maggio. A che punto siete con la lavorazione della storia?

Nirvana Leaks – L’Ispettore Budda, copertina di Daniele Caluri

Caluri – Guarda, l'abbiamo appena conclusa. Bruno [Cannucciari] ci ha consegnato le ultimissime tavole giusto ieri e, in contemporanea, noi abbiamo terminato di realizzare gli "extri", ovvero l'apparto redazionale che, come per gli albi di "Nirvana", spesso ci diverte più del fumetto stesso.

Per quanto mi riguarda, considero "Slobo & Golem", in assoluto, fra le prime tre storie più belle che ci siano mai venute, almeno da quando collaboriamo insieme. È atroce e molto varia, con un sacco di roba che si alterna in un modo che a me piace molto.

Anche lo spin-off di Buddha va in quella direzione, ma ad atrocità e comicità si aggiunge l'amarezza, a causa dell'argomento affrontato. Poi, come sempre, il giudizio spetterà ai lettori.

Pagani – Sì, sono d'accordo. "Slobo & Golem" è, secondo noi, una delle nostre opere migliori perché contiene tutto quello che ci piace e ci diverte realizzare. Ci sono la comicità, la satira, la denuncia sociale, l'avventura, la follia e i colpi di scena e tutto è, sempre a nostro modo di vedere, perfettamente bilanciato in una storia che funziona. "L'Ispettore Buddha" sarà sulla stessa linea, con in più i doverosi omaggi a Bud Spencer (personaggio che ha ispirato la figura dell'Ispettore Buddha) alla cui memoria sarà dedicato l'albo.

Ci sono altri personaggi secondari di "Nirvana" a cui vorreste dedicare una storia? Proseguiranno gli spin-off targati Panini Comics?

Eh, a dare retta ci sarebbe da Occhionero Ronson, il cattivo della serie (come se gli altri fossero buoni), per poi proseguire con Romino & Bernacco (i due poliziotti sotto il comando di Buddha), un albo erotico, tipo quelli degli anni '70 dedicato alla Procuratrice Mida e soprattutto - nostro grande sogno - un albo da bambini (da bambini cattivi, però) con le storie degli animali: l'Ippopotamo Stefano, il coniglietto Spumino, etc... Ma quasi sicuramente con "Buddha" chiuderemo il cerchio. E la saga.

Continua nella prossima pagina!

Veniamo a Sergio Bonelli Editore e a “Dylan Dog”: dopo l’egregio esordio con "La fiamma", ci saranno altre occasioni di vedervi insieme sull’Indagatore dell’Incubo?

Caluri – Sì. Abbiamo un'idea che ci stuzzica parecchio, che è già stata approvata da Roberto Recchioni. Ma dovremo aspettare qualche anno, a causa dei lavori in corso, che ci stanno prendendo un bel po' di tempo.

Pagani – Lavorare su "Dylan Dog" è stato incredibilmente divertente e stimolante, per cui, a Roberto piacendo (e con lui ci siamo sempre trovati benissimo), direi proprio di sì.

“La Fiamma” si rifà a uno degli aspetti più rappresentativi della creatura di Tiziano Sclavi, l'attenzione alle problematiche sociali, alle tendenze e ai costumi contemporanei: è questo il Dylan Dog che prediligete?

Nirvana Leaks – L’Ispettore Budda, pag. 24

Senza dubbio, anche perché è quello che conosciamo meglio e apprezziamo di più. "La Fiamma" è stato riconosciuto da molti come uno degli albi più sclaviani in questo senso, ma da altri è stato detestato in quanto - a detta loro - mancava l'orrore. Questa cosa ci ha fatto sorridere, perché in quelle 94 tavole abbiamo trattato, in maniera allegorica, di un orrore che è reale e concreto. Molto più che non zombi e fantasmi, che comunque nelle storie di Dylan non sono mai stati solo zombi e fantasmi.

Non capire questo vuol dire non aver mai compreso il personaggio. Un personaggio che, più che fornire risposte certe, e sicurezza granitica, solleva domande, insinua dubbi, innesca riflessioni, con buona pace degli habitué. A volte, leggendo certi commenti o certe critiche circa la gestione di "Dylan Dog", sulla pagina del personaggio o su quella del curatore Roberto Recchioni, viene da chiedersi che fumetto abbiano letto per tutti questi anni, certi lettori.

Chiaramente vi seguiamo e apprezziamo anche separatamente, e sappiamo che Daniele è alle prese con una sceneggiatura di Gabriella Contu. Puoi svelarci qualcosa al riguardo?

Caluri – Quando mi è arrivata la sua sceneggiatura ho pensato che fosse un'autrice abbondantemente navigata, di cui non sapevo nulla per ignoranza mia. Quando mi hanno detto che era al suo esordio su "Dylan Dog" ci sono rimasto di sasso: ha scritto una sceneggiatura di ferro, asciutta e crudissima (come piace a me, e questo Roberto lo sa), senza sbavature o imperfezioni. E va in una direzione che, come accennavo prima, mi stimola molto. Perché ne farà incazzare tanti. Ma tanti. Per questo, e per come stiamo conducendo la storia, con Gabriella è scattata un'intesa immediata. E quand'è così, è festa.

Con Bruno Cannucciari, invece, Emiliano ha firmato l’ottimo "Kraken". Bolle qualcos’altro in pentola insieme a lui o ad altri artisti?

Nirvana Leaks – L’Ispettore Budda, pag. 43

Pagani – Sì, dopo il grande successo di "Kraken", io e Bruno realizzeremo un altro albo insieme. Abbiamo lavorato bene, ci siamo divertiti, abbiamo goduto nella realizzazione di ogni tavola e questo impegno, questa passione, si vedono – come hanno riconosciuto in tanti - anche nel risultato finale.

Siamo rimasti davvero contenti dell'accoglienza ricevuta, così come del fatto che, dopo nemmeno venti giorni dall'uscita, siamo stati contattati da Soleil per farne un'edizione francese.

Il nuovo volume tratterà di un'altra storia cupa, con ambientazioni e atmosfere completamente diverse rispetto a "Kraken", ma ugualmente dense di mistero e angoscia, con particolare attenzione a certe dinamiche sociali che ci stanno particolarmente a cuore. Ho appena concluso la sceneggiatura e ne sono particolarmente contento, ma per il momento non posso né voglio dire altro.

Per caso avete un progetto nel cassetto oltre a quelli che abbiamo appena citato? Una volta accennaste al desiderio di realizzare una storia con un Diabolik più crudo, o comunque caratterizzato da un soggetto duro alla Garth Ennis...

Caluri – Eh, quello è un sogno che rimane. Accostare alla serie regolare una linea diversa, libera, in un contesto reale e con contenuti più maturi e violenti, considerando che "Diabolik" è un ladro e un assassino. Un po' come Ennis ha fatto con il Punitore, per fare l'esempio più illustre. Ne parlammo anche con Mario Gomboli, ma non abbiamo ottenuto granché, ah ah ah!

Pagani – Sì, progetti nel cassetto ne abbiamo almeno due o tre e, piano piano, li stiamo portando avanti. Certo, realizzare un "Diabolik" (un solo albo) alla nostra maniera è un sogno che teniamo nel cassetto ormai da anni e che tiriamo fuori ad ogni intervista nella speranza che prima o poi qualcuno ci consenta di realizzarlo.

Essendo voi due degli attenti osservatori della realtà, vorremmo chiudere questa intervista chiedendovi un parere sulla paura che di questi tempi sembra farsi sempre più concreta: secondo voi, c’è un reale pericolo neofascista per l’Italia o è solo l'ennesima esagerazione dei media?

Caluri – Boh, "attenti osservatori della realtà"... come tanti altri, dai, con uno sguardo che fa l'altalena fra lo sgomento e il disincanto. Cerchiamo di informarci per quanto ci è possibile, cercando di tenere presente quali siano i limiti e le trappole di questa necessaria attività.

Quanto ai (neo)fascisti non mi sentirei di parlare di un pericolo, perché sono già realtà. E questo a prescindere dalla presenza di loro rappresentanti o meno in Parlamento. Fascista è un'ampia fetta della popolazione italiana, oltre ad ampi settori di uno Stato che, a differenza della Germania, non ha voluto fare i conti con quel suo orribile passato. Abbiamo preferito "pacificare" la nazione preferendo l'oblio, la distorsione delle informazioni, il revisionismo e l'insabbiamento a un processo come quello di Norimberga. Il risultato è che la Cassazione può distorcere la Legge Scelba interpretandola in modo scandaloso, come abbiamo visto pochi giorni fa, e quindi i fascisti si sentano legittimati a compiere azioni sempre più preoccupanti. Altro che esagerazione dei media.

Pagani – Il fascismo, così come il nazismo, nasce dall'ignoranza e il nostro è un Paese sempre più profondamente e orgogliosamente ignorante, per cui...

Emiliano Pagani e Daniele Caluri

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