Intervista: Edoardo Leo... visto da YouTube

Il Regista e attore di commedia emerso negli ultimi anni tra poco in sala con Smetto Quando Voglio, intervistato su quali siano le scene dei suoi film più condivise su YouTube...

Critico e giornalista cinematografico


Condividi

L’intervista che segue è stata realizzata Mercoledì 22 Gennaio, un paio di settimane prima dell’uscita di Smetto quando Voglio.

E’ parte di un progetto del Josephine Bistrot di Roma, che ogni Mercoledì alle 19 ospita conversazioni con grandi nomi del cinema italiano, condotte da Gabriele Niola e Glauco Almonte, a partire da quella parte del loro lavoro che si diffonde in rete, prendendo spunto dai video più visti e condivisi che li riguardano su YouTube.

Ti cerchi mai su YouTube?

No su YouTube devo dire non l’ho mai fatto, mi cerco su Google Notizie per vedere se sono uscite interviste o altro. Ma su YouTube no.

Beh con mia grande sorpresa cercando “Edoardo Leo” su YouTube ed escludendo interviste, partecipazioni televisive trailer e tutto quel che non è “scene di film”, il primo risultato non è una delle cose più famose che hai fatto

Che è? Un porno?

No è L’acqua e la pazienza….

Ah (ride)

 

 

Non tutti sanno che è un cortometraggio che hai diretto.

Ci recito pure! E’ assurdo perchè è un corto (con i quali non ho un gran rapporto) che ho fatto dopo aver esordito nel lungo. E’ stato un museo a chiedermi di farlo, un lavoro su commissione insomma. E’ molto curioso e non sapevo che stesse su YouTube, ora li denuncio (ride).

Ho sceneggiato una canzone di Pino Marino, un cantautore romano mio amico, ho preso il testo e l’ho fatto diventare un corto e così mi sono cimentato in qualcosa che non è commedia, anzi è molto sentimentale e romantico, quasi senza battute. Mi è piaciuto farlo, è una storia curiosa con un finale sorprendente ma non sono un grande amante dei corti in generale però è un bellissimo esercizio raccontare in 15 minuti un film. E’ stato molto utile.

La seconda che esce invece è presa da 18 anni dopo, si chiama A Cremazione:

 

 

E’ strano che esca come secondo risultato perchè il film non è poi così famoso...

Si è stato il mio primo lavoro alla regia, un esordio che ci ho messo 10 anni a realizzare

Per inciso il terzo risultato è sempre da 18 anni dopo ma si chiama Marco Bonini in 18 anni dopo. A te ti si vede nello sfondo...

Mi fa piacere visto che l’ho scritto e ho fatto la regia… (ride)

La cosa curiosa è che questa gag che sta nel film è stato un momento molto divertente perchè scherzavamo su una cosa molto seria. Per questa devo ringraziare un mio amico dei tempi della scuola con cui gioco a pallone che fa il cassamortaro di lavoro, ha proprio un’impresa di pompe funebri. Cioè ogni tanto lo chiamiamo perchè la partita sta per iniziare e senti piangere sotto e ti risponde “Un attimo sto a tumulà uno”.

Una volta gli ho chiesto se quando cremano le persone alla fine assieme alle ceneri non ci sia anche il legno della bara e lui mi ha raccontato sia come funziona ora (il legno della bara brucia subito ed evapora) che come funzionava prima delle moderne macchine, cioè si cremava il corpo e rimanevano le ossa che venivano sbriciolate con la macchinetta tritaossa. Al Verano c’è ancora. Mi sembrava così incredibile come racconto che ho voluto mettere nel film e farlo interpretare a Valerio Aprea che sul surreale è fortissimo.

Poi ho cominciato a cercare i tuoi film, dagli esordi, e ne hai fatti di film piccoli! Ho trovato questo per esempio.

Questo è Dentro la città, il primo film che abbia fatto da protagonista per il cinema. Secondo me è molto bello e curioso, un poliziesco dalle atmosfere molto dure. Questa scena in particolare poi è strana. Tutto il film è girato con la steadycam, grazie a quello che è riconosciuto come l’operatore steadicam più bravo d’Italia, Daniele Massaccessi, figlio di Aristide Massaccessi grande regista porno italiano. Insomma lui è uno che fa la steadi per Ridley Scott, per dire.

Quell’inseguimento era fatto in un corridoio di macchine allo sfascio e Daniele doveva fare solo un pezzo con la steadi e poi fermarsi, per filmare in seguito con uno stacco l’arresto, invece lui si è infilato nella fila di macchine con tutta la camera e mi ha seguito fino alla fine. Io arrivato a prendere il ladro consideravo la scena finita ma ho sentito i passi e con la coda dell’occhio l’ho visto, così non mi sono fermato e l’arresto e la perquisizione l’ho improvvisate. E’ stato un momento stranissimo.

Un film abbastanza sfortunato, comunque.

Ma si poi aveva un tema che qui non è facile, raccontava di polizia corrotta e in Italia quando tocchi una categoria questa ti si rivolta contro, non si può fare niente. Se fai i tassisti stronzi ce l’hai tutti contro ma se poi guardi la storia del cinema i film che amiamo di più sono quelli scorretti o di denuncia.

Invece quando ho trovato questa clip chiamata Taxi lovers ho deciso di fartela vedere anche se in effetti non ho capito se sia tu o no quello nella scena:

 

 

Si può sapere che è!?!?

Credo di non saperlo manco io che sia……. E’ stata un’operazione fatta su una sceneggiatura interessante ma è venuto un film un po’ strano, l’esordio alla rega di Luigi Di Fiore ex marito di Elisabetta Cavallotti che è la ragazza che vedete, dunque lui mi dirigeva mentre facevo una scena di sesso con la sua ex moglie e alla fine non è venuto granchè bene . Ci ho vinto anche qualche premio da attore ma totalmente immeritato.

Poi viene 18 anni dopo e a parte la clip della cremazione è l’unico tuo film che su YouTube si trova tutto.

E me lo dici così?!!?

Ma è un buon segno! Piace!

Ma si si, so’ contento. Questo è un film che è uscito durante i Mondiali di Calcio, per un giorno solo. Poi un anno dopo l’uscita (nel 2011) ha portato tantissime cose buone, specie per la candidatura al David che ho ricevuto. Però all’inizio era un calvario, ero certo che quel film non avrebbe prodotto nulla. E girare a promuoverlo è stato deprimente, cioè ho degli episodi assurdi, di cui quello che mi ha davvero distrutto era a Milano, all’UCI Bicocca, doce tutti gli ingressi delle varie sale avevano di fronte a sè la locandina del film programmato, la mia locandina era di fronte alla porta del bagno e, pensa te, io nemmeno me ne dispiacevo perchè pensavo che qualcuno almeno l’avrebbe vista. Poi guardandola bene scopro come il distributore l’aveva promosso: “Due fratelli che non si vedono dalla morte della madre, si rivedono per la morte del padre” ed era una commedia! Insomma mi ero depresso, invece poi è andato tutto bene.

Da lì sei cresciuto in popolarità e hai fatto Viva l’Italia, film di Massimiliano Bruno. In questa scena che è la più popolare si vede bene una caratteristica sempre presente nelle clip che ti riguardano messe su YouTube.

 

 

Mo’ voglio sapè qual è…

E’ il fatto che tu parli pochissimo, sono quasi sempre scene in cui qualcun altro parla a te e tu ascoti, fai quelli che si chiamano i “piani d’ascolto”, che sono difficilissimi. Co è recitare il fatto di stare ascoltando qualcuno.

Si i piani d’ascolto vanno sfruttati, sono le cose che fanno la differenza tra la commedia di un certo tipo e quella di parola. Mi piace lavorarci. Penso alle volte che lo sforzo che faccio di cercare la commedia dove non c’è passa soprattutto per i piani d’ascolto, perchè magari una reazione o una postura di un certo tipo riescono a creare quella frizione che dà vita alla commedia. Ed è un esercizio che tento sempre di fare. In Tutta colpa di Freud, il film di Paolo Genovese che sta ora al cinema, ho un piccolo cammeo con Anna Foglietta e anche lì più che altro ascolto, è la commedia che mi piace di più fare, quella di reazione, quella che sento più affine alle mie corde, o almeno più di quella propositiva.

Anche perchè di Viva l’Italia è molto vista anche la clip del monologo di Ambra in cui per l’appunto tu stai lì e ascolti e basta. Come del resto capita in quest’altra:

Era Ci vediamo a casa da cui poi è molto condivisa anche la clip di tu e Ambra che ballate. Voi due funzionate molto insomma.

Si è vero. Mentre giravamo questo film io le ho fatto leggere un copione teatrale che avevo nel cassetto da molto, lei ha accettato e abbiamo fatto due anni di tournèe con uno spettacolo che ha fatto il tutto esaurito un po’ ovunque e ora è diventato un film diretto da Rolando Ravello, chiamato Ti ricordi di me?

In realtà io ho lavorato prima con il marito, Francesco Renga, facendo due videoclip di suoi brani e solo poi con lei ma mi ha stupito. E’ una macchina da guerra. A me piace intendere questo lavoro come un mestiere, in maniera artiginale, specialmente a teatro. Sono uno molto fedele ad un discorso di orari, disciplina, prove… E Ambra da questo punto di vista è instancabile e pretende ancora più prove di quelle che sono previste. Ha un atteggiamento molto molto rispettoso del lavoro teatrale ed è davvero meno comune di quanto si immagini per attrici con quel tipo di visibilità. Quest’approccio per me è fondamentale. E dopo aver visto quello spettacolo Massimiliano Bruno ci ha voluto insieme nel suo film.

Poi hai fatto il tuo secondo film da regista: Buongiorno papà. Immagino avessi spinte e stimoli diversi rispetto al primo.

Il primo film ci ho messo 10 anni a scriverlo, poi è andato bene e in 2 anni ne dovevo fare un altro. E devi! Succede che arrivano dei produttori e ti offrono dei contratti. Anche Fellini diceva che faceva film perchè gli davano l’anticipo e siccome non lo voleva restituire doveva fare un film per forza. Insomma è il meccanismo dell’industria, io mi sono legato a Lucisano, un produttore con cui mi trovo bene, mi ha fatto un contratto bello lungo, e volevamo fare un film molto commerciale, con un cast diverso e più di richiamo. Questo è uscito con 400 copie a Marzo, un buon investimento e una responsabilità molto maggiore, un investimento su di me più importante. Mi andava molto di cambiare, non volevo fare una cosa amara ma una romantica, e questo soggetto di Massimiliano Bruno mi è piaciuto (io in realtà ne stavo scrivendo un altro di film ma quando ho visto questo ho mollato tutto per farlo).

Di questo ci sono diverse clip online e solo una ricorre più volte.

Già so qual è.

E perchè? Perchè sai che funziona più delle altre?

Guarda quando l’ho scritta gli editor mi dicevano che non faceva ridere, invece nel contesto del film funziona molto, cioè ho sentito la gente ridere proprio, che è una cosa che ti solleva moltissimo. Di un dramma capisci se non è piaciuto solo alla fine, per una commedia lo capisci immediatamente perchè la gente non ride, e sentire che il pubblico si sganascia per una scena che hai difeso molto è stupendo.

Poi io ci tengo a non essere volgare e in questa scena il rischio era molto alto...

 

 

E’ stato difficilissimo girarla. E’ stato complicato effettivamente. Succedeva che non riuscivamo a cominciare perchè Giallini stava fuori dal bagno e doveva guardare tutto dal monitor per sapere quando entrare. Appena Rosa apriva la porta e io dicevo “Occupato” lui cominciava a ridere così forte da disturbare l’audio. Che poi il regista ero io, seduto sulla tazza, che urlavo “Stop! Facciamone un’altra” davvero ad un certo punto pensavo non l’avrei mai portata a casa. Perchè poi, anche superato l’inizio, quando Giallini entra e si leva le mutande io non ce la facevo e vedevo gli operatori mettersi le mani in faccia per non ridere. E’ stato difficilissimo.

Invece ora esce Smetto quando voglio che ha fatto una strana campagna promozionale. La Fandango ha fatto girare online una clip virale, senza dire che era del film e io per primo ci sono cascato, pensavo fosse reale e mi faceva molto ridere.

Te credo! Cinque che rapinano una farmacia con le baionette è irresistibile.

 

Il trailer pure sta piacendo molto e pare un film poco convenzionale.

E’ il più fuori di testa che ho mai fatto. Il regista è un 30enne e ha dei riferimenti molto diversi dai miei dunque quando leggevo il copione mi sembrava fuori di testa e anche questo giorno della rapina in farmacia è stato complicatissimo perchè sotto le maschere siamo io, Libero di Rienzo, Valerio Aprea, Pietro Sermonti, Paolo Calabresi… Dicevamo cose assurde e ci siamo anche sparati addosso…

Insomma la produzione di questa opera prima che doveva essere una roba di nicchia sta in realtà prendendo un’importanza che non ci aspettavamo, sabato andiamo anche a Che tempo che fa? da Fazio solo grazie al successo del trailer.

 

Adesso deve essere all’altezza delle aspettative...

Sticazzi la regia non è mia, non me ne po’ fregà de meno! (ride)

In realtà l’ho visto il film ed è molto fico, è davvero diverso da quello che è il panorama italiano. Ci tengo molto e quando me l’hanno proposto non potevo farlo, ho rosicato molto ma Sydney Sibilla, il regista, ha deciso di rimandare il film di 7 mesi per aspettarmi e sapendo quando sia complicato esordire, gliel’ho sconsigliato perchè poi magari va a finire che il film non si fa, può succedere di tutto e io non sono Michael Douglas, invece lui ha convinto 01 e Procacci a rimandare tutto per aspettarmi, dunque mi sentivo davvero responsabile. E invece è venuto bene e sta anche riscuotendo interesse. Usciremo la settimana prima di Verdone [il 6 Febbraio ndr] che ci asfalterà ma è un buon segnale, se un film così va bene è un segnale buono per tutto il cinema perchè si possono fare commedie con uno stile diverso e un cast anche non convenzionale senza quegli attori che magari ti impongono. E’ stato bravo e audace Procacci insomma...

Smetto Quando Voglio esce il 6 febbraio.

Continua a leggere su BadTaste