Intervista a Leo Ortolani: CineMAH e la passione per il grande schermo
Alla presentazione ufficiale di Il Buio in Sala, Leo Ortolani ci parla di passioni, paura dei ragni, progetti per il futuro e tanto altro...
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Dunque, Leo, io partirei dal cinema.
Dai Lumière!Dai Lumière, esattamente. Siamo alla fine dell'Ottocento e inizia quest'avventura. E tu come ne vieni coinvolto?
Ma, guarda, io ho trovato questo film dell'arrivo in stazione abbastanza scadente dal punto di vista della narrativa, insomma. Non c'era un guizzo, non c'era... sì, c'è un po' di pathos alla fine, quando lo vedi arrivare... la partenza, l'arrivo... quello coinvolge. Che rovina un po' è però la scelta dei costumi. Li ho trovati un po' vecchi.Vero. Perché c'è questa ricostruzione storica, condotta però con anni e anni di ritardo.
Sì. Un po' caciarona, anche perché sappiamo tutti che i treni non esistono.
Parole sante. Ma parlando sempre dei Lumière e della loro creatura, qual è stato l'inizio effettivo della tua fascinazione cinematografica?
Guarda, penso di aver sempre visto televisione e film, quindi non è che abbia un momento preciso. Però la passione è nata con i film di fantascienza, perché erano quelli che mi colpivano di più, quindi mi ricordo La cosa dell'altro mondo, visto credo d'estate, a dieci o undici anni; La vendetta del Ragno Nero, il primo film che mi fu concesso di guardare dopo Carosello. La vendetta del Ragno Nero. Eh, va be'... così adesso non posso vedere i ragni!
Dagli inizi della tua carriera vieni descritto come uno dei fumettisti più cinematografici in circolazione, per il modo in cui racconti visivamente. Quindi, forse, il tuo legame con il cinema è scritto nel destino. Con questo approdo a CineMah...
O forse è giunto il momento di smettere, dici?
Ah, non saprei, dimmelo tu.
Ma no, che continuiamo, anzi. Una volta ho progettato un'intera storia a colori, con le vignette che avevano le stesse proporzioni dello schermo cinematografico. Ma richiedeva una lavorazione talmente pesante che ho persino abbandonato il progetto. Una storia fantasy a colori, allucinante. Non c'era nessuna speranza. Un'idea che risale all'87. Pensa te.
Ma questa tuo legame ti porta mai, anche adesso, a immaginare le tue storie a fumetti come se fossero dei film, almeno in fase di progettazione?
Rat-Man come un film non l'ho mai immaginato, anche perché mi verrebbe spontaneo progettarne le origini, immaginare che nessuno conosca questo personaggio, raccontarlo da capo. La Fase Uno dell'universo cinematografico di Rat-Man, diciamo.
Giusto, perché è nota la tua posizione sui film seriali, di cui non facciamo il nome, che circolano in questo periodo: non sono vero cinema.
Sono dei telefilm. Sposo l'idea di Roberto Recchioni, mi perdonerà se lo copio per una volta. Ma tanto ha detto che non capisco niente di cinema, quindi se sono d'accordo con lui, probabilmente anche lui non ne sa molto... No, scherzo. Però la mia posizione è quella lì.
E i telefilm al cinema, non vanno bene...
Non è che non vadano bene, è che bisogna saperlo prima. Bisogna andare al cinema solo se hai visto anche gli altri, perché altrimenti non sai di cosa parli quello che viene dopo. E questa è la potenza del marketing della Disney: sotto sotto, io ti costringo a vederli tutti, altrimenti tu non capirai dei particolari del prossimo, non saprai perché quella battuta fa ridere tutti tranne te e sarai un paria. Sono stato al cinema a vedere Civil War con Marcello Cavalli e Michele Ampollini. Michele non aveva visto Age of Ultron e Winter Soldier e volevamo chiedergli cosa venisse a fare! Potevi andare a vedere Violetta!
Con il tuo blog e con le tue recensioni sei diventato a tutti gli effetti un'autorità presso una certa parte ben definita del pubblico cinematografico...
Quello della mia parrocchia sì!
Infatti... il miglior critico cinematografico del tuo condominio!
Esattamente.
Ma ti sarebbe piaciuto o ti piacerebbe fare delle recensioni totalmente anarchiche in cui, invece che dei blockbuster, parli di film impegnatissimi?
Ma anche in questo libro non è che ci siano delle barriere preconcette. Siccome il tutto è nato dall'occasione di prendere un po' in giro i cinecomics, allora mi sono concentrato un po' di più su quello, ma poi ci trovi anche il cinema americano che cerca di fare l'impegnato con Shame, ci trovi Torneranno i Prati, che io ho amato. Però è venuto bene perché l'ho visto subito dopo Guerre Stellari nuovo e c'era questo contrasto bellissimo tra i due film che non potevo non utilizzare. Quindi, per il futuro, può darsi che le occasioni si ripresentino. Ad esempio sto aspettando il nuovo di Nicolas Winding Refn.
Che io temo moltissimo, dopo l'ultimo suo lavoro.
Sarà terribile, certo! Ma io ormai sono addicted. Avrei già voluto fare la recensione di Only God Forgives, ad esempio. Sono film a cui non posso resistere.
Riconducendo questa chiacchiera a toni più da intervista, ancorché forse più banali: è la tua prima collaborazione con BAO, dove mi pare tu ti sia trovato molto bene. Quindi vedremo altro di tuo, con loro?
Perché limitarsi a Il Buio in Sala? Il mio rapporto con BAO è ottimo e stiamo sondando la possibilità di fare altro, dato che c'è il progetto di portare i miei fumetti nelle librerie di varia, dove sono arrivato molto poco, finora. La stessa Feltrinelli ha chiesto a Foschini chi fossi, ed è normale, dato che per ora ho abitato soltanto le edicole. In questo senso, con BAO c'è sicuramente la possibilità di portare avanti questo discorso in un certo modo, come farò anche con Panini Comics. Perché c'è, è innegabile, uno sviluppo del mercato molto interessante e bisogna seguirlo, dato che noi facciamo libri per lavoro. Quindi non mi fermerò qui, al di là del continuare anche con le recensioni o pubblicare Il Buio Colpisce Ancora o...
Il Buio Colpisce Ancora. Applausi.
Sì, ma se vuoi te ne butto lì una fila. Il Buio Contro Tutti, Il Ritorno del Buio.
A proposito di abitudini: oggi eri a Radio Deejay con Alessandro Cattelan, settimana scorsa sei apparso sulle stesse frequenze. Quand'è che ti vedremo in televisione da Fazio come Zerocalcare?
Non come Zerocalcare, ma con Zerocalcare. Io e lui a presentare Sanremo. Ce l'hanno già chiesto. Uno fa la valletta dell'altro.
A parte gli scherzi, avresti voglia?
Ma mica tanto, perché in radio sto più tranquillo. La TV ti impone per forza di cose di fare spettacolo, quindi non saprei. Dipenderebbe molto dal programma. Non so, mi vedrei bene alle tre di notte su Rai 3 in una trasmissione sui fotoni, a portare qualcosa di Comics&Science. Oppure qualcosa sui basalti, rispolverando geologia.