Il team di Prime Video Italia ci spiega cosa vogliono e non vogliono produrre, come fanno i loro cast e chi è la loro concorrenza

Il capo delle produzioni scripted di Prime Video Italia ci ha spiegato come proceda, che ambizioni abbia e cosa funzioni sulla piattaforma

Critico e giornalista cinematografico


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Pochi giorni fa Prime Video Italia ha presentato i suoi programmi per la prossima annata, quelli sportivi, gli show, i reality e ovviamente anche le produzioni originali di finzione e acquisite. Sono un paio d’anni che è entrato con forza nella produzione italiana e già alcune serie come Prisma, Bang Bang Baby o Bad Guy hanno dimostrato una personalità che in Italia si vede raramente. Per il prossimo anno sembra che anche gli original di finzione andranno più nella direzione della commedia (ma non mancano drammi o serie criminali). 

Con Davide Nardini, capo delle produzioni scripted per Prime Video Italia, abbiamo parlato del loro catalogo, di come operano le loro scelte e di cosa hanno capito della produzione dopo un paio d’anni, a partire da un progetto molto grande che è la seconda volta che annunciano.

Nella presentazione degli original del prossimo anno ho visto Everybody Loves Diamonds, la serie con Kim Rossi Stuart sulla grande rapina di diamanti ad Anversa. Per la seconda volta. Già l’anno scorso doveva andare online e invece niente. È in ritardo?

“No, stiamo cercando il piazzamento migliore. Immagina che abbiamo cominciato realmente con i nostri original nel 2022, stiamo vedendo lentamente le risposte del pubblico. Ora sappiamo quali sono i momenti migliori per noi per rilasciare le cose e quindi essendo questa serie molto importante l'abbiamo piazzata nella miglior finestra. Che per noi è la prima parte di Ottobre, almeno per un progetto come questo, anche in considerazione del nostro palinsesto, cioè altre acquisizioni e ciò che ci arriva dall’America”.

Nel programmare le vostre uscite tenete conto di cosa fa la concorrenza, come farebbe un canale televisivo tradizionale?

“La prima preoccupazione è la concorrenza del resto delle cose che produciamo, sia scripted che unscripted, poi sì, cerchiamo anche di tenere in considerazione tutto quello che avviene fuori. Non per concorrenza ma per offerta sul pubblico. La concorrenza è sempre un tema molto meno fondamentale”.

Non guardate cosa fanno le altre piattaforme o i canali generalisti?

“Ovviamente se Elf Me deve uscire a Natale un pochino le concezione di quali saranno i film di Natale che usciranno ce l’abbiamo”

Guardate a cosa fanno le altre piattaforme, cosa fanno le sale cinematografiche o i canali generalisti?

“Più i primi due”

Mi sembra che in tutti i vostri progetti original nel cast ci sia sempre qualcuno che viene dai vostri programmi di maggiore successo, bene o male LOL e Dinner Club. Volete sempre avere una parola sul casting degli original?

“Assolutamente sì. Siamo sempre stati impostati così, entriamo insieme alla casa di produzione nelle discussioni di casting. Decidiamo insieme il packaging generale del progetto. No Activity ad esempio è una serie che prende molto ispirazione dalla risposta che il pubblico ha dato a LOL. Poi sia chiaro non è solo una questione di ingegneria, bisogna guardare anche alla chimica tra attori, c'è sempre un lavoro di cesello sul personaggio, sulla giustezza dell'attore o dell'attrice rispetto alla dinamica al personaggio, alla storia e via dicendo. Comunque non è diverso da quello che si fa da altre parti”.

Però io da nessuna parte ho visto un simile attaccamento ai talent. Solo nella Warner Bros degli anni ‘30! Non temete la sovraesposizione?

“Non vogliamo che uno su Prime veda sempre Lillo, ma guarda la cadenza di questi progetti: ora a questa presentazione hai visto due volte Carla Signoris ma in un anno queste due apparizioni sono molto lontane tra loro e in mezzo ci sono produzioni come Prisma, in cui il casting è fatto tutto di scoperte o Elf Me in cui c’è Ielapi, che è più un azzardo”.

Mi sembra che durante la presentazione dei progetti Elf Me sia quello che ha raccolto più approvazione dalla sala. Non mi stupisce ci sia dietro la Goon Films di Gabriele Mainetti e invece molto che sia diretto da YouNuts! che solitamente fanno altro. Li avete scelti voi?

“Questo è un perfetto esempio di dialogo con le case di produzione di cui parlavo prima. Ci chiedevamo chi potesse dirigere questo progetto ed è arrivata una raccomandazione molto forte da Lucky Red e da Goon Films, i due produttori di Elf Me, abbiamo analizzato le cose che hanno fatto prima, abbiamo parlato a lungo con loro per capire l'impostazione la visione eccetera eccetera e siamo soddisfatti della scelta. Considera poi che sulle cose più spettacolari e di VFX Gabriele Mainetti molto presente. Nella costruzione del progetto c’è stato molto il suo apporto”.

Abbiamo letto tutti l’articolo uscito su The Hollywood Reporter che raccontava alcuni problemi di Prime Video e riportava di un caos interno. Tra questi c’è anche il problema di non essere la prima scelta per i produttori e quindi di non potersi prendere i progetti migliori. Si parlava di Prime America ovviamente. Voi che scelta siete per i progetti italiani? 

“Questa è un’industria di relazioni e spesso e volentieri progetti anche molto forti vanno a qualcuno perché esiste una relazione forte già stabilita. Secondo me però noi con quello che abbiamo fatto negli ultimi due tre anni con l'ingresso di LOL, Dinner Club e poi gli original mi sembra siamo riusciti a costruirci delle relazioni. Forse non per tutti saremo la prima scelta, però siamo fra le top 3 o top 2. Poi capita anche che talent enormi abbiano progetti stupendi, ma a noi non interessano”.

Cos’è che non vi interessa?

“L’horror”.

È una scelta vostra o viene dall’internazionale? 

“L’impulso strategico viene sempre dall’America poi viene letto, declinato o cambiato su base locale. In questo senso il controllo editoriale è costruito qui, però diciamo c'è un dialogo con l'America. La scelta di non fare l’horror è nostra di posizionamento. In altri paesi Prime ne fa”.

È perché volete essere orientati su un pubblico di famiglie?

“Diciamo che la nostra aspirazione è quella di proporre un'offerta molto larga per tutti che prenda sia le famiglie che ampie fasce d'età. L’horror invece è un genere più targettizzato e specifico, quindi non esattamente quello che stiamo cercando. Semmai può interessarci come chiave narrativa, per inventare qualcosa di nuovo contaminato con altri generi”

Avete parlato molto di nuovi diritti flessibili per alcune produzioni come Prisma o Costiera, cosa si intende?

“Sono modelli abbastanza consueti nell'industria, sono innovativi per noi semmai che solitamente lavoriamo su un modello full ownership. Per queste due serie invece i diritti sono parcellizzati attraverso l’ingresso di partner esterni”.

Cioè li avete voi per l’Italia ma per l’estero vengono venduti normalmente come fa ad esempio la RAI?

“Esatto”

Quindi se Prime Video Svezia li vuole deve comprarli dal venditore internazionale?

“Sì. È un volano di arricchimento per l'industria in sé, perché altri soggetti si arricchiscono con il potenziale di quel progetto”

Non capisco una cosa: parte dell’attrattiva di una piattaforma, per un produttore, è il fatto che non ci sono vendite e il suo prodotto se comprato da un OTT va in tantissimi paesi del mondo automaticamente. In questo modo invece andrà dove qualcuno lo comprerà a seconda delle vendite, non perdete una parte della vostra attrattiva?

“Non penso. Perché migliora le relazioni con l'industria nella quale lavoriamo. Per cui per un produttore come Cross Production (Prisma) o Lux Vide (Costiera) immagino sia buono avere dei guadagni in più dalle vendite internazionali”

Mi stai dicendo che quando comprate voi tutti i diritti il guadagno per un produttore è minore rispetto a quando un distributore vende ad un buon numero di territori internazionali?

“È diverso, noi sostanzialmente finanziamo l'intero progetto dal punto di vista economico, però rimane che invece spesso la nostra industria si muove sulle possibilità di guadagni ulteriori che un progetto di qualità che funziona e gira può portare”.

Pensi esista uno stile produttivo di Prime Italia? Credi sia possibile non sapendo niente e vedendo solo magari un trailer di un prodotto identificarlo subito come di Prime Italia?

“Beh questa è l'idea. Penso il nostro stile sia nella capacità di portare valore produttivo alto e di portare all’interno dei generi e del racconto una narrazione multilivello che possa essere interessante per tanti segmenti diversi di pubblico e dare inoltre la possibilità a chi ingaggia un livello narrativo più profondo di trovarci degli stimoli interessanti, che è una cosa difficile da far passare sul trailer o su un teaser. E poi sicuramente nostre caratteristiche sono gli elementi di commedia e il tipo di lavoro con i talent”.

Quando parli di una narrazione per segmenti di pubblico diversi ho l’impressione che Prime non intenda diversi per metri come censo, provenienza geografica o istruzione, ma per età. Sbaglio?

“Sicuramente l'età è un criterio. Ma non è mai l’unico metro. Abbiamo contenuti che raccontano magari più il sud e contenuti che raccontano più il nord. Poi ovviamente se cerchi un pubblico largo devi tenere in considerazione un po' tutti”.

So che è un’informazione che non date ma chiedo a te non i dati ufficiale ma a tua sensazione, qual è l’original italiano che ti sembra abbia avuto più impatto all’estero, nei Prime Video di altri paesi?

“Una serie come Bang Bang Baby ci ha aiutato a piazzarci ma ho l’impressione che quelle che abbiano fatto più sensazione ovunque siano due: Prisma e Bad Guy.

Eppure non avete annunciato una seconda di Bad Guy no?

“No. Non l’abbiamo annunciata”.

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