Harrison Ford e Phoebe Waller Bridge su azione e de-aging: "No, non voglio fare tutti i film così"

Lungo l'intervista Harrison Ford e Phoebe Waller Bridge parlano del senso di Indiana Jones e di come usare il ringiovanimento digitale

Critico e giornalista cinematografico


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La nostra intervista con Harrison Ford e Phoebe Waller-Bridge in occasione dell'uscita di Indiana Jones 5, al cinema da oggi.

Da un lato Indiana Jones e il quadrante del destino è il primo film d’azione di Phoebe Waller Bridge, dall’altro è l’ennesimo per Harrison Ford che, arrivato ad 80 anni, comincia a concepire tutto diversamente. Nel film però lo vediamo anche ringiovanito digitalmente attraverso un processo abituale a Hollywood ma che lui ha sperimentato per la prima volta (e che non è per forza incline a ripetere).

Harrison Ford notoriamente non è un tipo da intervista, è più ombroso e tende a dare risposte molto secche e dal punto di vista cinico. Phoebe Waller Bridge invece si è dimostrata molto acuta e dotata di un umorismo rapido anche nella vita vera.

Di tutto questo abbiamo parlato con i due protagonisti in una roundtable con altri giornalisti.

Sei tornato a interpretare Han Solo, poi Deckard e adesso Indiana Jones. Pensi che questi personaggi meritassero tutti una conclusione?

HARRISON FORD: “Non sono bravo a generalizzare, mi concentro solo sulla mia esperienza, non sono nemmeno uno storico del cinema. Avevo una sceneggiatura che è la continuazione dei film che facciamo da 42 anni e volevo farne un altro perché volevo andare a trovare il personaggio alla fine della sua vita e della sua carriera, volevo vederlo mettere le cose a posto e avere un’ultima grande avventura. L’ultimo film di Indiana Jones terminava con il matrimonio, volevo sapere cosa accadesse dopo e pensavo fosse importante, anche perché erano 15 anni che non lo interpretavo, volevo che invecchiasse anche lui, volevo prendere atto dell’età e vedere l’effetto sul personaggio. E lo troviamo a terra ma rianimato da una nuova avventura”.

Questo è il tuo primo film d’azione, eri nervosa?

PHOEBE WALLER BRIDGE: “Quando ho letto la parte d’azione sulla sceneggiatura mi ha eccitato. Fino a quel momento per il me il massimo dell’azione era stata correre comicamente per strada. E il fatto che fosse comico non era nemmeno intenzionale. C’è qualcosa in queste storie di vita o di morte con poste altissime (tutto per i personaggi ma in fondo anche un po’ per me sul set) che mi ha preso e ora ne sono dipendente. Voglio più scene di vento e pioggia”.

Abbiamo visto come funziona il de-aging in molti film e pure in questo, tu l’hai potuto sperimentare sulla tua pelle e poi vedere i risultati. La tecnologia lo sappiamo che migliorerà ancora e sicuramente sarà anche più semplice da usare per gli attori. Ti piacerebbe utilizzare di frequente e fare diversi film con il tuo volto da giovane?

HF: “Assolutamente no, non voglio fare tutti i film così, questo è uno strumento utile per questo film e nulla di questa storia si trasferisce automaticamente ad altre. Penso sia uno strumento utile per come è stato usato qui. E bada bene non c’era intelligenza artificiale usata per rimpiazzare uno sforzo creativo o proprio un creativo, l’abbiamo impiegata per piccoli compiti come passare in rassegna un insieme di immagini di me da giovane per trovare l’angolo di luce giusto per illuminare quella che poi è la mia vera faccia di 40 anni fa. Non è una faccia realizzata con Photoshop ma viene dall’archivio Lucasfilm. E quella scena l’ho recitata io, con dei puntini in faccia [per catturare i movimenti dei muscoli del volto ndr]. Nel complesso ha funzionato bene e mi piace che non distragga ma sia utile alla storia di questo film. Non voglio generalizzare perché non sappiamo questo tipo di tecnologia per cosa potrebbe essere usata, sappiamo per cosa è stata usata qui”.

Quanto pensi sia stato importante che questo film avesse la scienza al centro di tutto?

PWB: “L’archeologia è lo studio di come le persone hanno vissuto e in questo film lo uniamo ai modi in cui la scienza cerca di migliorarci. È stupendo quando in un film di fantasia vedi qualcosa che sai poi essere vera anche nel mondo intorno a te”.

HF: “C’è voluto un po’ per trovare una storia che andasse bene a tutti e mettere il tempo al centro del film. Nel caso di Indiana Jones il tempo è una questione di età e lui sta finendo il suo tempo”.

È più difficile girare un film così ora che non hai più 40 anni?

HF: “No, non ho più 40 anni... Non c’è nulla di più difficile che fare il lavoro di creazione di un atteggiamento che a sua volta crei una storia o di creare una relazione che dia vita alle parole. È stata una grande esperienza e ho lavorato bene con James Mangold, il quale ha sviluppato la storia con i fratelli Butterworth”.

Non è più complicato riprendersi dagli incidenti?

HF: “Correre, saltare, cadere, lividi, tagli o anche ossa rotte ogni tanto sono parte della vita e io al momento sto a posto grazie. Questa parte avanzata della mia vita mi piace tanto quanto mi è piaciuta la prima parte, mi sento ancora bene e interessato a quel che accade intorno a me. Sento di poter aggiungere qualcosa alla mia vita con nuove esperienze, stando vicino a persone nuove che hanno modi diversi di fare le cose. E spero di averlo effettivamente fatto, è bello essere vivi e fare questo da tempo”.

Pensi che dopo un po’ questo franchise inevitabilmente tornerà con un altro film anche se senza di te?

HF: “Non lo so, io lavoro qui e basta, quello che accade nel futuro riguarda le persone che vivranno il futuro, sono felice per quel che ho fatto e le opportunità che ho avuto. Tutto quello che accade da qui in poi non mi riguarda”

PWB (rivolta ad Harrison Ford): “Credo che sia proprio quello il problema…”

Questo è un film d’azione per tutta la famiglia ma solitamente il tuo umorismo è anche molto scurrile, ti hanno chiesto di moderarlo? Pensi ci siano limiti alle battute?

PBW: “Se la battuta è divertente non ci sono limiti, il vero crimine è una battuta non divertente. In questo film proprio non ho avuto la tentazione di essere scurrile, perché è un tono che non gli appartiene. In Fleabag lo ero perché il personaggio era in difficoltà con la maniera in cui le persone la trattavano e quindi voleva essere esplicita e mostrare una certa confidenza sessuale, era richiesto. Qui no”.

HF: “È stato fantastico avere una rivoluzionaria tra di noi, il vigore del suo intelletto sono stati un grande valore per la nostra storia”.

Trovate tutte le notizie su Indiana Jones e il quadrante del destino nella nostra scheda.

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