Hannibal: la nostra intervista a Hugh Dancy
Ecco la nostra intervista a Hugh Dancy, realizzata in occasione del lancio della seconda stagione di Hannibal su Mediaset Premium
Riportiamo qui la chiacchierata fatta con il protagonista Hugh Dancy, che nella serie NBC interpreta il tormentato profiler Will Graham, con cui lo psichiatra cannibale instaura un rapporto pericoloso quanto viscerale. A suo agio fin da subito nei panni che furono, prima di lui, indossati da William Petersen in Manhunter e da Edward Norton in Red Dragon, l'attore britannico ha ricevuto il plauso di pubblico e critica grazie a una delle interpretazioni più intense che la televisione recente ricordi.
Sei mai stato in Italia prima?
Quanto è stato difficile entrare nella testa di un personaggio così disturbato? All'inizio, si parlava di dipingere Will come una persona affetta da una specie di autismo, e invece è tutto il contrario.
H: Anche se, nella prima stagione, Jack dice che Will si trova all'interno dello spettro patologico dell'autismo, posso dire che i problemi psicologici di Will lo portano nella direzione opposta rispetto all'autismo, generando in lui un'estrema empatia. Una persona autistica non recepisce informazioni dalla relazione con un'altra persona, mentre Will riceve troppe informazioni. È iper-ricettivo, e deve assumere un atteggiamento che potrebbe essere frainteso e interpretato come un lieve autismo proprio per difendersi e proteggersi da questo flusso inarrestabile di informazioni. All'inizio della seconda stagione, abbiamo visto Will in un isolamento totale, immerso in una situazione disperata, ma per la prima volta nella sua vita gioca con un mazzo di carte completo, nel senso che ha tuttte le informazioni possibili per comprendere il guaio in cui si è cacciato.
Lavori sul personaggio di Will Graham ormai da parecchio tempo: ne hai fatto una tua versione molto personale rispetto a quanto abbiamo già visto nei precedenti adattamenti cinematografici e hai sicuramente imparato a conoscerlo. Dal tuo punto di vista, cosa manca a Will per essere felice? Se potessi dargli un consiglio, cosa gli diresti?
H: "Lascia perdere, trovati un altro lavoro!" No, Will non è un uomo felice, almeno nella situazione in cui lo troviamo quando facciamo la sua conoscenza. Tuttavia, sai, quando incontra Hannibal nella prima stagione, è la prima volta in assoluto - e la cosa è reciproca - che si trova di fronte qualcuno che riconosce a pelle. Scatta un amore istantaneo tra loro, è come se Will incontrasse non il miglior giocatore di scacchi al mondo, ma l'unico in assoluto, la sola persona con cui può giocare, che entra nella stanza - o meglio, nella sua vita - con una scacchiera in mano, e questo provoca in lui un piacere e un sollievo incredibile. Quando ritroviamo Will all'inizio della seconda stagione, egli è stato tradito e sbattuto in galera, quindi non è proprio in una situazione invidiabile, ma la connessione che aveva con Hannibal è rimasta immutata, è qualcosa di cui non può liberarsi. Stavolta, però, manipola la loro connessione, perché Hannibal ha ancora bisogno di lui e della loro amicizia, ma al dì là dell'utilità pratica va detto che il legame con Hannibal è, anche per Will, fonte di un incontrollato, involontario piacere. Cosa gli manca per essere felice? Sinceramente, non credo che Will possa davvero essere felice. Nulla può curarlo dalla sua infelicità. Oh, dimenticavo: eccetto i suoi cani e la pesca. Ha una vita solitaria. Thomas Harris dice che tutto ciò che Will si porta dietro è un set da pesca e una cassa di vino. Sarebbe felice se potesse ritirarsi in solitudine, ma la vita continua a tirarlo fuori dal suo eremitaggio.
È difficile entrare nella mente di un personaggio così complesso, a tratti spaventoso? Come si ritrova la serenità dopo essere entrati in un ruolo tanto tormentato?
H: In realtà, per me è piuttosto facile interpretare questo ruolo. Non vivo il dover entrare in questo personaggio come una cosa che mi fa star male. Certo, Will ha una vita drammatica, ma per me è fantastico lavorare con Mads e Laurence. Quindi questa situazione, per me, è per la maggior parte piuttosto leggera. Quando torno a casa, un bicchiere di vino aiuta, ma è una delle migliori esperienze lavorative che abbia mai avuto. Certo, capita che gli orari di lavoro siano più lunghi del previsto, magari ci vuole molto per far venir bene una scena, ma è un'esperienza assolutamente positiva.
Sia Homeland che Hannibal hanno un punto in comune: un protagonista che perseguono il bene e non solo non ricevono ringraziamenti, ma spesso vengono addirittura ritenuti pazzi. Carrie Mathison e Will Graham si somigliano: hai mai parlato con Claire Danes, tua moglie e protagonista di Homeland, confrontando le vostre esperienze su questi personaggi?
H: Sì, entrambi i personaggi lottano contro un mondo popolato di terroristi e serial killer e dovrebbero ricevere un monumento per ciò che fanno! La cosa divertente è che posso vedere già sulla carta le somiglianze tra questi personaggi: la loro struttura, forma... Entrambi sanno fare il loro lavoro in un modo eccellente, hanno una sorta di "dono" che è difficile gestire; in effetti, questo descrive un buon numero di personaggi della tv. Il punto è che entrambi, alla fine della prima stagione, sono rinchiusi in un istituto, e questo li rende molto simili sulla carta. Nella realtà, hanno però esperienze molto diverse, perché il mondo interno delle due serie è unico. Claire ha lavorato nel miglior modo possibile per ritrarre accuratamente gli aspetti della mania depressiva, della bipolarità; io sono al di fuori dei testi di medicina. Al di là dei romanzi di Thomas Harris, non esiste un materiale di riferimento, delle fonti da consultare sulla patologia di cui soffre Will. Deriva dalla mia immaginazione e, ovviamente, da quella di Bryan Fuller. Verso la fine della prima stagione, tuttavia, quando Will sta completamente perdendo il controllo delle proprie facoltà mentali perché è malato, la recitazione doveva essere estrema, dovevo sudare e delirare; quando lavori in televisione, non hai molto tempo per provare diverse versioni della stessa scena, e capita spesso di trovarti a fine giornata a pensare: "Dio mio, per quanto ne so, questa potrebbe essere la peggior prova d'attore che abbia mai fatto." Quindi, tornato a casa, parlavo con Claire e le chiedevo: "Come ti senti quando devi sembrare completamente pazza sullo schermo?", e lei mi rassicurava, perché ci si sente sempre esposti, a rischio. D'altra parte, non c'è modo che i nostri due personaggi possano incontrarsi.
Che conoscenza avevi dei libri e dei film su Hannibal Lecter?
H: Ovviamente, conoscevo i libri per la loro fama, ma non li avevo letti. Avevo visto la maggior parte dei film, tutti tranne Manhunter. E ancora devo vederlo! Conoscevo molto bene, come tutti, Il Silenzio degli Innocenti. Ho visto anche i successivi adattamenti con Anthony Hopkins, ma è stato Il Silenzio degli Innocenti a forgiare il personaggio di Hannibal nella mia mente. Non mi ero fatto un'idea precisa di Will Graham in realtà, quindi l'introduzione al suo mondo è avvenuta attraverso le sceneggiature di Bryan. Quelle sono le basi per cui ho accettato di fare la serie, dopodiché ho fatto un passo indietro e ho letto il romanzo, Red Dragon, restando impressionato dalla sua ricchezza e profondità. Sia Hannibal che Will Graham sono gravati dal peso della loro straordinarietà. Harris ha posto le fondamenta di un genere, è riuscito a dar forma a questi personaggi e a creare la figura credibile di un serial killer onniscente, capace di tutto, affascinante; qualcosa di totalmente nuovo per la letteratura occidentale. Quindi, era un gran bel punto di partenza. Non ho più voluto rivedere altre interpretazioni di Will Graham o semplicemente rivedere i film della saga, perché avrebbero pregiudicato la mia interpretazione. Anche se avessimo fatto solo una stagione, avremmo avuto poco meno di tredici ore per definire Will e la sua relazione con Hannibal, e questo sarebbe stato estremamente in linea con la ricchezza del personaggio letterario. Non fraintendermi, sono certo che i film siano meravigliosi, ma non avrebbero potuto fare la stessa cosa che abbiamo fatto noi con la serie. Li vedrò tutti. Se faremo una quarta stagione, li vedrò. Dopo che avremo fatto Red Dragon perché, come sapete, quest'anno affronteremo la vicenda narrata in quel romanzo.
Cosa pensi del fatto che, secondo il finale di Red Dragon, la tua faccia finisca "come un quadro di Picasso"?
H: Beh, vedremo! C'è una questione di diritti, la nostra produzione possiede quelli su Red Dragon, su Hannibal e su Hannibal Rising, ma non su Il Silenzio degli Innocenti. Quindi, non abbiamo una Clarice Starling, anzitutto. Personalmente, ho passato molto tempo con questa faccia, quindi mi piacerebbe averne una nuova!
A proposito: la MGM non fa mistero dell'intenzione di sviluppare una serie tv su Clarice senza Hannibal, per cui non possiede i diritti. Qual'è il tuo punto di vista? Sarebbe pensabile una serie incentrata su Will senza Hannibal?
H: Una serie chiamata Will? Credo che sia possibile ma... perché? Perché parlare di Clarice senza Hannibal? Penso che si possa creare un format apposito, i grandi sceneggiatori televisivi potrebbero sviluppare una bella serie, Clarice Starling è un personaggio affascinante. Ci sono ovvi paralleli tra la relazione di Hannibal con Clarice e quella con Will, e posso immaginare quindi una serie incentrata solo su Will. Solo, è qualcosa che io non vorrei mai fare!