Guardare l'America da Parigi, la conferenza stampa di Bling Ring

Non parla molto, non ride per niente, non viene incontro a domande stupide. La conferenza stampa romana di Bling Ring, con Sofia Coppola e le sue risposte laconiche...

Critico e giornalista cinematografico


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Sofia Coppola è fatta così, non è che risponda proprio di gioia o che sia l’anima della conversazione, più il tipo da risposte brevi e secche.

Si è presentata alla conferenza stampa romana di Bling Ring (leggi la recensione) con una maglietta da pescatore francese, di quelle tradizionali a righe bianche e blu (ma le sue righe erano più sul rosso) e ha risposto con frasi laconiche a quasi tutte le domande (invero non intelligentissime, in più di una volta era facile parteggiare con l’alterigia della regista).

Quello che di certo si è capito, perchè è stata la sua risposta a quasi tutto, è che l’obiettivo del film era ritrarre quel mondo, cioè il rapporto nuovo e diverso che le persone stanno instaurando in questi anni con le celebrities. Almeno per come esso avviene in quella parte di Los Angeles.

L’intenzione di Sofia Coppola non era di risolvere un problema ma di porre l’attenzione di tutti su di esso, facendo un film su una storia vera, una storia di bling culture (cioè la cultura dello sfoggio di gioielli, in precedenza esaltata dal rap ma ora propria di molti altri strati, basti pensare ai denti ingioiellati di Madonna).

Ecco le risposte più interessanti date nella conferenza stampa:

 

 

Come vede questo fenomeno?

Quella della bling culture è una tendenza che incuriosisce anche me come madre di una figlia. Sono curiosa di vedere dove arriveranno i ragazzi, se questa parte di cultura popolare continuerà a crescere oppure no. La maniera in cui questi ragazzi protagonisti sono cresciuti, sono stati educati e vivevano ha per me un aspetto da fantascienza.

E’ vero che assieme agli attori siete penetrati in una casa di nascosto come avviene nel film?

Abbiamo fatto un periodo di prove con i ragazzi del film e li ho portati in giro con me un po’ per diventare amici. Una volta siamo anche andati in una casa di altre persone, ci siamo penetrati per vedere come fosse farlo.

Ma di chi era la casa?

Era di un amico e gli ho solo detto "non tornare a casa stasera". Niente di illegale.

Le celebrità come hanno vissuto il film? Con colpevolismo?

Non lo so, non le sento nè le conosco. Ho sentito solo Paris Hilton [ha una parte nel film, ndr]. Il mio obiettivo era raccontare la storia dal punto di vista dei ragazzi e sentire anch’io una certa distanza dalle star.

Ma davvero a Los Angeles si entra così facilmente nelle case? Non ci sono allarmi?

Sì, ma è una cosa tutta di quel quartiere di Los Angeles. E’ un posto piccolo, una comunità stretta che si sente molto al sicuro e così lasciano anche le porte aperte. E’ parte dell'atteggiamento cool e rilassato della California. Di certo a New York è diverso. So che Paris Hilton dopo i furti non lascia più la chiave sotto lo zerbino.

Si avverte una certa freddezza nel film, è stata una scelta?

Il punto è che i protagonisti non hanno intimità tra di loro, sono più collegati agli oggetti e la passione per essi è ciò che li lega. Mi piaceva avere io stessa una certa distanza e non entrare in contatto diretto con loro. Volevo che il pubblico ne seguisse la storia ma tenesse anche un distacco.

La banda è di tutte ragazze più un solo ragazzo che seguiamo particolarmente...

Si, ho scelto il punto di vista dell'unico ragazzo perchè per me era più facile immedesimarmi in lui, sembrava il più ingenuo, quello meno convinto e più guidato dalle altre.

Lei vive a Parigi, pensa che questo fanatismo con le celebrità esista anche altrove?

Mi dicono di si ma non lo vedo, quando torno dopo tanto tempo a New York da che sto a Parigi sono sempre colpita dalla presenza aggressiva dei tabloid e dalla loro cultura.

Non pensa che il film stesso contribuisca a rendere queste persone famose, che poi è quello che vogliono: diventare celebrità? Non pensa cioè di essere parte di quel processo di esaltazione per la fama effimera che condanna?

Io penso che alla fine sia molto chiaro il punto di vista del film, come non li esalti. Quando alla fine il personaggio di Emma Watson dichiara di avere il suo reality, sotto c’è una musica quasi da horror (per fare un esempio). Certo ognuno ci può vedere quel che vuole ma io credo che il punto di vista della condanna sia molto chiaro. Ad ogni modo è anche per questo motivo che ho cambiato i nomi delle vere persone coinvolte.

Che hanno detto i ragazzi veri del film?

Non lo so, non li conosco. Non volevo immergermi troppo in quella realtà ed essere eccessivamente fedele ai fatti, penso che se ci avessi parlato ne sarei stata influenzata. Io invece volevo il mio punto di vista su questi eventi. Ho parlato solo con il maschio e lui dopo averlo visto ha detto che gli è sembrato molto accurato.

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