Gomorra 4: il nostro incontro con Cristiana Dell'Anna e Arturo Muselli a Napoli Comicon 2019
Il nostro incontro con Cristiana Dell'Anna e Arturo Muselli, due dei protagonisti della quarta stagione di Gomorra
Intervista a cura di Pasquale Gennarelli
Dopo aver visto la nona e decima puntata della quarta stagione di Gomorra, possiamo dire che siete tornati al centro di incredibili sviluppi. In particolare il personaggio di Enzo Sangue Blu sembra aver abbandonato il silenzio dietro cui si era trincerato per entrare nuovamente in azione. Rispetto a quello conosciuto nella stagione precedente, che persona ci troviamo di fronte?
Arturo Muselli - La differenza principale è soprattutto fisica. Nella precedente, Sangue Blu è molto più al centro dell’azione mentre in questi nuovi episodi è avvolto nel silenzio. Il suo ruolo è cambiato, adesso è un capo e ha bisogno di ascoltare e di ascoltarsi. Potrà sembrare una battuta vista la menomazione (la perdita dell’occhio), ma ha bisogno di vedere cosa gli succede intorno, soprattutto quello che non si vede e anticiparlo.Da un punto di vista psicologico, invece, è consapevole che non può fare più ciò che faceva prima ma deve restare fermo, valutare bene e solo dopo agire. Non ci dimentichiamo che ha avuto un maestro come Ciro di Marzio che gli ha insegnato a ponderare le sue scelte una volta ottenuto il potere. In particolare, bisogna capire la politica che sta dietro gli equilibri con le altre famiglie, con gli altri quartieri. È un tono di maggior responsabilità, un processo di crescita maturando dentro di lui. Adesso è assalito da mille dubbi, in preda a delle paure ma ha chiaro ciò che è diventato.
In Gomorra, le figure femminili hanno sempre ricoperto ruoli preminenti ma, pensando a Imma Savastano o Scianel, nessuna di loro ha mai portato sul piccolo schermo un tema come la maternità. Il tuo personaggio, Patrizia, è in dolce attesa e dopo le sconvolgenti rivelazioni di queste due puntate si trova ora di fronte a un bivio cruciale tanto per il suo ruolo quanto per la sua vita privata. Si tratta di un aspetto sicuramente innovativo che ti permette di smarcarti da tutti gli altri personaggi fin qui visti.
Cristiana Dell’Anna – Quando sei sul set, non pensi mai a smarcarti dalle precedenti interpretazioni. Anche se tutto incastonato in un disegno generale più ampio, la verità è che la storia resta legata al personaggio che stai interpretando. Voler necessariamente fare il contrario di quanto fatto da altri in precedenza risulterebbe fin troppo banale.
Le sfumature di una donna sono tante e in quest’occasione mi è capitata un’opportunità meravigliosa, ovvero trattare uno dei temi a oggi più cari alle donne che si trovano ad affrontare una carriera. Ora, che sia nel crimine è drammaturgicamente accettabile se inserito nel contesto di Gomorra; ma il bivio è quello. Credo che in questa stagione in particolare emerga lampante il ruolo rivoluzionario di Patrizia perché lei non rinuncia ai propri sentimenti ma prova in tutti i modi a inserirli nel sistema di lavoro, a sfruttarli se necessario, ad accantonarli se più utile ma mai a negarli.
Nelle prime puntate, Patrizia, parlando ad altri affiliati, dice ‘io tratto tutti come figli’, a rimarcare quanto hai appena sottolineato.
Cristiana Dell’Anna – Esatto. Patrizia cerca di abbracciare tutto e tutti con la sua natura femminile e anche con quella di madre. In alcuni casi sbaglierà, magari in certe situazioni non sfrutta questa caratteristica nel modo corretto ma sicuramente approcciando il tema nella direzione giusta. Cosa che nella società attuale, invece, non si fa. Se una donna vuole diventare capo dello stato o ricoprire qualsiasi altra posizione di potere o di rilievo, tende a pensare che l’unica soluzione è quella di rinunciare al suo essere madre. O meglio, te lo fanno credere. In questo Patrizia è rivoluzionaria perché avanti di anni e anni”.
Parlando più in generale dello sviluppo dei propri personaggi, entrambi gli attori hanno confessato di non aver ricevuto in anticipo indicazioni circa la direzione delle ultime due stagioni, essendosi trattato più di un work in progress. La Dell’Anna ha affrontato il tutto in maniera più shakespeariana, correggendo in corso d’opera mentre il Muselli si è preparato, soprattutto fisicamente, per i pochi cambiamenti che gli erano stati prospettati.
I vostri personaggi partono da situazioni diverse ma sono oggi impegnati a difendere il proprio regno. Enzo, come un re spodestato, ha rincorso e ottenuto la sua eredità riprendendosi il quartiere di Forcella; Patrizia, suo malgrado, si è trovata a dover “gestire” Secondigliano senza averne mai reclamato il titolo. Eppure, entrambi sono legati al proprio territorio. A cosa dobbiamo questi differenti approcci?
Cristiana Dell’Anna – Indubbiamente, Patrizia si ritrova in una posizione che non avrebbe mai immaginato di ricoprire ma, una volta raggiunta, vuole proteggerla assolutamente. La paura è tanta e la può portare a pensare ‘ma chi me l’ha fatto fare’ ma il suo atteggiamento materno la spinge a lottare tanto per la sua gente, tanto per il suo territorio. Tra tutti i personaggi, credo che Patrizia sia quello più innamorata della sua terra, che senta più melanconia nei confronti del territorio in cui vive. Anzi, in un modo assurdo e contorto, lei vorrebbe migliorare il territorio in cui vive. In fondo, questa situazione è molto controversa: non ci dimentichiamo che è assetata di potere, è disposta a uccidere ma lo fa in nome di un bene comune.
Arturo Muselli - In Sangue Blu, l’attaccamento a Forcella è sicuramente più viscerale. In fondo, il personaggio è frutto di quel quartiere lì. Se hai vissuto nel centro storico di Napoli, sai che ti trovi in un mondo diverso da quello di Scampia o quello in cui si muovono i Levante. Il quartiere, infatti, ti accoglie, ti abbraccia, entri a far parte di una comunità che, ben presto, impara a conoscere tutto di te: sanno cosa compri, da chi vai a prendere il caffè o dove vai a mangiare la pizza. Ho vissuto io stesso al centro di Napoli e posso dirti che per, quanto assurda come situazione, la gente sapeva tutto di me.
In questo contesto, dunque, immagina cosa possa rappresentare Forcella per Enzo, cresciuto nel quartiere e dal passato così fortemente radicato. Infine, non dimentichiamo il desiderio di rivalsa che lo pervade. Possiamo considerare tutti questi elementi come la costruzione di una storia d’amore con il suo quartiere.
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