La fusione di costumi, scenografie e fotografia raccontata dai tecnici di Adagio

Durante la visita sul set di Adagio abbiamo parlato con i reparti costumi, scenografia e fotografia per capire come lavorano insieme

Critico e giornalista cinematografico


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Durante la set visit di Adagio abbiamo parlato con il reparto costumi, scenografia e fotografia e capito funzioni la creazione integrata di un universo narrativo

Se il particolare atteggiamento che Stefano Sollima tiene sul set è possibile è perché la sua collaborazione con alcuni dei caporeparto chiave è impostato con grande precisione. Come abbiamo raccontato già, durante la visita sul set di Adagio, l’ultimo film di Sollima, abbiamo potuto parlare con alcuni tecnici, accompagnati dallo stesso Sollima. Quello che è emerso è stata la chiarezza di riferimenti e di comunicazione, una visione unica verso la quale fotografia, costumi e scenografia erano stati indirizzati.

Detto con le parole dello scenografo Paki Meduri: “Ci siamo confrontati molto con Mariano [Tufano, il costumista ndr] e Paolo [Carnera, il direttore della fotografia ndr] per trovare un unico linguaggio e un’unica grammatica con colori e atmosfere. Le mie case e gli interni riflettono gli abiti dei personaggi e lavoriamo ad esempio entrambi per dare l'idea del caldo”. E come fa la scenografia a dare l’idea del caldo? “Per esempio usando molto superfici lisce”.

Più semplice immaginare invece come lavori il reparto costumi sul caldo, principalmente invecchiando gli abiti bagnati con acqua e sale per simulare gli aloni di sudore: “Ad esempio Cammello, il personaggio di Pierfrancesco Favino, a seconda delle scene è concitato e quindi più o meno sudato” spiega Mariano TufanoFacciamo questo lavoro uguale anche sulle comparse, cercando di tenerli nel contesto di una Roma periferica”. E ovviamente dal punto di vista della sofferenza del caldo la fotografia è fondamentale: “L’idea è di far soffrire il caldo anche allo spettatore” dice Paolo Carnerama la vera impresa di Stefano è di ingrandire lo spettro, raccontare una Roma ampia, immensa”. Che genere è questo film? “Un dolcissimo noir”.

L’idea generale è chiaramente quella di lavorare sulla componente iconica dei personaggi e di tutto ciò che li circonda, come se il mondo in cui vivono e la maniera in cui si vestono fosse una parte della loro personalità, in modi non dissimili da come si fa nei fumetti. Le scenografie ad esempio, che sono state solo raramente ricostruite, ha spiegato Paki Meduri, ma semmai scelte per mettere insieme, punti di Roma meno sfruttati dal cinema così da raccontarla dal basso e sempre immaginata come una protesi dei personaggi: “Abbiamo cercato dei posti che ci dessero un’idea di come i nostri personaggi si inseriscano nella città”, ha spiegato Meduri. Un buon esempio che può essere fatto è l’abitazione del personaggio di Valerio Mastandrea, un lavatoio in cima a un palazzo che sembra la capanna di un’eremita su una vetta della città.

Stefano ha sempre un'idea chiarissima dei personaggi” dice Tufano “mi ha chiesto di riuscire a fare dei personaggi che avessero una parte visiva molto forte, quasi iconica, però senza mai diventare troppo costume. Un bilanciamento tra il realismo degli abiti e qualcosa di iconico che andasse sul terribile”. Quindi un’estetica realistica che con quegli strumenti cerca di rappresentare il mondo di ogni singolo personaggio “Stefano deve sempre trovare la credibilità negli elementi che gli propongo e poi l’elemento iconico all’interno di essa”. Che si intende per iconico? “Che è talmente particolare da diventare riconoscibile”. Proseguendo con gli esempi sul personaggio di Cammello, il cui costume è una canottiera nera e un pantaloncino jeans vecchio, esiste in 10 versioni diverse perché nel corso del film si modifica a seconda di quel che accade al personaggio.

Lo stesso fa Paki Meduri: “Ogni casa in cui giriamo la svuotiamo, la riarrediamo e la ritappezziamo, proprio per renderla iconica”. Ma c’è di più, aggiunge Carnera: “Questo film è fatto di due elementi: la storia, cioè la psicologia dei personaggi, a cui io cerco di avvicinarmi con grande sensibilità e umanità; l'altra è la necessaria spettacolarità della vicenda e l'aspetto d'azione. Il difficile è tenere insieme questi due aspetti”.

Adagio esce il 14 dicembre nei cinema italiani.

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