Ficarra e Picone: genesi e aneddoti su L’ora legale

Nell'intervista a Casa Alò, Ficarra e Picone ci hanno parlato della genesi de L'ora legale e ci hanno raccontato diversi aneddoti...

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Ficarra e Picone, ospiti di “Casa Alò”, ripercorrono con Francesco Alò la loro carriera, dagli esordi nei teatri fino alla serie TV Incastrati, uscita a gennaio 2022 su Netflix. Nel 2017 escono nei cinema con L’ora legale, un film comico ma anche molto politico.

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Racconta Picone:

L’ora legale nasce nella nostra testa in due righe. Si dice sempre che i politici fanno schifo e noi abbiamo detto, partiamo dal presupposto più banale del mondo: e se fossimo noi il problema? E lì abbiamo tirato fuori L’ora legale. Prima abbiamo scritto il finale, poi abbiamo scritto tutto il resto. Ci siamo detti: sarebbe bello se salisse al potere una persona onesta e vedi che gli altri protestano. Abbiamo ricostruito a ritroso tutto il film per arrivare a quei fischi finali che, ti dico, quei fischi finali sono stati una cosa terribile.

Un’idea apparentemente semplice, ma di grande effetto e che fa un grande effetto agli spettatori. Continua Picone:

Una cosa che ci raccontavano i gestori dei cinema è che era un film in cui si rideva fino alla fine del film, negli ultimi tre minuti calava il gelo e la gente andava via in silenzio perché aveva capito in quel momento che il film parlava di noi.

Aggiunge Ficarra:

E soprattutto dicevano che le sale dove si proiettava L’ora legale erano le uniche dove non c’era neanche un bicchiere per terra, un popcorn. Erano pulitissime.

Un successo di pubblico e un successo in termini di ricezione del messaggio che il duo comico voleva trasmettere. E, prima di cambiare argomento, c’è spazio anche per alcune chicche legate al film…

L’ora legale comincia con l’inquadratura del manifesto di Patanè, che era questo sindaco disonesto e sul cartello c’è lo spot del sindaco che è “siamo tutti d’accordo”. C’era all’inizio la soluzione del film. Poi abbiamo voluto chiamare il paese Pietrammare perché se tu metti una pietra in mare è impossibile che galleggi, per cui già anche lì c’era il dire che è inutile pensare a certe cose perché non attecchiscono, tra cui pensare che noi siamo migliori di loro. 

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