EXCL - Timur Bekmambetov ci parla della Leggenda del Cacciatore di Vampiri!
La Leggenda del Cacciatore di Vampiri esce domani in home video; vi proponiamo un'intervista al regista Timur Bekmambetov e al produttore Jim Lemley; in più una clip e una featurette...
Ieri vi abbiamo annunciato che le pagine di BadTaste avrebbero ospitato, quest'oggi, un'intervista al regista della Leggenda del Cacciatore di Vampiri Timur Bekmambetov e al co-produttore della pellicola Jim Lemley arricchita da due speciali contributi video.
Ma non è tutto. In calce al Botta&Risposta potete trovare anche due contributi video. Si tratta di una clip dal film e di una featurette sulle location.
D: E' stato difficile trovare un attore adatto alla parte di Abramo Lincoln? Cosa vi ha portato alla scelta di Benjamin Walker?
JL: Vorrei ringraziare pubblicamente Mindy Marin, la responsabile del casting. Quando abbiamo iniziato i lavori per il film, tutto ruotava attorno al riuscire a trovare le persone adatte per le varie parti. All'improvviso Mindy ci ha detto “Dovreste vedere questo tizio a New York di nome Ben Walker. Attualmente sta interpretando un altro Presidente americano, Andrew Jackson”. Niente di più differente da Abramo Lincoln. Così l'abbiamo visto in questo spettacolo. Io e Timur ci siamo guardati convenendo automaticamente sul fatto che sarebbe stato perfetto. L'abbiamo fatto venire in California e l'abbiamo portato da Greg Cannom, che a casa ha tre Oscar per il makeup tra i quali quello vinto per Benjamin Button. Ha vestito Ben da Abramo Lincoln e Timur l'ha diretto mentre teneva il discorso di Gettysburg.
D: Avevate altri attori in lizza?
TB: Si, ma nessuno bravo come Ben. C'è sempre stato lui in cima alla lista. Come al solito però, bisogna passare attraverso tutte le varie fasi del casting per capire di cosa si ha bisogno, ma alla fine siamo tornati da lui, che è stato il primo che abbiamo incontrato. Per me i test delle audizioni sono fondamentali per capire e “imparare” quello di cui necessito.
D: Come vi siete relazionati con lo studio? Come siete riusciti a mantenere intatta la vostra visione della pellicola, nonostante il tema “rischioso”?
TB: Quando siamo andati alla Fox avevamo una presentazione da 5 stelle quindi eravamo molto calmi. Quando siamo arrivati c'era questo enorme banner all'ingresso dello studio che diceva “Benvenuto Abramo Lincoln, benvenuto alla Fox”. C'erano queste impronte... Nel parcheggio avevano messo un cartello con su scritto “Che i vampiri non si azzardino neanche a pensare di parcheggiare qui”.
JL: C'erano due trombettieri della Guerra Civile a guardia della porta.
TB: C'erano impronte di piedi insanguinate che, se seguite, ti portavano nel corridoio del presidente della compagnia.
JL: Siamo stati molto fortunati perché abbiamo avuto dei meeting interessanti presso tutti i vari studios cui ci siamo rivolti. E' stato un esempio e una dimostrazione di passione molto toccante e significativa nei riguardi di quello che avevamo in mente di fare. E' fondamentale trovare delle persone in grado di condividere la tua visione artistica, quello che vuoi ottenere con il tuo film, la direzione che vuoi dargli. Per questo dovevamo trovare qualcuno che fosse in grado d'interpretare Abramo Lincoln e non solo di scimmiottarlo come se stesse trasportando il bagaglio di un'altra persona. La Fox ci ha sempre supportato condividendo e comprendendo il nostro processo creativo.
TB: Specialmente l'ex presidente Tom Rothman. E' un vero genio creativo. Ci ha aiutato con un sacco d'idee intelligenti. Ha capito perfettamente quello di cui avevamo necessità, un grande supporter.
D: Vi è piaciuto confrontarvi con il 3D?
TB: Ci ha aiutato molto. Il film è stato concepito fin dall'inizio per essere in stereoscopia. Il 3D è coinvolgente, ti porta dentro la storia. L'America del 19° secolo diventa una sorta di mondo fantasy e oscuro dove vuoi trascorrere il tuo tempo, ma al contempo è spaventoso, tangibile. E tu sei li in mezzo. E' un linguaggio molto organico, con cui mi trovo a mio agio. Ho deciso che avrei voluto impiegarlo dopo aver visto Avatar.
D: L'immagine del vampiro che viene data in questo film è piuttosto diversa da quella che va per la maggiore oggigiorno, con la gente che s'innamora di loro. Come siete riusciti a visualizzare questo aspetto della pellicola senza trasformarlo in una specie di lezione di storia?
TB: I vampiri sono una metafora. Viviamo in un mondo dove alcune persone ne schiavizzano altre, con corporazioni che usano mano d'opera a basso prezzo e nazioni che lucrano su questi fattori. Il controllo sul prossimo è possibile in quelle situazioni dove domina la paura e dove è questa sensazione a guidare le nostre scelte. La paura di perdere il lavoro, di ritrovarci in una situazione d'instabilità. Lincoln è stato unico perché è riuscito a mettere in atto la sua idea innovativa, ovvero che le fondamenta di una nazione non debbano essere basate sulla paura, ma sulla libertà. Ha creduto fortemente in questa cosa e ha combattuto per assicurare al prossimo la libertà di scelta, il libero arbitrio. Il mondo di oggi, al contrario, è molto incasinato ed è difficile capire cosa stia effettivamente accadendo. C'è bisogno di una metafora per comprenderlo. Una mitologia. Nessuno crede davvero ai vampiri, eppure possono essere una chiave d'interpretazione della contemporaneità.
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