Sciopero degli sceneggiatori, intervista a Michael Jamin: "Una minaccia esistenziale alla nostra professione" | EXCL
Abbiamo parlato con Michael Jamin dello sciopero degli sceneggiatori e della battaglia che stanno sostenendo per salvare la loro professione
Lo sciopero degli sceneggiatori indetto e votato dai membri della WGA, il sindacato americano, sta già mietendo molte vittime, dopo Stranger Things, Cobra Kai, Abbott Elementary, The Handmaid's Tale, Yellowjackets, Hacks, Unstable, Blade, Night Court, Power Book III: Raising Kanan, Daredevil: Born Again, Loot, Severance, Evil, The Venery of Samantha Bird, Big Mouth, A Knight of the Seven Kingdoms: The Hedge Knight, The Last of Us, Billions la lista degli show che sono stati interessati dalle proteste degli sceneggiatori che hanno incrociato le braccia e la cui writers room è stata chiusa si allunga sempre di più aggiungendo FBI: Most Wanted e P-Valley all'elenco, il che avrà pesanti ripercussioni sulla prossima stagione televisiva.
A Michael, un vero e proprio vulcano che, abbiamo scoperto, parla perfettamente italiano (grazie a un corso ascoltato mentre guida, e a Los Angeles il tempo trascorso in macchina non è poco, e all'amicizia con uno degli sceneggiatori di Un medico in famiglia), abbiamo fatto alcune domande sullo sciopero, sulle loro ragioni e su quello che sta accadendo nell'industria.
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BADTASTE: Uno dei motivi per cui gli sceneggiatori sono in sciopero è ottenere migliori condizioni per i diritti d'autore a loro spettanti per il proprio lavoro. Secondo te, cosa è andato storto con le piattaforme di streaming e perché non si è riusciti a prevenire ciò che oggi è una realtà consolidata, cosa è successo esattamente?
MICHAEL JAMIN: Nel 2007 lo sciopero degli sceneggiatori riguardava proprio questo problema. A quel tempo i servizi streaming erano chiamati "nuovi media" e gli Studios asserivano che, proprio per questo, la Writers Guild of America non doveva avere giurisdizione su di loro, il che avrebbe privato gli sceneggiatori di tutti i benefici che vengono dall'essere membri della WGA (assicurazione sanitaria, contributi pensionistici, diritti d'autore, minimo salariale ecc.). Gli sceneggiatori hanno scioperato ed alla fine hanno vinto questa battaglia, ma hanno concordato di accettare una cifra più bassa per diritti d'autore, rispetto a quella a cui avrebbero normalmente avuto diritto, con l'accordo che la questione sarebbe stata affrontata in sede di contrattazione contrattuale. E questa è la parte per cui stiamo combattendo oggi.BADTASTE: Per quanto concerne le "mini room", comprendiamo il bisogno delle nuove leve di sperimentare l'intero processo produttivo di una serie TV per fare esperienza, ma evitarle completamente sembra utopico ormai, perché costringerebbe i servizi streaming ad apportare cambiamenti significativi nel loro modello di business e dubitiamo, per esempio, che siano disposti a smettere di produrre serie TV con stagioni da 10 episodi. La WGA ha già deciso cosa sia disposta a concedere e cosa no in merito a questo problema e voi sapete quali siano le loro intenzioni?
MICHAEL JAMIN: In realtà le "mini room" non sono esattamente legate al numero degli episodi prodotti per stagione. Si riferiscono a writers room con meno sceneggiatori che vengono create prima che uno show sia promosso a serie. Scrivere una sceneggiatura richiede però la stessa mole di lavoro, a prescindere che una serie venga prodotta o meno. Ciò nonostante, questi autori vengono pagati una frazione di quanto lo sarebbero in una writers room tradizionale. È solo un modo creativo per gli Studios di evitare il rischio di perderci dei soldi (nel caso in cui la serie non venisse prodotta).
BADTASTE: Il problema dell'intelligenza artificiale non è semplice da affrontare, cosa sperate di ottenere come sceneggiatori, considerato quanto velocemente si stia sviluppando?
MICHAEL JAMIN: Al momento l'intelligenza artificiale non è in grado di scrivere una sceneggiatura, tutti concordano su questo punto, tuttavia gli Studios sanno che si arriverà presto al punto in cui saprà farlo. E se accadrà davvero, sperano di poter ridurre in maniera significativa il numero degli autori per serie televisiva. La WGA sta facendo pressione per imporre delle regole nell'uso della IA. Ovviamente questa è una questione per cui gli sceneggiatori devono battersi molto seriamente. È escluso che un autore firmi un contratto che lo renda obsoleto in un prossimo futuro, significherebbe firmare la propria condanna a morte.
BADTASTE: La sensazione è che lo sciopero durerà a lungo, anche se - probabilmente - entrambe le parti sanno già su quali punti cedere e quali no, il che in un certo senso è preoccupante, perché potrebbe significare che non tutti sono interessati a trovare rapidamente una soluzione. Qual è la tua opinione in merito?
MICHAEL JAMIN: Il piccolo sporco segreto che entrambe le parti conoscono bene è questo: gli Studios non devono proporre un accordo che soddisfi gli sceneggiatori al 100%. Devono solo proporre qualcosa che sia abbastanza buono per il 51% degli autori. Al momento quell'accordo non è ancora stato offerto, il che la dice lunga su quanto divergenti siano le nostre posizioni.
BADTASTE: Tra i vari membri dell'AMPTP (la Alliance of Motion Picture and Television Producers), Netflix è quello che asserisce con maggiore sicurezza di poter andare avanti senza contenuti prodotti negli Stati Uniti grazie alle sue produzioni internazionali. Come affrontate questo genere di pressione e siete in contatto con sindacati di altri paesi per avere il loro supporto?
MICHAEL JAMIN: Personalmente no, non lo sono, ma non faccio parte del Consiglio di Amministrazione della WGA, sono solo un membro del sindacato. Ma una cosa che Hollywood è davvero brava a fare è distribuire i suoi film e le sue serie TV all'estero ed è una fetta di mercato importante per Netflix. Possono dire quello che vogliono, ma credo che la realtà racconti una storia diversa.
BADTASTE: Nel 2007 lo scioperò durò 100 giorni ed alla sua conclusione gli sceneggiatori ottennero una serie di concessioni dalla AMPTP, per lo più economiche. L'impressione è che questa volta ci sia molto di più in gioco e che si stia cercando un'accordo che influirà sulla struttura stessa delle relazioni tra i creatori di contenuti ed Hollywood. Credi che questo problema possa essere risolto da una serie di concessioni economiche o siete decisi a non cedere terreno sui principali problemi relativi alla vostra professione?
MICHAEL JAMIN: C'è molto più in gioco in questo sciopero. È una minaccia esistenziale alla nostra professione. Gli sceneggiatori devono essere pagati in maniera adeguata. Ad essere onesti è nell'interesse degli Studios avere un ampio bacino di esperti sceneggiatori per produrre i loro show. Fare una serie TV è dispendioso, non è una cosa da affidare a persone inesperte. Ma se gli sceneggiatori non riescono a guadagnare abbastanza per vivere, saranno costretti ad abbandonare la professione e le serie saranno scritte da principianti o lavoratori part-time. Il che abbasserà di molto la qualità dei prodotti.
Immagine di copertina di Louis Felix per gentile concessione di Michael Jamin.