EXCL - Marcello Cesena su Sensualità a Corte, la serie gender fluid che ha anticipato Sense8
Abbiamo parlato di televisione, comicità e di come Sensualità a Corte abbia anticipato la creazione delle sorelle Wachowski con Marcello Cesena...
Che Black Mirror: Bandersnatch si è palesato sui nostri account Netflix solo qualche giorno dopo, confermando le voci di un episodio interattivo che si inseguivano ormai da mesi e mesi.
Per il resto, si è trattato di una interessantissima chiacchierata di circa 45 minuti che ripeterei quotidianamente all'ora del thé con un gigante dello spettacolo e della comicità che magari, rispetto ad altri esponenti dei Broncoviz come Maurizio Crozza o Carla Signoris, è forse “apparso meno” (con tutte le virgolette del caso) in TV lavorando molto anche dietro alla macchina da presa - ha diretto tre film, Peggio di Così si Muore (1995), Mari del Sud (2001) e Il Cosmo sul Comò (2008) e svariati spot autentici, non solo quelli in forma di parodia di Avanzi.
Paolo Villaggio. De André. I Broncoviz. Genova. Come mai questa città ha partorito così tanti artisti?
Genova è una città particolarmente dura, sotto tutti i punti di vista. A parte la questione geografica, come ahimè ben sappiamo, il carattere stesso dei genovesi è bello tosto. Affermarsi a Genova, per tutta una serie di motivi, è molto difficile. Talvolta, anche se poi magari non è così, hai come la sensazione che tutti ti remino contro e per questo tendi a maturare una grinta che forse a Roma, dove peraltro vivo da tempo, secondo me non è così facile sviluppare. Penso sia questo il motivo, perché a un certo punto ti dici “Ma cazzo! Voglio dimostrare al mio parentado che ce la posso fare!”, quindi ti armi di tutta la forza necessaria per affermarti in lavori complicati come possono essere quello di attore. Che non sono facilissimi diciamo.
Capisco benissimo il tuo discorso. Faccio tutt'altra professione, un lavoro che mi porta a contatto con voi artisti, ma io sono di Ancona, un'altra città di mare non semplicissima che col cinema o lo spettacolo non è che c'azzecchi più di tanto...
Ehh, capito no? Quando avevo il mio secondo film al cinema ancora c'era chi mi domandava “ma come ti mantieni?”. Ma porca putt... [ridendo, ndr]
Hahahahaha!
Ma minchia eh!
Sensualità a Corte è cominciato nel 2005, un periodo in cui la TV era ancora solo e “semplicemente” lineare. L'audience, magari, doveva aspettare di vedere il comico o la comica preferita, mentre adesso se voglio posso anche saltare la messa in onda di Mai Dire Talk e guardare quello che m'interessa tramite l'online di Mediaset. Come artista, produttore, ma anche fruitore di televisione, cosa ne pensi di questo cambio nelle abitudini di visione?
Ah, guarda, non ti so dire bene perché, ma io, fin dai tempi di Avanzi coi Broncoviz, ho sempre fatto televisione pensando che il luogo perfetto per vedere le nostre “cose” non fosse necessariamente quello. Facevo questi mini spot di trenta secondi, un minuto pensando che poi sarebbe stato meglio vederli magari in VHS, perché allora c'era quello, o, dall'altra parte, che non fossero necessariamente da vedere nell'ora e mezzo del programma. Ho sempre ragionato così: faccio una cosa che ovviamente è nel programma e vive anche del successo del suo contenitore, un carburante grandissimo per sketch come i nostri, pensando però che il tutto potesse vivere anche al di fuori da questo. Quando è arrivato YouTube nel 2005, lo stesso anno in cui io ho cominciato Sensualità, mi ricordo che un giorno, mi trovavo qua a Roma dove monto le puntate, ed è venuto a trovarmi un collega e amico che mi fa “Ma hai visto che su YouTube ci sono gli sketch con Jean Claude?”. Io dico: “YouTube? Ma che cazzo è [ridendo, ndr.]?”, vado a vedere e mi ritrovo un milione di visualizzazioni a sketch. Mi domandavo cosa fosse quella cosa, non avevo capito immediatamente cosa comportasse. Oggi, probabilmente, prenderei subito il mio sketch su YouTube con il conteggio delle visualizzazioni e me ne andrei da un produttore a proporre un film facendo leva sul successo ottenuto sul web. All'epoca non era ancora molto chiaro cosa significasse avere “tante visualizzazioni”. Però è stata un'ulteriore conferma che il senso di fare uno sketch non è necessariamente collegato a quel determinato programma che va in onda in quella determinata fascia oraria. Dinamiche televisive che poi sono state scardinate, ad esempio, da Sky, dal vedo e rivedo quando mi pare, da una TV che è diventata un'altra cosa rispetto a quella che era.
Ecco, visto che hai tirato fuori tu stesso l'argomento, prima di passare a discutere nello specifico di Sensualità a Corte, tu, in quanto veterano della comicità, hai attraversato tutte le fasi, da quella più “analogica” per cosi dire a quella odierna, più digitale. Per i nuovi comici, la facilità di accesso alle piattaforme – che poi, per carità, non è matematicamente tale – e quindi alla diffusione delle proprie creazioni, rende più semplice lo sfondare nella cara e vecchia TV? Perché va bene i follower sui social e le spunte blu, ma bisogna essere onesti: l'apparire in TV è ancora uno dei metri di giudizio fondamentali del successo.
Da un lato è più facile. Una volta per andare in televisione dovevi passare da quelle quattro, cinque persone che facevano TV fatta bene, ai tempi miei c'era Avanzi col gruppo della Dandini, o la Gialappa's per esempio, che è un altro grandissimo canale d'ingresso nel mondo della televisione... o avevi la fortuna di imbatterti in questi professionisti, di essere preso in considerazione da loro oppure era complicato. Non c'erano tanti canali per poter arrivare a essere messi in onda. Ora il vantaggio è che puoi andare in onda da solo a casa tua. Ti monti una cosa a casa tua, la metti online e se... non vorrei dire hai culo... però se ci sono una serie di “fattori zodiacali” che combaciano per così dire, bravura compresa, puoi fare milioni di visualizzazioni e bypassare in qualche modo la TV.
[caption id="attachment_351303" align="alignright" width="300"] Non chiamatemi Rita Ora![/caption]
Certo, poi alla fine come dici giustamente tu, almeno per adesso, devi “fare il programma”. E tutto diviene anche più complicato perché c'è una tale ricchezza di proposte, in questo momento, che arrivano dal web che poi chi ha materialmente il potere di farti entrare nella TV quella vera, può anche non capire nulla perché c'è talmente tanta roba così diversa... È talmente difficile capire che cosa può conquistare il pubblico. Anche perché se devo tenere conto dei numeri vedo che poi il traffico maggiore lo fa un bambino che rutta. E a quel punto ti domandi “Ma è questa la comicità di oggi oppure il web ha un altro tipo di approccio per cui quello che fuori da internet non mi fa ridere qua mi fa ridere?". Diciamo che c'è più possibilità di farsi vedere, ma l'offerta è tale che chi poi deve decidere, secondo me, deve avere una particolare lucidità altrimenti poi si rischia che... ultimamente abbiamo visto, ci sono stati una serie di debutti al cinema o in televisione di personaggi del web, alcuni dei quali che io adoro, che non hanno avuto i risultati sperati.
Ma infatti è quello il mio dubbio, nonché argomento di discussione sempre molto sentito anche fra noi di BAD perché, bene o male, tutti noi conosciamo, più o meno personalmente, molti dei personaggi a cui magari fai riferimento. La mia impressione, e ti parlo da analista, ma forse soprattutto da spettatore, è che si sia quasi annullata la gavetta. Per dire, tu hai cominciato negli anni settanta, ottanta e il primo film quando l'hai diretto? Nel 1995 se non sbaglio no?
Sì, nel 1995.
Oh, ecco. Ora ho come l'impressione che ci sia la tendenza, o magari la speranza, che il milione di visualizzazioni su YouTube, Facebook quello che è si possa tradurre automaticamente in successo al cinema. E insomma, non è un passaggio proprio così automatico.
Ti dico la verità. Se posso cerco di non ragionare in questo modo, a fare un paragone o parallelo con “i tempi miei”, quelli in cui ho iniziato io perché era quello che facevano i grandi quando ero io a cominciare.
Sì, chiaro.
E non la sopportavo. Dicevo “Ma porca troia, rassegnatevi!” perché avevamo tutto un diverso approccio, anche in materia di tempi. Quindi non voglio dire che chi arriva oggi “Non ha fatto gavetta” perché magari sei una persona che lavora sul web, ogni giorno metti online un filmato, ed ecco che in un anno hai fatto la gavetta che ai tempi miei facevi in cinque anni.
Quello ci può stare.
Il problema vero per me, che è di carattere generale e Maccio ha fatto un video per Mai Dire Talk che trovo abbastanza esemplificativo, è che mentre una volta le persone interessate a questo campo e che tentavano di buttarsi in esso c'avevano pensato molto bene sopra, per lo per me, ma quando ho deciso di percorrere questa strada ci ho davvero riflettuto molto a lungo con i miei compagnucci di allora, Maurizio Crozza eccetera eccetera, adesso mi pare che la prima opzione sia “fare l'artista”. Oggi c'è un esercito di persone convinte di poter fare questo mestiere, se vedi le liste di persone iscritte ai vari provini... capisci che non è un problema di fare o meno gavetta, ma che troppe persone vedono una possibilità lavorativa in un settore come questo. E si viene a creare un intasamento anche perché non tutti hanno effettivamente le qualità per fare questo mestiere.
>> L'intervista prosegue nella pagina successiva >>
La forza di Sensualità a Corte. Va avanti dal 2005, siamo all'ottava stagione. Ho sempre trovato affascinante, anche riflettendoci a latere, il fatto che ha nettamente anticipato Sense8 delle sorelle Wachowski! È stata la prima, autentica serie gender fluid! Hai anticipato i tempi, poi c'è tutto il discorso sul giovanilismo imperante per cui uno a 95 anni ancora si considera adolescente... Qual è il segreto di questa serie di sketch che continua ad avere successo nel 2005 come nel 2018 nonostante il pubblico sia cambiato in questo lasso di tempo.
È un pubblico che ha figliato nel mentre hahaha! Allora, questa cosa qua è vera effettivamente. Ma pensa che poi io sono pazzo, nel senso che quando ho scritto Sensualità a Corte nel 2005 e che peraltro, quando l'ho mostrato per la prima volta alla Gialappa's non è che avesse riscosso tutto questo apprezzamento, mi guardarono come per dirmi “Ma ti sei rincoglionito?” e io li ho supplicati “Vi prego, mandatene in onda uno che secondo me andrà bene, è una cosa che può essere interessante e divertente” e poi infatti sono diventati loro i primi fan in assoluto di questa cosa, ma tanto io li amo, ma ti parlerò dopo della Gialappa's... Da subito hanno cominciato a chiedermi di fare delle serate dove io proiettavo, di seguito, tutti i filmati di Sensualità a Corte e mi ritrovavo ai questi festival, anche al FictionFest di Roma, in queste sale gremite di persone dove venivano proiettate queste cose qua, una roba che già di per sé mi lasciava abbastanza basito. A una di queste serate, la presentatrice, mentre parlava con me sul palco, disse al pubblico che questa era la prima serie italiana queer, gay e io, come una pera, mi resi conto di una cosa che era evidente a tutti meno che a me! Nel senso che neanche per un secondo io mi ero posto il problema di genere, di appartenenza, avevo semplicemente fatto un adattamento di Elisa di Rivombrosa, che in quel momento imperava in TV, condito con tutta una serie di cose che per me non erano neanche degne di riflessione diciamo. È quindi è vero, e lo dico perché poi ci ho ragionato, effettivamente è un umorismo sui vizi gay, sulla tenerezza del mondo gay, che effettivamente non era molto comune nella comicità italiana dove, al massimo, c'era qualcuno che si vestiva da donna e via, che è una cosa che a me non piace. Jean Claude affronta la questione in altro modo, poi, come dici tu, ora senza esagerare sì, ha un po' anticipato Sense8, che non mi piace dirlo, anche se però... non lo so... fa figo e mi piace pensare che sia così.
Eh, però è vero! Peraltro, come hai coinvolto Cristina Donadio nell'ottava stagione? Vi conoscevate già?
No, non ci conoscevamo. Devo dirti – e qua passiamo alla Gialappa's – che quando mi hanno chiamato per fare Mai Dire Talk io, con molta timidezza, ho riproposto Sensualità che avevo fatto come forma di crossover quando abbiamo fatto Rai Dire Niùs dato che lì aveva preso una piega più da serie vera, con una storia diluita nelle varie puntate e mi pareva che questa cosa avesse funzionato bene. In più era anche cambiata l'immagine della serie, proprio a livello di tecnologia impiegata. Faccio una parentesi. Noi giriamo tutto su green band e quindi c'è tutto un lavoro di post-produzione alle spalle. Fino ai tempi di Quelli che il Calcio era molto rudimentale nel senso che le macchine e i software che usavamo per i vari rendering non permettevano di fare niente che fosse un po' sopra il livello cartoon per intenderci. Sei anni dopo, quando abbiamo appunto fatto Rai Dire Niùs, eravamo arrivati al punto di poter lavorare e dare forma a immagini più cinematografiche diciamo, con quel tanto di finto “disneyano” che io adoro ma che non era più un fondino in chroma key. Quando mi hanno chiamato per Mai Dire Talk ho riproposto Sensualità a Corte perché potevo fare qualcosa di nuovo rispetto a prima. E loro non solo hanno accettato subito di buon grado perché sono i nostri primi fan, ma uno dei tre, Marco, ha detto “Ma perché non uniamo Sensualità a Gomorra?”
Haha!
Io lì per lì ho pensato “Oh mio Dio, cos'è questa cosa!”. Poi ci ho pensato e visto che la seconda cosa che adoro, dopo il comico, è la violenza, cinematografica ovviamente perché sono una persona molto pacifica, mi sono detto “Perché no?” e abbiamo cominciato a ragionare sul chi coinvolgere dei cattivi... vabbè, a parte che in Gomorra sono tutti cattivi, però intendo un cattivo di prima categoria e abbiamo pensato a Scianel, una villain memorabile. Poi ho conisciuto Cristina, che è una persona adorabile oltre ché bra-vi-ssi-ma, una roba pazzesca, e abbiamo girato con lei queste due puntate e ora, nella ripresa di Mai Dire Talk, stiamo cercando nuova linfa in attori o di quel mondo o di mondi analoghi per continuare questo melange fra Jean Claude e il thriller.
Ti faccio un ultima domanda anche se starei qua a parlare altre due ore...
Ma guarda che per me possiamo continuare tranquillamente!
Aaah, bene allora cambio la domanda e non ti faccio quella che volevo farti in chiusura dell'intervista. Parlami di come lavori agli sketch di Sensualità a Corte. Vengono concepiti settimanalmente? Come vengono inseriti nella scaletta del programma? Insomma, come nasce una puntata di Sensualità a Corte.
Dunque, io sono un po' Otto e Barnelli nel senso che me la canto, me la suono, me la monto, me la giro, me la interpreto. Faccio tutto quello che è concepimento della puntata, poi la lavoro con un gruppo di persone che sono le stesse con cui opero dai tempi di Avanzi. Puoi immaginarti da solo che tipo di sodalizio si è venuto a creare nel tempo, è gente bravissima. Pur abitando da 30 anni a Roma prendo treni aerei quello che è e vado a Genova perché senza di loro non riuscirei a fare niente. Ma la parte creativa me la sobbarco tutta io. E non ho mai seguito un metodo. Non sono Stephen King che ogni giorno dalla tal ora alla tal ora si mette al computer a scrivere. No, io sono la persona più disordinata del mondo da questo punto di vista. Il luogo di maggiore creatività per me è il cinema. Vado al cinema a beccare un film che poi scopro che mi piace e mentre io a quel punto lo ignoro, comincio a prendermi degli appunti sul telefonino nascondendo la luce per non dare fastidio perché chiaramente odio quando qualcuno si mette a usare il telefonino in sala. Mi metto proprio sotto al cappotto e prendo appunti di quello che mi viene in mente e metto in piedi lo sketch. Chiaramente, quando partiamo con un programma settimanale, mi devo dare una regolata e un ritmo perché altrimenti rischio di non avere la puntata pronta al momento in cui devo mandarla in onda e cerco sempre di avere un “magazzino” di episodi, di essere comunque una puntata avanti, di girare sempre un po' di più anche perché io butto sempre via tantissima roba. Se dovessi montare gli scarti di Sensualità verrebbe fuori un film di sei ore e mezzo.
Ecco infatti, in uno sketch che dura dai 4 ai 6 minuti, quanto materiale scartato c'è?
Guarda, non è una regola perché cerco sempre di pensarci bene prima di girarne uno, anche perché poi la guardo, la riguardo e magari alla fine butto via tutto. Per la ripresa di gennaio ero avanti di una puntata e niente. Ho cestinato tutto. Ho già chiamato dicendo che la rigiriamo completamente. Anche perché la cosa incredibile è che il comico invecchia a una velocità incredibile. Nel senso che se tu fai una cosa in TV in cui ti fai influenzare da quello di cui si parla e che fluttua nell'aria, dopo un mese non la puoi più sentire. Mi è successo quest'anno, non ti dirò con cosa, ma con uno sketch che ho fatto, che avevo scritto e girato qualche mese fa quando il personaggio a cui si ispirava mi pareva interessante e anche poco battuto, ora mi sento male quando lo vedo perché mi dico “No, cioè”. Bisogna fare le cose anche molto a ridosso della messa in onda per evitare di arrivare tardi, di fare qualcosa che nel frattempo è diventato straimitato da tutti, oppure non è più interessante oppure, nel mentre, ti è cominciato a stare sul cazzo. Anche perché le pochissime volte che io ho imitato qualcuno, l'ho fatto perché mi piaceva la persona, come Carla Fendi.
[caption id="attachment_351305" align="alignleft" width="300"] E ritorno illibata #madreillibata[/caption]
Cocktail d'Amore è una trasmissione che adoro e porto nel mio cuore di spettatore.
Sì, era un gran programma. L'ho adorato da morire. Però ti dico la verità: ho avuto il culo di beccare... di fare pochissima televisione – alla fin fine non ne ho fatta tantissima – ma quando l'ho fatta di beccare Dandini, Avanzi, Tunnel, Cocktail d'Amore, la Gialappa's, tutte persone che, e qua mi allaccio a quello che mi chiedevi, alle quali io presento i miei filmati, glieli porto e non c'è mai una lettura preventiva, non devo mai aspettare un “Sì” prima di produrre. Si fidano. Io giro, produco, spedisco il materiale e la roba va in onda. Così lavorare diventa più semplice e pratico. E non so quanti siano in TV a poter fare questo perché ormai è tutto un leggere, approvare, verificare eccetera. Da questo punto di vista noi – e dico noi come gruppo perché lavoro con attrici e attori come Simona Garbarino, Madre, che è davvero un piacere dirigere - siamo tutti molto liberi di fare il programma in cui stiamo.
Parlando di “bersagli” della comicità, e considera che questa è una domanda che ti faccio con una punta di autocritica perché nel mio piccolo anche io faccio il mestiere che faccio, ma ho una presenza sui social che chiaramente viene seguita tanto dall'utenza quanto dagli uffici stampa e vengo visto come un “influencer” tanto che a volte mi domando come Zoolander “Chi sono io?”... È più semplice fare comicità su figure come queste rispetto ad altre proprio per via della collocazione ibrida di chi magari crea un contenuto perché deve pubblicizzare il prodotto X o Y?
Ti dirò, per me è più pericoloso. Quando ho fatto Carla Fendi per intenderci, si trattava di un personaggio noto per il cognome e per il marchio che trovavi sulle borse, ma non era particolarmente esposto, era sconosciuta ai più. In quel caso ho usato un nome conosciuto che non fosse Pinco Pallino che rendesse magari facile parlarne che ne so magari in un articolo su “Marcello Cesena che fa Carla Fendi” e non Piripicchio De Rossi, ma allo stesso tempo non era sovraesposto come ti dicevo prima. Ora con gli influencer è più delicato perché rischi di finire in un calderone dove tutti fanno quella roba lì e non hai più il problema di dover far capire cosa fai, ti getti in un mare magnum dove puoi perdere originalità e forza. Difatti Chiaro Ferragno, che è una specie di crasi fra Fedez e Chiara Ferragni è un'occasione per parlare anche di altro. Spero sia chiaro che non vuole essere un'imitazione della Ferragni, anche perché tra l'altro essendo uomo è quasi più Fedez in caso. Ripeto: è pericoloso. Difatti, parlando di scelte, preferisco non usare personaggi conosciuti anche perché non ti ritrovi neanche a dover ragionare sul dubbio di impiegare quella persona, la sua risonanza per spingere quello che fai. È un modo di fare che evito. Usare un nome in voga per dare maggiore visibilità a quello che faccio.
Ultima domanda, quella che ti volevo fare 4 ore fa. Prima mi parlavi dei progressi nella post-produzione di Sensualità a Corte, anni fa hai dato vita a un film a suo modo folle come Il Cosmo sul Comò che forse non è stato capito proprio per il suo essere fuori di testa, poi in Sensualità a Corte abbiamo visto Darth Vader, Batman, adesso una Wonder Woman coi baffi, cosa ne pensi dei cinecomic? Ti piacciono? Li vai a vedere?
Li guardo, sì. Alcuni mi piacciono tantissimo, specie la saga di X-Men che trovo molto visionaria, ma non posso definirmi un grandissimo intenditore di questo tipo di cinema, ho amici che sono drogati furiosi di cinecomic. Personalmente conosco i supereroi più noti e celebri, ma non vado nel dettaglio di tutti gli altri. Sono film che mi piacciono anche se credo che l'offerta si sia ampliata troppo e magari rischi di perderti un po', ma questo è un problema che vale anche per le serie tv e tutto l'intrattenimento in genere. Ma sai, io sono uno a cui piace andare in gelateria e vedere un unico pasticcino in esposizione. La sera, quando mi metto davanti a Netflix, vengo colto da una specie di bulimia da serie, così come per i film tratti dai fumetti. È tutto bellissimo, ma c'è troppa roba. Ecco, credo che sia questa la principale differenza fra questa epoca e le precedenti, forse l'unica su cui mi sento di dire “Prima era meglio”. Perché c'era molta meno roba, c'era la possibilità di diventare feticisti di qualcosa. Per me il feticismo è la base di un corretto rapporto con il cinema, la televisione e/o i fumetti. E il feticismo implica che ci sia una carenza della data cosa che cerchi disperatamente. Quando ti ritrovi ad avere 800 serie bellissime in TV che parlano degli argomenti che ami – sangue, violenza, cadaveri, sesso, quello che è – il troppo stroppia.
Mai Dire Talk, la pagina del programma su Mediaset Play.
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