EXCL - BadTaste intervista Chris Harvey, VFX supervisor di Zero Dark Thirty
In occasione dell'arrivo in home video dell'acclamato Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow, abbiamo avuto la possibilità di parlare del film con il VFX supervisor Chris Harvey...
L'Academy l'avrà anche ignorato, ma non c'è dubbio a riguardo del fatto che Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow sia stata una delle protagoniste di questa stagione cinematografica, anche per via delle polemiche sorte a causa delle scene di tortura, nonché per l'ingerenza - in realtà non così incisiva - avuta dalla CIA sulla sceneggiatura.
Già perché anche se non sembra, Zero Dark Thirty è davvero ricco di effetti speciali; come avrà modo di spiegare lo stesso Harvey nel corso della nostra chiacchierata "ci sono, ma non vengono percepiti come tali".
Come hai mosso i primi passi nell'industria del cinema?
E' successo tutto in maniera abbastanza casuale. Ho avuto alcuni incidenti di percorso durante il primo anno di università e così mi sono ritrovato a frequentare un corso di animazione al posto delle classi universitarie. Sono passati un po' di anni ed eccomi qua.Kathryn Bigelow sarà anche una donna, ma ha più palle di tanti suoi colleghi uomini. Cosa puoi dirci di questa collaborazione con questa filmmaker così determinata e muscolare?
Lavorare con lei è stato fantastico. Non è una grande fan degli effetti speciali. Mi spiego, non è una fan degli effetti speciali impiegati per il mero spettacolo. Li vuole usare solo se c'è un effettivo bisogno in termini narrativi o pratici. Come diciamo noi americani è molto “story driven”, il suo cinema si basa tutto sulla storia che di volta in volta vuole raccontare. Dal punto di vista professionale, ovviamente, abbiamo dovuto lavorare gomito a gomito per tentare di capire come potevamo dare una marcia in più alla vicenda. Ha un occhio incredibilmente attento al più piccolo dei dettagli e sa bene quello che serve al suo film. Parlo anche di minuzie che magari il pubblico neanche noterà, ma che sono fondamentali a rendere lo storytelling ancora più efficace.
James Cameron una volta disse che i migliori effetti speciali sono quelli che non vengono percepiti come tali. So che Zero Dark Thirty ha molti effetti speciali che possono essere inseriti in questa categoria. Ci puoi descrivere in maniera più dettagliata gli effetti e le sequenze cui hai lavorato?
Sicuro, molto volentieri. Nel film ci sono un sacco di quelle che, in gergo tecnico, chiamiamo “composite shot”, ovvero riprese in cui elementi realmente esistenti vengono, ad esempio, integrati ad altri creati digitalmente. Cito le scene con le folle di persone, dove abbiamo anche dovuto lavorare sui colori o su dei dettagli come le forme dei turbanti, le riprese aree del campo base militare che abbiamo ricostruito digitalmente e in cui possono essere scorti mezzi, soldati e via di questo passo, quelle in cui vediamo gli elicotteri, l'esplosione al campo Chapman, dove la ripresa dell'esplosione è stata fatta in un altro posto e poi “montata” digitalmente. Per quanto riguarda gli elicotteri, diciamo che il 95% delle volte che ne vedete uno è al 100% digitale. Sono stati usati elicotteri “al computer” anche per una mera questione di sicurezza nei segmenti in cui ci sono degli incidenti con questi mezzi.
Trovi più difficile lavorare a un film realistico come Zero Dark Thirty o a uno sci-fi come Battleship, cui hai, appunto, lavorato in passato?
Sai, per quanto diversi, condividono entrambi la sfida del riuscire a far funzionare il tutto una volta che il film arriva nelle sale. Poi dopo è chiaro, un lungometraggio come Battleship è puro spettacolo, entertainment per il pubblico, quindi l'aspetto complicato è stato creare quest'elevato livello di fastosità visiva. Con Zero Dark Thirty abbiamo dovuto seguire un percorso opposto: come dicevi prima si è trattato di realizzare un sacco di effetti speciali che neanche vengono percepiti come tali.
Qual è stata la scena più difficile da realizzare per Zero Dark Thirty?
Beh, come scena nel complesso direi quella finale con l'elicottero che precipita, c'è stato un sacco di lavoro di design. Anche perché si trattava di un evento per cui avevamo avuto solo le informazioni necessarie alla ricostruzione scenica. Ricostruzione che, per ragioni di riservatezza, abbiamo poi dovuto rifare praticamente dal principio.