Elemental: Thomas Newman ci parla della musica, i consigli del cugino Randy e la fine dei grandi temi
Come è nata la colonna sonora di Elemental scritta da Thomas Newman e che fine hanno fatto le grandi melodie nelle colonne sonore?
Thomas Newman è parte di una delle famiglie più nobili della storia di Hollywood il cui patriarca è Alfred Newman (leggenda della composizione di musica per film, 9 premi Oscar vinti e autore delle colonne sonore di Bernadette e Il re ed io), suo zio èLionel Newman (direttore d'orchestra di colonne sonore tra cui quella di Alien scritta da Jerry Goldsmith), suo fratello David Newman (compositore di Anastasia, Frankenweenie e La guerra dei Roses) e suo cugino è Randy Newman (compositore di colonne sonore ma anche musicista, responsabile delle musiche e canzoni dei primi film Pixar da Toy Story a Monsters & co.). Oltre a questi nomi importanti, quasi tutti i suoi parenti lavorano nella musica per film. Thomas è un compositore dagli anni '80 e il salto di qualità è arrivato con Sam Mendes, con cui collabora sempre a partire dallo score di American Beauty fino a 1917. Per la Pixar aveva già musicato film da Alla ricerca di Nemo a Wall-E fino al loro ultimo che è ora nelle sale: Elemental.
Nella parte musicale dedicata al popolo del fuoco si sentono influenze differenti di diverse parti del mondo. Anche visivamente quel mondo è reso unendo ispirazioni e tradizioni diverse. È un lavoro di strumenti, quindi suoni, o proprio un lavoro di armonie e melodie da tradizioni folkloristiche diverse?
“Sono mondi immaginari questi, siamo noi che li creiamo, quindi io mi chiedo sempre quali siano i suoni che si accoppiano bene alle immagini. È un processo di prove, errori e altri tentativi. Lavoro direttamente con i musicisti e anche a loro chiedo di provare e inventare suoni diversi, improvvisare e sbizzarrirsi, fino a trovare qualcosa che si accoppi bene. Ovviamente poi quando penso di aver fatto progressi ne parlo con Pete [Docter ndr] e lui mi indirizza sempre nella direzione giusta. Insomma non mi chiedo ‘Ma da dove viene questa cultura’ semmai procedo istintivamente. Sono processi che più li intellettualizzi più diventano difficili”.
“No guarda io sono voluto andare verso l’astrazione, a prescindere dalla provenienza. Pensare in termini di quali strumenti o quali sonorità rimandano a quali culture sarebbe stato molto complicato. E poi comunque i pattern che ho usato vengono da campionamenti che poi sono molto molto trattati e modificati, quindi qualunque provenienza potessero avere alla fine non l’avevano più. Questa è musica che va verso una cultura e non che viene da una cultura”.
Non ci trovi parentele nemmeno a posteriori? Una volta che sono fatte e finite e le riascolti?
“Mah sai, le nostre orecchie ci suggeriscono sempre qualcosa di vicino. In passato ho musicato dei film usando strumenti ben connotati, solo che poi succede che a certe persone magari l’uso di uno strumento etnicamente connotato per raccontare una grande storia americana stona. Io e te possiamo raggiungere la medesima conclusione drammatica ascoltando una traccia, ma questo non vuol dire che la pensiamo alla stessa maniera”.
Quando tu hai iniziato a lavorare con la Pixar tuo cugino Randy già ci collaborava da anni. Ti sei fatto dare dei consigli da lui?
“Sì e me ne diede uno molto importante: ‘Pensa sempre ai successivi 10 minuti’. In un film animato c’è troppa musica, rischi di perderti di fronte a quella mole. Randy è stata una delle persone che hanno impostato per tutti come si disegni un piano di registrazioni, ha proprio stabilito la maniera ottimale per lavorare, 10 minuti di film a gennaio, poi altri 10 a febbraio, altri 10 a marzo... e in mezzo torni a scrivere. Solo così affronti una mole simile”.
Cosa c’è di unico nel lavorare per la Pixar?
“La loro unione tra significato e humor rende tutto molto divertente”
Sono ormai tantissimi anni che la musica da film non crea più temi memorabili o melodie epiche. È un’era finita o torneranno?
“Dipende dal film e dal regista, alle volte vogliono essere espressionisti e altre molto sottili. Non credo nelle tendenze. Di certo oggi non c’è più un modo solo di fare questo lavoro (su un podio a condurre un’orchestra) ma tanti e molti di questi coinvolgono un computer. Questo ha cambiato molte cose”.
Quando parli con i registi tu suggerisci la possibilità di creare un grande tema?
“Sì, se penso sia appropriato. Anche se in realtà la mia natura mi porta ad essere più sottile, mi porta a scoprire dove mi spinga la musica. Penso di poter partorire dei temi importanti e memorabili, in qualche caso l’ho anche fatto, ma il mio primo lavoro è rendere il film più godibile e lo storytelling più affilato. In questo senso si fa quel che si deve fare”.