Elemental: Pete Docter sulla prima love story Pixar, il ritorno dei villain e l'eredità di Lasseter

Il produttore e capo della Pixar Pete Docter ci parla di Elemental e di come è nata la prima love story raccontata dallo studio

Critico e giornalista cinematografico


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Al momento dell'uscita di Elemental sono cinque anni che Pete Docter è al comando della Pixar, dopo che John Lasseter è stato allontanato. Cinque anni in cui lo studio ha portato a termine progetti già iniziati da Lasseter e ha iniziato a mandare in sala quelli concepiti nell’era Docter. Elemental è sicuramente uno di questi come lo eraSoul, in una ideale trilogia della personalizzazione di concetti astratti iniziata con Inside Out. Nonostante il film sia stato ideato e poi diretto da Peter Sohn, Docter, come è usanza per lo studio, ha contribuito, dato input, fatto da pubblico test e controllato periodicamente la produzione per assicurarsi che la direzione fosse sempre quella giusta.

“E qual è la direzione giusta?” è la prima domanda che gli viene rivolta nella stanza 121 dell’hotel Carlton di Cannes, un giorno prima della prima proiezione pubblica di Elemental, film che chiuderà il 76esimo festival di Cannes.

È quella utile a fare di tutto per entrare in connessione con il pubblico. Significa essere divertenti, sentimentali o vicini ai personaggi. Per questo ci mostriamo sempre a vicenda i film in fase di lavorazione, per assicurarci che si crei quella connessione.

Ci sono spesso storie sentimentali nei vostri film ma non avevate mai fatto un love story vera e propria come questa.

Un vecchio adagio dell’animazione vuole che le storie d’amore non vengano bene nei cartoni. Lo diceva ad esempio Wolfgang Reitherman [regista di alcuni dei più grandi film classici della Disney da La spada nella roccia a Gli aristogatti a Robin Hood e Red e Toby ndr], sostenendo che non c’è il controllo necessario per farle bene e quindi quando i personaggi si innamorano di solito è in campo largo, da lontanissimo. Invece mi sembra che in Elemental Pete [Sohn ndr] abbia trovato momenti in cui effettivamente li vediamo innamorarsi. Come quando sono nel pallone aerostatico che cercano la falla e lei si accorge che lui la sta guardando, scatenando in lui dell’imbarazzo. Lì lo capisci che si sta innamorando.

Mi pare che l’amore qui sia soprattutto una questione di recitazione. Non di recitazione dei doppiatori ma proprio dei personaggi, di cura di quali movimenti fanno e con che raffinatezza di dettaglio, cosa che non fa somigliare Elemental a nessun altro film d’animazione. Come fate quello che gli altri non riescono a fare?

Usiamo le abilità degli animatori, i quali sono i nostri primi attori. Sono loro che inventano gesti, espressioni e atteggiamenti che possono creare una connessione tra il pubblico e il personaggio. Per me il bello dell’animazione è il fatto che io possa vedere quello che un personaggio pensa e anche quello che sente solo guardando al suo volto, quelle cose che ti fanno pizzicare i capelli… Questo tipo di abilità negli animatori è qualcosa che fin dagli inizi della Pixar cerchiamo di fare in modo che sviluppino e stiamo diventando sempre più bravi a farlo.

Questo è anche il film più apertamente politico che abbiate fatto. Come mai arriva ora? Prima non avevate la voglia di farlo o non era il momento giusto?

Il punto è che la gente non porta la famiglia al cinema per godersi un po’ di temi sociali, le persone vanno al cinema per svagarsi. Certo è vero che non si può raccontare una storia realmente significativa senza sollevare temi difficili ma cose come il razzismo se li vuoi inserire in un cartone li devi trattare senza calcare troppo la mano. È un equilibrio strano perché le persone desiderano l’escapismo ma anche il suo opposto, cioè rivedere qualcosa che in qualche maniera parli della loro vita.

Come si fa?

Quello che abbiamo imparato è che per parlare di quelle cose bisogna lavorare sui dettagli. Più i nostri dettagli sono specifici e radicati in veri elementi della realtà, più i personaggi sono reali e quindi universali.

Sono tantissimi anni che voi, come altri studi, avete rinunciato ai grandi villain. Pensi sia una tendenza che finirà? Pensi torneranno?

Ti posso dire che alcuni film che abbiamo in lavorazione hanno dei grandi villain e se non sbaglio anche Wish, il prossimo film della Disney, ce l’ha.

Ti senti con John Lasseter? Ha creato lo studio, l’ha guidato lungo un’epoca pazzesca di successi e ora tu fai il suo lavoro. Gli chiedi consigli?

Guarda è impossibile sovrastimare l’impatto di John Lasseter creativamente e personalmente in questa impresa. Ed è stato uno scossone pazzesco quando ha lasciato. Non entrerò nello specifico delle nostre discussioni o del nostro rapporto. Ma è un grandissimo filmmaker e non vedo l’ora di sapere cosa farà.

E tu cosa farai?

Sto aiutando su Inside Out 2 ma sempre come produttore esecutivo. Non sto lavorando a un film adesso. Non so quando lo farò o se potrò.

Chi decide se non tu?

La Disney! Al momento è come se un masso gigantesco fosse caduto in una piscina agitando tutte le acque. Il masso è caduto ma le acque non si sono calmate. Finchè non accade il mio lavoro è quello di coordinare tutto e tutti, non di fare un film.

Come hai preso la decisione di mandare due vostri film direttamente su Disney+?

Ovvio che noi vogliamo il grande schermo. Sempre. Ma penso che se non ci fosse stato Disney+ Luca e Soul sarebbero rimasti su uno scaffale, invece grazie al cielo c’era e sono stati distribuiti. Siamo stati fortunati.

Ad oggi i bambini (e i genitori che li accompagnano) sono il target che più va al cinema. Voi avete presidiato quella posizione da tempo, siete nella posizione migliore?

Qualche anno fa non era così, non erano i bambini a guidare il consumo cinematografico, ma i giovani adulti e i maggiori successi erano i film di supereroi o d’azione indirizzati a loro. Ora ancora non si è capito bene quale sia il nuovo equilibrio.

Elemental uscirà al cinema in Italia il 21 giugno. Trovate tutte le informazioni sul film nella nostra scheda.

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