Eagle Pictures ci racconta il suo 2020 in espansione tra distribuzione, produzione e piani futuri

Dopo l'acquisizione della distribuzione dei film Paramount e l'apertura della produzione, Eagle Pictures racconta come sta cambiando e cosa vuole diventare

Critico e giornalista cinematografico


Condividi
La Eagle Pictures è sempre stata la più importante tra le distribuzioni indipendenti italiane. Era la casa che aveva accesso ai film anglosassoni più importanti non posseduti dagli studios. Un esempio fu la saga di Twilight ma anche Il discorso del re o Il Lato positivo o l’anno scorso Green Book, in Italia sono tutti stati portati in sala da Eagle, società a tutti gli effetti italiana che è controllata dall’imprenditore dell’audiovisivo Tarak Ben Ammar dal 2007.

Eagle Pictures ha ora deciso ora di fare un salto avanti non da poco. È un anno che ha ormai annunciato l’apertura di un braccio produttivo, in più sul lato distribuzione un mese fa era stato reso ufficiale che la gestione dei titoli Paramount, in precedenza distribuiti in Italia dalla defunta 20th Century Fox, spetterà ad Eagle. Il che vuol dire che nel 2020 Eagle distribuirà film come A Quiet Place 2, il sequel di Spongebob e Top Gun: Maverick.

Sono ottime notizie ma non cancellano il fatto che sono state rese necessarie dai cambiamenti nel mercato italiano: “I franchise indipendenti non ci sono più, parlo di quelli che una volta poteva comprare Eagle, come Twilight o anche altri come Hunger Games e Divergent, adesso non c’è più nulla a disposizione perché le OTT prendono tutto”. A parlare è Roberto Proia, Executive director theatrical & production di Eagle, la stessa persona che la sera prima di quest’intervista ha presentato tutto il futuro di Eagle in una convention che in più di un punto strizzava l’occhio a quelle di Kevin Feige per precisione, grafiche e struttura, mentre gli OTT sono gli Over The Top, cioè quegli operatori che lavorano tramite internet, sono sovranazionali e non hanno in capo la propria infrastruttura. Insomma se si parla di audiovisivo gli OTT sono Netflix, Prime Video, Apple TV+ ecc. ecc. le piattaforme.

Eagle come molte altre società di distribuzione italiane (e anche europee) fa quindi il passo nella produzione per potersi garantire i film da distribuire “ma anche per poter garantire a chi i film li produce o ci lavora che ciò che fanno sarà distribuito e bene. Se lo produciamo noi non c’è rischio che lo prenda poi un distributore che lo porta male in sala, abbiamo tutto l’interesse a distribuirlo bene. Viceversa dovendolo distribuire noi abbiamo tutto l’interesse a produrlo quanto meglio è possibile”.

Per il 2020 Eagle ha tantissimo in forno, tantissimi film grandi da distribuire (grazie a Paramount ma pure indipendenti come Cattive Acque di Todd Haynes), tanto già in produzione e tanto pronto a partire che già ha ricevuto la luce verde.

Si va da quelli le cui riprese sono finite come Dampyr e Un figlio di nome Erasmus a quelli che devono partire come Sul più bello di Alice Filippi (storia di amore e malattie di cui la blogger Eleonora Gaggero farà il romanzo) o il remake francese di Un figlio di nome Erasmus (co-prodotto Eagle) ma anche le serie tv La chiave di tutto di Gino (di Gino e Michele) che è un crime nello stile di I Delitti del Bar Lume; Nostradamus, che invece è una serie internazionale da 10 episodi tratta da Magus di Valerio Evangelisti e la miniserie L’Ultimo dei Gucci, tratta dall’omonimo romanzo.

La parte più interessante però è il fatto che Eagle sta lavorando al remake americano di Perfetti Sconosciuti. La società è infatti proprietaria del 12% di Spyglass media, il fondo che vede assieme a loro anche Warner, Cineworld, 3 Marys e infine Lantern, la società che ha rilevato tutto il catalogo Weinstein (storicamente grande collaboratore di Tarak Ben Ammar). Proprio tramite quest’ultima Spyglass ha i diritti che una volta erano stati acquistati da Weinstein e si comincia a girare in estate con cast da annunciare.

Dopo il salto in produzione vi manca solo il canale televisivo e coprite tutta la filiera…

Già dei buoni accordi quadro ci andrebbe bene

Sì ma con chi?

I Player continuano a crescere di numero e siamo assolutamente aperti a sinergie coi broadcaster fin dalle prime fasi creativo-produttive. Produciamo contenuti molto commerciali quindi appetibili sia per la tv lineare che gli “streamers”. Prima o poi speriamo di arrivare a collaborare anche con RaiCinema che co-produce la maggior parte del cinema italiano in circolazione, purtroppo però con noi non ha un rapporto.

Ma come scusa? Non capisco…

Nemmeno io. Non che non ci abbiamo provato a stabilire un rapporto con loro ma non riusciamo proprio a sfondare con la Rai

Quindi voi avete sempre i diritti televisivi liberi quando andate in produzione?

Sì, anche Un figlio di nome Erasmus, che è un film da 3,5 milioni di budget, ha i diritti tv liberi al momento.

E riuscite comunque a coprire i budget?

No. Abbiamo il tax credit interno ma quello lo danno a tutti i film italiani, è un contributo automatico, per il resto i soldi ce li mettiamo: rischio d’impresa. Abbiamo un piccolo paracadute che è un accordo quadro con Sky che prevede che se il film va bene al cinema Sky lo prende a cifre che dipendono dal numero di spettatori fatti.

Che succede se i 3 film che avete fanno vanno male al botteghino?

Passività in bilancio. Ma non accade. Alcune di queste operazioni sono molto sicure. Sul Più Bello ad esempio è costato un milione e mezzo, e ad inizio Settembre 1 milione o 1,2 milioni li possiamo raggiungere. Su Dampyr invece la questione è più complessa, ma quello è un film con aspirazioni internazionali, girato in inglese. Un film che viaggerà.

A proposito, Lucky Red e Indigo hanno la loro società di vendite (True Colours), Vision ha appena aperto la sua. Adesso che siete produttori pensate anche voi di aprirne una?

Sì, ci stiamo pensando. Lo spazio mi pare ci sia. Se come spero entro un paio d’anni ci volteremo e avremo prodotto una decina di film e un paio di serie tv allora sì. Considera che non pensavo che in un anno avremmo prodotto 2 film, con uno in produzione attiva e altri 2 in pre-produzione e ancora due serie tv in coda. Mai l’avrei detto, è un territorio nuovo che stiamo presidiando con gran cautela. Però credo che sulle vendite estere si possano fare tanti ragionamenti diversi, penso ci sia margine di miglioramento in come vendiamo.

Quanti film intendete produrre l’anno?

Non più di 2-3, non siamo strutturati per fare di più e rimaniamo più che altro un distributore. Da quel lato invece ne vogliamo distribuire molti, 32/33 l’anno.

Come pensate di scegliere che film produrre?

Nelle maniere più disparate. Ad esempio Sul Più Bello nasce da un’esigenza distributiva: avere a fine Agosto/inizio Settembre un teen dramedy da mettere in sala, perché in quel momento quel genere funziona, è lo slot di Colpa delle stelle, Io Prima Di Te, Resta Con Me... Insomma ci serviva un film di quel tipo per sfruttare quello slot perché il box office ci dice che vanno bene, anche italiani. L’ultimo fu Bianca Come Il Latte e Rossa Come il Sangue.
Ma ci sono anche casi diversi come Un Figlio Di Nome Erasmus, la nostra unica commedia perché per il resto è un genere che pratichiamo poco e riteniamo abbastanza morto. Però lo stesso lo produciamo perché è un’idea internazionale, tanto che il produttore di Belle e Sebastien, letta la sceneggiatura, ha voluto comprare i diritti di remake, e questo prima ancora che uscisse in sala da noi l’originale! Ora co-produrremo anche la versione francese con lui. Quindi in questo caso abbiamo prodotto il film perché è un’idea che riesce a viaggiare e dalla quale scaturiscono remake.

E poi ovviamente ci sono i film più ambiziosi come Dampyr, il primo atto per il cinema dell’universo cinematografico Bonelli. Come mai lo girate direttamente in inglese?

L’Italia da sola come mercato non è più sostenibile per produzioni così costose.

A proposito, ho visto durante la convention in trailer di Il Talento del Calabrone, il thriller che avete prodotto con Lorenzo Richelmy e Sergio Castellitto, visivamente impeccabile e molto molto intrigante. Esce a marzo. Com’è possibile mai che questo è un film così inusuale, dal taglio internazionale, con una star come Castellitto, un bell’impatto visivo, esce tra un mese e nemmeno io che faccio questo lavoro ne ho mai sentito parlare?!?!
Perché la promozione di questi film che sono diversi dalla media dei film italiani parte sempre poco prima che escono invece di partire prima del normale per fare un po’ di hype?

Guarda che noi solitamente cominciamo sempre le campagne molto molto in anticipo. Questo però è un caso particolare, siamo entrati sul progetto quando erano quasi finite le riprese, il film non aveva ancora una distribuzione. Vedendolo abbiamo pensato che per noi il 5 marzo come uscita funzionava bene con le nostre altre uscite e ci siamo detti: ce la facciamo a tirare su una campagna marketing d’impatto per quella data? Una volta visto il trailer, che è ottimo, abbiamo capito che era possibile. Ora è andato in sala prima di Birds Of Prey. I tempi minimi ci sono ma certo se l’avessimo preso prima avrei sicuramente cominciato prima la promozione.

Potete commentare qui sotto o sul forum

Continua a leggere su BadTaste