Desolation Club: intervista a Lorenzo Palloni e Vittoria Macioci | LuccaCG19
In occasione dell'edizione 2019 di Lucca Comics & Games abbiamo intervistato Lorenzo Palloni e Vittoria Macioci, gli autori di Desolation Club
Ringraziamo l'editore e gli autori per aver reso possibile questa intervista.
Ciao, Lorenzo e ciao Vittoria! Bentornato e benvenuta su BadTaste.it!
Vorrei cominciare con un domanda di rito a Vittoria, dato che è un volto nuovo: ti andrebbe di presentarti ai nostri lettori? Quando ti sei appassionata al Fumetto e quando hai capito che avresti voluto farne una professione?Macioci – Da sempre, da quando ero piccola! Volevo raccontare storie e l’unico mezzo che ho trovato è fare fumetti. Ricordo che ne ho fatti sul mio videogioco preferito di quand’ero super piccola, "Monkey Island".
Com’è nata invece la collaborazione tra voi?Palloni – È nata per caso. Ero in Francia, abitavo alla maison d’Angoulême, e Giorgia Casetti, che è una nostra amica comune, mi ha parlato di una certa Vittoria, una disegnatrice bravissima. Poi Vittoria, per caso, mi ha aggiunto su Facebook, e io sono andato a vedere i suoi lavori. Ne sono rimasto impressionato. All’epoca lei aveva 24 o 25 anni, e ho pensato che se era già così brava, a breve sarebbe diventata un mostro! Così le ho subito detto che avevo una storia in mente.
Macioci – Io stavo finendo di frequentare la School Emile Cohl, di Lione.
Palloni – Per cui abbiamo impiegato un po’ di tempo per fare le tavole di prova, ma poi abbiamo cominciato a lavorare su questa che per ora è la nostra… Prima e ultima collaborazione!
Lorenzo, vorrei chiederti di parlarci della genesi di “Desolation Club”.
Palloni – Mi piaceva l’idea di scrivere qualcosa di fantascienza, però volevo anche testare qualcosa che non ero sicuro di riuscire a fare, cioè una storia per ragazzi. Qualcosa che non fosse noir, con morti e feriti. Volevo raccontare quello che si prova durante l'adolescenza, il sentirsi in gabbia, sempre rinchiusi, e quindi mi sono immaginato come potesse essere la vita di un adolescente in un mondo senza regole, e soprattutto senza la gravità. Mi sono chiesto: cosa farebbe un adolescente in questo caso? In un mondo post-apocalittico come quello di “Desolation Club”, potrebbe cercare qualcosa di proprio, qualcosa che possa considerare suo e probabilmente non riuscirebbe nemmeno a trovarlo, proprio per l’età che ha.
Secondo me, quello di “Desolation Club” è principalmente un viaggio dei personaggi che riescono a capire veramente qual è il luogo a cui appartengono e cosa sono. Il che non significa necessariamente essere liberi da tutto... ma questo verrà raccontato nel secondo volume.
Mi interessava investigare le potenzialità di un essere umano che non è più costretto dalle regole della società. Ho riflettuto sulla mia adolescenza, che non è stata particolarmente pesante, anzi, però ricordo questa oppressione continua da parte della famiglia, della religione e della scuola. Il desiderio represso di libertà si è quindi espresso nella mancanza di gravità.
Macioci – I personaggi avevano un obiettivo comune, e quello che viene raccontato è un percorso di formazione che li porta a capire quale sia il vero obiettivo di ciascuno di loro.
Palloni – È un viaggio che si sviluppa in un tempo narrativo di pochi mesi, circa sei, anche se non l’ho mai calcolato, perché a noi interessava in modo particolare la storia.
Dal momento che ciascuno di questi personaggi sta cercando qualcosa che gli appartenga davvero, c’è tra loro qualcuno in particolare che esplicita nel fumetto questo suo desiderio: Pwa. Lei, però, rispetto agli altri è molto diversa e mi chiedevo quale fosse l’origine di questo personaggio.
Palloni – È ispirata a un mio amico, una persona benestante, cosa che lo porta a provare un senso di colpa tale da voler essere umile oltre il necessario. Pwa, all’inizio, è una cameriera, ma potrebbe tranquillamente non fare quel lavoro (lo dicono anche le sue amiche nella storia). Il senso di colpa la porta a comportarsi così, finché non incontra altre persone che, come lei, hanno una vita che non li soddisfa e sono alla ricerca di qualcos'altro. Appena trova queste persone si sente in famiglia. È sicuramente uno dei personaggi più interessanti del volume, quello che ha un’evoluzione più strana, ma anche più umana. Gli altri sono più vicini a dei cliché, anche se la nostra speranza è che non lo siano.
Macioci – Sono d’accordo, Pwa è un personaggio interessantissimo, ma in realtà sono tutti interessanti. Inizialmente sembrano dei cliché, ma hanno tutti qualcosa di particolare che li differenzia. Lei non è il solo personaggio benestante, è quella più ricca. Anche Bek è benestante, ma ha altre mancanze: un amore fittizio e virtuale da parte dei genitori, che fanno i loro viaggi, vivono le loro avventure e non lo includono.
Palloni – La base comune di questi cinque protagonisti è proprio l’avere delle mancanze umane. Manca loro qualcosa e farebbero di tutto per ottenerla. Perché “Breaking Bad”, secondo me, è un capolavoro? Perché la vera mancanza di Walter White è la realizzazione personale. Tutti i personaggi più interessanti partono sempre da delle mancanze.
Macioci – Che è quel che ci porta a empatizzare con loro.
Vittoria, da dove hai tratto ispirazione per riuscire a creare questo mondo fantascientifico e coloratissimo?
Macioci – Mi sono posta tutta una serie di domande logiche. Innanzitutto la città in cui è ambientata la storia, nella realtà, è Montreal, per la precisione la parte sotterranea di Montreal.
Palloni – Metà della città è sottoterra, è come un grandissimo centro commerciale con un sacco di appartamenti, e durante i mesi più freddi l’intera popolazione vive praticamente sottoterra.
Macioci – A livello estetico ho pensato a qualcosa che potesse avere delle rovine del nostro attuale mondo, ma con degli innesti di società, religioni future e le poche risorse di cui il mondo ancora dispone, perché vivono sottoterra e quindi non possono fare grandi cose. Si vedono dei templi, ad esempio, che sono ispirati all’estinzione di massa degli animali di superficie, e quindi ho immaginato che la nuova società potesse aver creato una religione basata sul culto degli animali estinti. In particolare quelli canadesi, come gli orsi.
Palloni – Tutte cose a cui io non avevo pensato, ma lavorare con Vittoria, come con Martoz e personalità di questo tipo, consente di fare un lavoro di qualità estrema, perché riescono ad andare oltre a quello che posso immaginare io, che ho un’immaginazione strettamente logica e pratica, stimolante fino a un certo punto.
Con Vittoria c’è stato un dialogo continuo su quello che poteva essere il mondo in cui è ambientata la storia, e l’ambientazione è praticamente quasi tutta idea sua: una cosa fighissima, perché fodera tutto ciò che volevo dire io con la sceneggiatura e dà uno stimolo per andare oltre e interessare il lettore.
Macioci – Comunque possiamo dire che è stato un ping pong, ed è quella la cosa divertente.
Palloni – Esattamente. Con ogni disegnatore con cui collaboro stabilisco che la storia è sua al 50% e tutto è modificabile. L’importante è che i cambiamenti vengano concordati insieme, e quando la storia è solida sappiamo come andare avanti.
Macioci – Ci sono tantissime cose non dette in “Desolation Club”, perché siamo d’accordo sul fatto che non vogliamo usare gli spiegoni. Ad esempio, si può notare come tutti i personaggi siano degli albini, e anche questo è frutto di una logica legata al fatto che per diverse generazioni le persone hanno vissuto sottoterra ,e quindi hanno perso melanina.
Palloni – E anche questa è un’idea di Vittoria! Come il fatto che i personaggi abbiano delle trasparenze che permettono di vedere gli organi interni, perché mancano di vitamina D e vari enzimi. Sono tutti dei dettagli che rafforzano l’ambientazione…
Macioci – I personaggi hanno anche gli arti ingrossati all'estremità, che è una cosa che spiegherà nel secondo volume Ibu, lo studioso del gruppo…
Palloni – …Senza spiegone.
“Desolation Club” è un romanzo grafico di formazione per ragazzi. Avete trovato delle criticità, in fase di scrittura o di disegno, nel dover lavorare a un fumetto con e per ragazzi? Avete dovuto far particolare attenzione a qualche elemento?
Palloni – Sono andato abbastanza a braccio. Tendo a prendere sempre come esempio me stesso e quello che ho vissuto. Ho riflettuto su quel che sono stato da ragazzo e ciò che avrei voluto leggere.
La cosa particolare è che abbiamo trovato qualche discordanza con la Francia! Il libro è stato prodotto da Éditions Sarbacane, poi lo abbiamo portato prima in Italia da saldaPress – e questa è una figata – ma ci siamo trovati nella situazione particolare in cui l’editore francese non capiva alcune dinamiche tra i ragazzi. Ad esempio il personaggio di Pwa! Non capivano perché una altoborghese volesse fare la cameriera. Però è stato particolare vedere come la questione non fosse solo come raccontare l’essere adolescenti ma il fatto che ci fossero delle differenze tra un adolescente francese e uno italiano.
Macioci – In Francia sono stati modificati anche i dialoghi, perché i personaggi hanno una parlata molto adolescenziale, essendo un gruppo di amici che interagiscono tra loro.
Palloni – L’editore francese ha trovato che ci fossero troppe parolacce!
Macioci – Ci hanno detto: "Il lettore francese non è abituato a certe cose, fidatevi!"
Palloni – E così l'abbiamo fatto, perché naturalmente loro conoscono bene i loro lettori. La nostra intenzione era che i ragazzi si identificassero nei personaggi, che trovassero qualcuno che parli come loro, che dice “ca**o” o che tira giù una bestemmia ogni due parole, quindi le volgarità erano un elemento molto importante. E Vittoria, parlando bene il francese, mi diceva che la traduzione un pochino perde in questo senso…
Macioci – Sì, la traduzione un po’ perde.
Palloni – Probabilmente però abbiamo scritto una storia che vale per più adolescenti: un adolescente in Italia se è tradotta bene e uno in Francia se tradotta in un altro modo. Quindi di accorgimenti ne puoi usare quanti ne vuoi, ma non sai mai davvero dove andare a parare senza la guida di un editore.
Macioci – Dal punto di vista grafico, invece, non credo di avere avuto qualche accorgimento particolare. Forse nelle mode: Pwa con il piercing al naso, tutti con i dread…
Palloni – Si fanno i cannoni! [Ride] C’è questa droga che si chiama Dysert, e i personaggi si spaccano con questo fiore strambo… Il tentativo, insomma, era prendere un adolescente tipo e buttarlo in questa realtà.
Macioci – Quello che mi piace in modo particolare è il contrasto tra lo stile, a tratti bruto e violento, di scrittura di Lorenzo, che per quanto abbia cercato di fare una storia per ragazzi è pur sempre lui che scrive con certe caratteristiche, e il mio, che in questo volume è piuttosto Pop e "infiocchettato".
Palloni – Il contrasto è fondamentale! E la cosa bella è che, nel mercato, non c’è niente di simile a Vittoria, perché ha veramente uno stile unico e nuovo, ed è ciò rende ancora più unica la storia.
Se doveste usare un aggettivo per descrivere il secondo volume di “Desolation Club”, quale sarebbe?
Palloni – Per me, “intenso”.
Macioci – Forse qualcosa come “veloce”, dato che il secondo volume – possiamo dirlo? – si chiamerà “Senza freni”. Lorenzo, aiutami, sei tu quello delle parole! [Ride]
Palloni – Secondo me, il vero libro è il secondo volume. Il primo è una preparazione a quello che vogliamo davvero dire ed è pieno di colpi di scena, d’azione, morti, feriti, nuovi esseri, entità strambe… Quindi il prossimo volume è quello a cui teniamo di più e che, secondo Vittoria, è venuto meglio. Vero?
Macioci – Be’, l’ho fatto più di recente, quindi… [Ride]
Quindi pensate che collaborerete ancora in futuro...
Macioci – Ma… mai nella vita! [Ride]
Palloni – Ora so che Vittoria avrà molto da fare, dopo questo lavoro, ma mi sono divertito un sacco. Sono stati anni tosti, perché abbiamo entrambi avuto dei cambi molto repentini nella vita, quindi è stata una lavorazione molto intensa. Ci sono stati un po’ di casini. Però, per me, è una delle cose meglio riuscite su cui abbia mai lavorato. Quindi possiamo cominciare anche domani a lavorare qualcos’altro.
Macioci – Anche per me è uno dei progetti migliori su cui abbia mai lavorato… Ho lavorato solo a questo! [Ride]