Marge Dean di Skybound su Invincible: "Se fai sul serio con l'animazione adulta servono episodi da un'ora"
La nostra intervista in cui Margaret Dean, capo del reparto animazione di Skybound, ci ha parlato dell'animazione in America oggi e di Invincible
Con Margaret Dean abbiamo potuto parlare a Roma in occasione del Mercato Internazionale dell’audiovisivo (MIA), per capire il suo punto di vista su cosa sia diventata oggi l’animazione in America e come sia cambiata negli ultimi 30 anni.
MARGARET DEAN: “Il quantitativo di animazione che viene prodotta crescerà ancora di più. Il successo di Invincible ha dimostrato che esiste un pubblico per questo tipo di animazione: adulta e da un’ora a puntata. E proprio questa durata era quello su cui nessuno voleva scommettere, l’animazione per la tv era sempre stata da 20 o 30 minuti, ma se vuoi essere serio con una serie drammatico hai bisogno di episodi da un’ora”.
Chi ti sembra abbia più fame di animazione adulta, piattaforme o canali tradizionali?
“Senza dubbio le piattaforme. Tra i canali tradizionali un po’ è programmata da Comedy Central e un po’ dalla NBC (che poi adesso la manda su Peacock comunque)”
Perché un canale o una piattaforma dovrebbero decidere di produrre una serie drammatica animata invece di una in live action?
“Tanto per iniziare costa meno. Lo è proprio a parità di storia, sia se si tratta di una storia molto realistica ma soprattutto se quella storia necessiterebbe di molti effetti speciali, come è il caso di Invincible, in cui ci sono pianeti che esplodono! Ovviamente questo tipo di serie sono più costose da disegnare rispetto all’animazione per bambini, ma molto meno dei film con attori”.
In America negli ultimi 20 anni sono arrivati con prepotenza gli anime dal Giappone. Pensi che oggi l’animazione che si fa negli Stati Uniti sia più influenzata dalla storia dell’animazione americana (che è grande e vasta) o da quella nipponica?
“Negli ultimi 20 anni è cambiato tutto, almeno da quando Cartoon Network ha iniziato a programmare gli anime e poi ancora di più con Crunchyroll. Gli appassionati c’erano sempre stati ma erano per l’appunto pochi a comprarli in VHS. Oggi ci arrivano tante serie giapponesi e ci arrivano regolarmente. Quel pubblico creato da quei canali oggi sono in molti casi ai vertici degli studi di animazione e anche i nuovi creativi facevano parte di quel pubblico. Quindi quel modo di raccontare storie e quello stile visivo si è infiltrato nell’animazione americana”.
Anche l’animazione si è adeguata alla tendenza di avere sempre meno episodi per stagione, Invincible ne ha avuti 8, che sembra il nuovo standard. Per voi lavorare su un numero così basso è più semplice o no?
“In realtà facile o difficile dipende più che altro dal budget per episodio e da quanto tempo ti danno, non dal numero di episodi. Io nel passato ho prodotto serie anche con 40 episodi a stagione e la fatica nel fare pochi episodi è che ogni volta, per ogni progetto, devi rimettere insieme un team (che poi si scioglie una volta terminato). Questo team ogni volta deve imparare come lavorare insieme. Quindi di solito i primi 4-5 episodi non sono proprio perfetti oppure magari sono pronti in ritardo. Solo dal quinto in poi la macchina è oliata e tutto funziona. E dopo tre episodi è tutto finito. Per noi sarebbe meglio lavorare su un numero maggiore di puntate, anche per questo sono contenta che Amazon ci abbia concesso di lavorare alla stagione 2 e 3 di Invincible insieme, così invece di 8 episodi abbiamo lavorato su 17 episodi (due stagioni + uno special)”.
A Skybound interessa fare animazione per bambini?
“Non ora. Siamo pieni fino al collo di Invincible! Non è solo quella storia lì, quella di Grayson [protagonista della serie ndr], Robert Kirkman ha creato un intero universo, ci sono almeno 6-7 linee di trama completamente diverse con personaggi diversi nell’universo di Invincible”.
Al momento avete progetti che prescindono da Invincible?
“Parli di un’altra proprietà intellettuale? Sì ne abbiamo diverse in sviluppo internamente e di cui non abbiamo ancora parlato”
E invece qualcosa che non abbia a che fare con proprietà intellettuali?
“Non capisco che cosa vuoi dire con ‘che non ha a che fare con proprietà intelletuali’”
Intendo produzioni animate originali
“In che senso originali?”
Qualcosa che non faccia riferimento a un fumetto, un libro, un’altra serie, una linea di giocattoli o qualsiasi altro marchio.
“Oh no no! Non è proprio il nostro modello di business. Non ci interessa. Noi lavoriamo per valorizzare le nostre proprietà intellettuali, abbiamo una casa editrice di fumetti e facciamo podcast. Tutto finalizzato a quello. Poi qualcuno ogni tanto ci propone le proprie storie, qualcosa come dici tu di ‘originale’ o meglio diciamo ‘che non è mai stato espresso prima’ ecco. E li stiamo a sentire. Se qualcosa di buono dovesse uscirne fuori sicuramente ce ne occuperemmo. Ma è molto difficile vendere contenuti originali oggi. Proprio non c’è l’interesse e qualora anche ci sia i canali o le piattaforme sono più inclini ad accettarlo da una produzione dal vero rispetto a una animata”.
Perché?
“Pregiudizio credo. Molti credono sia più costoso produrre qualcosa di animato e quindi che occorra andare molto più a colpo sicuro”.