Da Tosca dei Boschi a Non stancarti di andare: Intervista a Teresa Radice e Stefano Turconi

Abbiamo intervistato per voi Stefano Turconi e Teresa Radice, gli autori di Il porto proibito e Non stancarti di andare

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Un po' di tempo fa, abbiamo realizzato una lunga intervista con Teresa Radice e Stefano Turconi. Per una serie di casi e coincidenze, riusciamo a proporvela solo oggi. All'interno si parla di un po' di tutto: rapidamente dei loro progetti attualmente in corso, da Non stancarti di andare a Tosca dei boschi e, forse più approfonditamente, di quello che mettono nei loro fumetti, del loro rapporto con il passato, letto e vissuto, di tecnica di narrazione e disegno.

Teresa e Stefano sono persone e artisti che contagiano con il loro entusiasmo. Ci spiace non aver potuto mettere proprio tutto tutto quello che è stato detto durante la chiacchierata, ma ci sono cose preziose che rimangono tali solo se tenute da parte, non condivise proprio con tutti. Ovviamente, ringraziamo gli intervistati per l'amichevole disponibilità. E per un sacco di altre cose.

Iniziamo dalla notizia, uscita sui social tempo fa, del possibile adattamento di "Orgoglio e Pregiudizio". Si è più o meno "rotto l'Internet" quando avete dato l'annuncio: ci sono notizie?

Radice - La cosa divertentissima è che l'annuncio non era altro che un paio di foto del mio studio, con il libro "Pride and Prejudice" sul tavolo. Si è scatenato l'inferno, con un sacco di supposizioni e di teorie. La gente si è inventata formati e poi raccolte in volume. Ma nessuno sa niente, in realtà, nemmeno noi. Sappiamo solo che io sto scrivendo la sceneggiatura e che se tutto va bene andrà al 2018, perché, adesso come adesso, Stefano non ha tempo di disegnare altri progetti che non siano quelli già in corso. Se tutto va bene, quindi, l'anno prossimo. Ma bisognerà vedere. Forse inizierà in autunno.

Turconi - Il progetto sarà chiaramente a colori su "Topolino". Sto sperimentando con il tratto e vorrei provare a fare un po' di tratteggi, per dare l'idea di un'incisione e giocare un po' su quello. Ho fatto uno studio dei personaggi abbastanza approfondito, ma il resto è tutto work in progress.

In generale, gli adattamenti Disney dei classiconi hanno avuto sia un buon riscontro di critica che di pubblico.

Radice - Sì, così pare. Il bello di fare queste cose è la possibilità di portare qualcosa a cui sei affezionato all'attenzione di chi non le conosce, magari facendo assaggiare un grande classico e una grande storia a chi non ha mai voluto leggerlo perché lo trovava noioso o pesante.

Avete già in cantiere storie su "Orlando Curioso"? Ci sono progetti sul personaggio?

Radice - La seconda è già in cantiere, ma siamo in attesa di sapere qualcosa di più sulle vendite della prima uscita. L'idea di renderlo una serie, senza ansie di regolarità o scadenze, c'è. In realtà non è nato per essere ricorrente, ma alla fine ci siamo affezionati moltissimo al personaggio. Funziona e l'idea è che ci sia sempre la stessa impostazione, con lui che ogni volta incontra una creatura strana e fa partire l'avventura, senza che sia chiaro se si tratti di immaginazione o realtà.

Potrebbe tranquillamente diventare un prodotto legato all'occasione, all'idea che vi viene per la storia, all'ispirazione che vi coglie e vi spinge a un nuovo capitolo.

Turconi - Sì, sarebbe bello. Poi, ha il vantaggio di essere corto, come formato. Sono poche pagine, quindi si realizza in fretta. In più è divertente, perché è tutto a pastello e da realizzare mi soddisfa un sacco. Ci divertiamo un mondo a fare anche il diario finale, con gli acquerelli e il 3D degli ambienti.

Orlando Curioso e il segreto di Monte Sbuffone, copertina di Stefano Turconi

Stefano, a proposito di questa tecnica a pastelli, pare che ti stia conquistando sempre più, visto che la usi anche in "Non stancarti di andare".

Turconi - Sì, devo dire che è una delle cose che mi piace più fare e che sento più congeniale. Alla fine, anche "Il porto proibito" non è molto distante tecnicamente, essendo a matita. Mi trovo molto meglio che con le chine, dato che non mi ritengo bravissimo a china. Anche su "Non stancarti di andare", quando necessario, ho usato la penna Bic e non il pennello, perché non è nelle mie corde. Con i pastelli mi diverto un mondo e li uso ogni volta che posso.

E infatti hai realizzato in questo modo anche "Tosca dei Boschi".

Turconi - Sì. Sarà diverso da "Orlando", che è fatto completamente a pastello. "Tosca" è ripassato a pastello, con un po' di chiaroscuri, ma ci sono degli sfondi fatti con Photoshop. Mi sono dilettato ad unire il pastello con il digitale. Spesso si pensa che io sia contrario all'uso delle nuove tecnologie nel mio lavoro, ma in realtà penso semplicemente che ci sia la giusta misura. Mi piace usare Photoshop, ma non mi piace usare solo quello. Quando riesco a usarlo come uno strumento fra gli altri, mi piace molto.

A proposito di "Tosca dei Boschi", non ci sono tantissime informazioni in giro: ci raccontate qualcosa?

Radice - Volentieri. Nato per la Francia e per Dargaud, uscirà in tre volumi, se tutto va come abbiamo pensato. Dovrebbe uscire forse proprio il primo settembre. In Italia ci penseremo quando li avremo tutti e tre. Vorremmo fare un bel librone.

Turconi - Anche perché da noi funziona poco il cartonato alla francese, e farlo diventare una graphic novel ci piacerebbe di più. O qualcosa di simile, come formato.

Radice - Una storia medievale, ambientata in un'Italia parzialmente fittizia, perché i luoghi sono reali, ma ci siamo inventati i nomi.

Turconi - In pratica è la Toscana, con tanto di rivalità tra Siena e Firenze.

Radice - Abbiamo pescato un evento storico ispirato alla realtà, la cacciata del Duca di Atene da Firenze, il francese Gualtieri di Brienne. Prese il potere in maniera un po' dispotica e venne cacciato dai cittadini di Firenze. La storia è un po' una riproposizione di quell'evento. Se vai a Palazzo Vecchio a Firenze, c'è ancora la porticina segreta che il Duca utilizzò per scappare dai cittadini inferociti.

Tosca dei boschi, anteprima 10

Voglia di mettere mano a "Viola Giramondo", invece?

Radice - Come fumetto, no. Sin dall'inizio era pensato come una storia chiusa, con un finale molto preciso che la vede imparare molto dagli altri e lasciare loro una parte di sé. C'è stata l'occasione di produrre i libri illustrati, che ci hanno dato modo di fare qualcosa di diverso con il personaggio, ed è stato stimolante. E poi il mondo di Viola è piaciuto moltissimo.

Turconi - Non avevamo mai fatto assieme libri illustrati ed è stato molto meno impegnativo rispetto a realizzare un altro fumetto. Ci abbiamo messo molto meno tempo.

Radice - Per lui è stato meno gravoso. Per me un po' di più! [ride] In generale, cerchiamo sempre di evitare che i nostri personaggi possano venirci a noia o risultarci antipatici per questione di abuso. Se dovessero andare avanti le storie dei libri illustrati, con un ritmo tranquillo, si potrebbe fare. Ma da quel mondo narrativo abbiamo già tirato fuori tante cose che ci sono piaciute. Per ora, il pensiero non c'è.

Notizie sull'edizione de "Il porto proibito" all'estero?

Radice - Dopo l'edizione di Francia e Spagna, stiamo disperatamente tentando di farlo arrivare dove si parla in inglese, ma evidentemente non attecchisce. Non è un gran problema, dato che la speranza è sempre l'ultima a morire e non è una storia legata al momento contingente. Se dovessimo riuscire a venderlo tra dieci anni, avrebbe esattamente lo stesso valore e la stessa leggibilità. Quindi continuiamo a tentare.

Vi piacerebbe che ne traessero un film?

Radice - Dovrebbe girarlo Peter Weir, il regista di "Master and Commander".

Turconi - Andrebbe bene solo lui, altrimenti non funzionerebbe.

Be', chiamiamolo!

Turconi - No! È l'unico regista che potrebbe farci causa a ragion veduta, soprattutto a me, in quanto disegnatore e ladro di un sacco di cose di quel film! [ride] Vignette intere sono ispirate alle sue inquadrature. Ovviamente, sarebbe realisticamente impossibile farne un film. Costerebbe un patrimonio.

Vero, ma mettiamo il caso che qualche ricchissimo fan lo producesse: vi piacerebbe?

Radice - Sarei molto interessata al casting di Nathan.

Turconi - E io al casting di Rebecca.

Radice - Ci occuperemmo volentieri di persona dei provini! [ridono]

Stefano, questo tuo gusto nell'usare delle immagini reali come riferimento per i disegni mi suggerisce una domanda che va un po' sul tecnico. C'è grande malcontento, presso alcune sacche di fan, nei confronti dei disegnatori che abusano, secondo la loro sensibilità, delle fotografie e dei modelli per realizzare illustrazioni e fumetti. Alcuni, vengono proprio additati e accusati di poca creatività perché copiano dalle foto, per semplificare molto. Tu hai una posizione in merito?

Turconi - Io sono assolutamente a favore. Innanzitutto perché copiare non significa ricalcare e non esclude affatto l'apporto di creatività e di interpretazione dell'artista. Capisco che possa dare fastidio l'eccesso di questa tecnica, ma io le foto le uso tantissimo. Non mi permetto mai di copiare altri disegnatori, che trovo poco corretto, anche se ovviamente ho dei modelli a cui mi ispiro, ma non li tengo mai come riferimento per il risultato finale.

Nell'utilizzo delle fotografie non vedo niente di male. Nel "Porto" ci sono serie di vignette intere di cui so con precisione da quali foto siano tratte. Noi siamo stati una settimana a Plymouth, dove la storia è in parte ambientata, e io ho fotografato un sacco per poi lavorarci sopra.

Ripeto, l'importante è evitare l'abuso. Anche nell'uso degli attori famosi per dar volto ai propri personaggi, bisogna stare attenti a non esagerare, è importante mescolare molto. Io mescolo un sacco, ad esempio. Anche nel caso di Nathan, che è il personaggio di cui forse ricordo con più precisione la genesi, l'ho fatto. Ne è uscito un misto fra Jeff Bridges e la barda di Cheyenne in "C'era una volta il West", con i favoriti e i baffi fatti in un certo modo. Si mescolano gli elementi.

Teresa, tu invece cosa rubi, al di là dei testi e i libri che ti piacciono? Anche perché per un disegnatore è forse più semplice pensare a cosa trae dalle sue fonti di ispirazione, ma per una sceneggiatrice è forse più complicato. Soprattutto per chi come te, all'epoca del "Porto proibito", si è trovato all'improvviso alle prese con un genere che non ha mai frequentato. Il mio istinto mi porterebbe a farmi dare una mano da qualcosa che conosco, da autori e opere che mi piacciono e che possano farmi da guida.

Radice - Infatti è un po' quello che faccio io. Poi mi faccio mille paranoie, perché spesso imparo a memoria dei pezzi di testi, delle citazioni, delle frasi o strofe, ma non mi segno e non mi ricordo di chi siano, e diventano talmente tanto parte di me che le uso, sotto forma di frasi o espressioni. Solo che non ho modo di verificare da dove le ho prese, non c'è il tempo di andare a cercare le fonti.

Adesso faccio le cose un po' più con ordine, ma capita ancora di pensare a una frase che, magari, hai imparato al liceo leggendo uno dei tuoi tanti guru e di non sapere chi di loro l'abbia detta. In fondo ai miei libri ringrazio sempre tutti quelli che mi hanno fatto da ispirazione, e mi dispiace un sacco quando non riconosco o ricordo chi siano le mie fonti.

Turconi - Lo stesso meccanismo, per cui assorbi qualcosa e poi lo riutilizzi inconsapevolmente, c'è anche nel disegno. Spesso, Teresa mi fa notare che secondo lei ho citato questo o quest'altro e io cado dalle nuvole. Magari ti capita di disegnare un personaggio in una certa posizione e poi ti rendi conto solo in un secondo momento che è proprio la stessa che ha Asterix in un momento preciso o un personaggio di un cartone animato. Ma è del tutto involontario.

Radice - Me ne sono accorta già con "Viola Giramondo", in cui spesso cito delle frasi di autori che mi piacciono. Ma vai a capire se questa l'ha detta Terzani o Gibran! Vai a rileggere tutto quanto, a caccia!

Turconi - La soluzione sarebbe ringraziare tutti. Tutti quelli che ti vengono in mente!

Radice - Ecco, se proprio invece devo dirti chi mi ispira dal punto di vista narrativo, devo sempre citare il mio amato Cyril Pedrosa. E "Tre Ombre" in particolare. Ha scritto mille altre cose stupende, ma quella storia rimane per me la più emozionante ed è stata la lettura che ha fatto da scintilla, che mi ha fatto pensare che avrei potuto raccontare una cosa tipo "Il porto proibito".

Dato che non vogliamo rivelare troppo di "Non stancarti di andare", mi limito a chiedervi qualcosa a partire da quel che già si sa. Cioè che si tratta di una storia di viaggio, che ha a che fare moltissimo con luoghi in cui siete stati e a cui volete bene. Tutto già noto. Ma in realtà, mi ricollego sempre al discorso di prima, dei riferimenti: oltre che dalla tua vita, hai rubato anche dal cinema?

Non stancarti di andare, anteprima 01Turconi - No. Sai che non penso proprio? Non mi viene in mente niente. Ho rivisto volentieri "Ladyhawke", per "Tosca", ma "Non stancarti di andare" è proprio un collage di cose della nostra vita, tantissime foto di viaggi in maniera mescolata. Non c'è un percorso all'interno delle nostre storie vissute, ma tante riemergono in maniera disordinata.

Radice - E vale per tantissime cose. Anche "Il porto", pur essendo una storia ottocentesca e britannica, che pare non c'entrare niente con noi, in realtà c'entra tantissimo con le nostre vite. Solo che lo travestiamo. E questo ci succede in continuazione, anche con i personaggi. Ci si infila sempre dentro in modo mascherato qualcosa che è successo a noi o a qualcuno che ci è vicino. Parla tantissimo di rapporto tra genitori e figli, quindi è chiaro che ci finisce dentro quello che ti è successo, in un ruolo e nell'altro. In maniera mescolata, ovviamente.

Turconi - Questa diluizione degli elementi autobiografici la ritrovi anche nel disegno. Ad esempio, in "Non stancarti di andare" compare il mio tavolo luminoso, utilizzato dalla protagonista femminile per disegnare, per farti capire quali dettagli possano emergere nella storia all'improvviso.

Immagino che abbiate spulciato il vostro archivio fotografico in lungo e in largo, per "Non stancarti di andare": che sensazione vi ha dato compiere questa operazione così personale?

Turconi - Da un lato abbastanza malinconica, perché molte erano foto della Siria scattate nel 2007, quando era un Paese in pace. Pensare a quello che è successo in questi dieci anni fa un effetto malinconico.

Direste che la malinconia è uno dei temi portanti del libro?

Radice - Sì, decisamente, ma mai senza speranza. Alla fine, racconta cose che stanno succedendo nel mondo oggi, ma il titolo è molto chiaro: nonostante quello che accade, non stancarti di andare. Poi, quando mi si chiede di cosa parli la storia, dico sempre che è incentrata su Iris e Ismail, ma in realtà loro sono i protagonisti principali, ma dietro - e dentro - ci sono un sacco di altre cose. Sono sempre un po' in difficoltà nel descrivere l'argomento.

Turconi - Come anche a livello di ambientazioni, che sono molto varie. Ci sono le scene in Siria come quelle in montagna, sulle Alpi. Tantissimi elementi sono tratti da luoghi dove siamo stati. C'è anche casa nostra, in qualche modo. Un quadro, importante nella storia, è appeso su un muro di casa nostra.

Siete contenti che "Non stancarti di andare" sfugga a definizione, come genere e come argomento?

Radice - Io credo che un po' tutto quel che abbiamo fatto sfugga a definizione. Una cosa bellissima ce l'ha detta Michele Foschini di BAO Publishing, quando ha acquisito i diritti per "Il porto proibito", dopo che l'avevamo proposto da diverse parti e che non era stato accettato proprio perché non aveva un genere ben inquadrato in cui si inseriva. Michele ci disse che, se l'opera sfuggiva alle definizioni, dovevamo andare a proporla a loro. E questo è stato un bel segno d'accoglienza per noi, in BAO.

Anche "Viola Giramondo", a suo modo, sfugge. Un libro per bambini? Mah. Secondo me, che lo scrivevo quando ero incinta del mio secondo bimbo, era un libro per mamme. Poi, non so! Ho conosciuto piccoli lettori di sette o otto anni che l'hanno adorato e sono rimasta stupita, a modo mio. Perché per me non era un libro per bambini. Quando lo scrivevo, mi chiedevano quale fosse l'argomento e rispondevo che era un libro sulle vocazioni. Oggi, quasi certamente, non lo direi più.

Possiamo dire che "Non stancarti di andare" sia il vostro lavoro più adulto in assoluto, come bersaglio di pubblico?

Turconi - Forse come "Il Porto".

Radice - Forse un po' di più, perché manca l'elemento fantastico. Ma il fatto che voglio precisare è che è molto diverso dal Porto Proibito. Siamo sempre noi, non temete, ma non sarà un altro "Porto proibito". Sarà "Non stancarti di andare". Storia, fra l'altro, ambientata parzialmente al giorno d'oggi, cosa che ci ha messi molto in difficoltà perché non siamo fan della tecnologia e metterla nella storia ci ha creato qualche problema, anche per alcune scelte narrative che son diventate complesse da costruire.

Ebbene, è la vostra storia più adulta e paradossalmente è dedicata al vostro secondo figlio. 

Radice - Sì. Dedicato al nostro piccolo Attila e a un'altra persona che non sveliamo. Sembra un po' strano. Quando sarà grande, avrà modo di confrontarsi.

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