Citadel: Diana, intervista a Matilda De Angelis: “Volevo fare il 90% dei miei stunt, in Italia le attrici non hanno queste occasioni"
La prima propaggine del franchise di Citadel avviato nel 2023, Citadel: Diana, si appresta ad approdare su Prime Video. Abbiamo parlato con la protagonista Matilda De Angelis e con la creatrice e produttrice esecutiva Gina Gardini.
Citadel: Diana, il primo spin-off italiano di Citadel, sarà in streaming su Prime Video a partire da giovedì.
La peculiarità di tutto il progetto è che ogni serie nata dal mondo di Citadel ha per protagonisti talenti locali ed è creata, prodotta, e girata nel territorio in cui è ambientata, un aspetto di cui abbiamo discusso con Gardini.
Ovviamente essendo una produzione italiana, anche in base a quello che abbiamo prodotto, e quando dico "abbiamo" parlo di Cattleya in particolare, è l anostra autenticità, il fatto che vogliamo essere iperrealistici e creare un mondo molto radicato nella realtà, e anche essere molto fedeli alla nostra cultura. [...]Abbiamo usato ambientazioni reali invece di ricostruire tutto in studio. Non abbiamo lavorato molto in teatro di posa, ovviamente ci sono alcuni set che sono stati costruiti, come il quartier generale di Manticore. [...] Il nostro approccio è stato molto dettagliato e artigianale. [...] Nel senso che non c'è una cosa comprata per i costumi, è un lavoro di un anno e mezzo di preparazione con Veronica Fragola, che infatti fa la costumista della seconda stagione di Citadel. Secondo me si vede e colpisce molto. Questo è quello che penso loro abbiano apprezzato di più, oltre alla bravura di tutti gli attori.
Ci sono state indicazioni dall'alto visto che si tratta dello stesso mondo?
Certo, c'era una mitologia associata a questo mondo di cui stiamo parlando. Erano parametri abbastanza chiari: due agenzie di spionaggio rivali che per un periodo di tempo lottavano. Quello che rende la nostra storia particolare è il fatto che abbiamo deciso di raccontarla dal punto di vista del male, Manticore, che è presente nella serie madre, ma non è stato esplorato. Quindi, abbiamo cambiato le carte in tavola e abbiamo deciso di raccontare la storia dal punto di vista del male, ma sempre attraverso lo sguardo di Diana, che è un'infiltrata di Citadel.
Per interpretare Diana, Matilda De Angelis si è preparata per mesi e mesi per il ruolo:
Ho un passato da ginnasta, ho fatto 14 anni di ginnastica artistica, quindi ero preparata per la parte acrobatica. Volevo fare il 90% delle mie coreografie stunt, era una cosa a cui tenevo molto, è stata la cosa che mi ha attirato di più mentre leggevo il copione.
Maneggiare le armi è stata una cosa più complicata per me all'inizio, perché anche se sai che sono finte, fanno impressione. Sono spaventose, sono molto pesanti, hanno un peso specifico identico a quelle vere. Quella è stata la parte più ostica per me. Il resto, essendo abbastanza spericolata, volevo mettermi alla prova. Questa per me è stata un'opportunità di fare qualcosa che in Italia gli attori, soprattutto le attrici, non hanno sempre l'opportunità di fare. Quindi per me è stato un grande privilegio e fortuna, e ho detto: "Se lo devo fare, lo faccio veramente al 100%".
Ti ha dato un'altra prospettiva sul mondo degli stunt?
Assolutamente, non capisci l'assurdo lavoro che c'è dietro. Oltretutto, Emiliano Novelli e tutto il suo team di stunt sono stati incredibilmente pazienti con me. Mi sono allenata per quattro mesi, andavo tre volte a settimana ad allenarmi. Quando vedi e capisci la loro dedizione, capisci veramente che quello che fanno è irreale e impensabile. L'ho toccato con mano, anche solo per un attimo; mi sono resa conto della fatica enorme che c'è dietro.
Quando padroneggi qualcosa che non hai mai fatto prima, come caricare un'arma, riesci ad applicare un ulteriore filtro? Perché quello che fa Diana, come lo fa Diana, magari non corrisponde a come lo faresti tu:
La sfida era assomigliare il più possibile a una spia che era stata allenata per anni ad essere una macchina da guerra. La credibilità, secondo me, passa tantissimo attraverso quello che si definisce “attitude”, cioè lo sguardo, la determinazione e la precisione. Quella era la cosa più importante da raggiungere. Al di là di tutti i tecnicismi, è fondamentale capire come Diana, otto anni prima e otto anni dopo, avesse un approccio diverso. Per esempio, c’è una scena in cui Diana è agli inizi e appare spaventata. Non è la stessa persona che diventa, ed è molto simile a Matilda nei primi giorni di allenamento. Poi c’è Diana otto anni dopo, che è un po’ come Matilda alla fine di Citadel. Potevo immedesimarmi.
Un altro tema è l'identità visto che Diana ha problemi a capire la sua. Come si interpreta un personaggio che non ha chiara la sua identità e addirittura in anni diversi?
Questo è anche molto della forza del personaggio; Diana è estremamente complessa e ha molti strati. Credo che in questo senso sia un personaggio estremamente umano, perché come tutti noi nella vita, attraversa un processo di crescita. Ci strutturiamo col tempo e siamo anche figli e figlie del nostro passato, dei nostri traumi, fantasmi e demoni. In questo senso, penso che gli spettatori possano immedesimarsi in quel processo di crescita, che per me era la cosa più interessante del personaggio. Diana non è essenzialmente buona né cattiva, è entrambe le cose, e questo si discosta dalla narrativa classica delle spy stories. Spero che questa complessità possa piacere agli spettatori e alle spettatrici che guarderanno Citadel.
Citadel: Diana arriverà in streaming su Prime Video dal 10 ottobre.