Il cielo brucia: Christian Petzold sul perché il film lo ha salvato, la collaborazione con Paula Beer e i suoi progetti futuri
Abbiamo incontrato il regista Christian Petzold in occasione della presentazione de Il cielo brucia al Torino Film Festival
Il cielo brucia, al cinema dal 30 novembre (LEGGI LA RECENSIONE), costituisce allo stesso tempo una prosecuzione e una svolta nella filmografia di Christian Petzold. La trama mette al centro il fuoco, come nel precedente Undine c'era l'acqua, presentando però caratteri inediti per il regista e sceneggiatore tedesco, che ritroveremo nei suoi futuri lavori. Una delle diverse cose emerse in un'intervista a Petzold che abbiamo svolto, insieme a un ristretto gruppo di giornalisti, in occasione della presentazione del film al Torino Film Festival.
Evito sempre di fare un lavoro autobiografico, che trovo molto noioso: se leggiamo un'autobiografia di una celebrità, c'è un "io" ad ogni paragrafo, non è interessante. Durante le riprese de Il cielo brucia, però, tutti gli attori mi continuavano a fare proprio questa domanda. Così ho realizzato che in verità c'era un elemento autobiografico: ho ripensato a quando giravo il mio secondo film, Cuba Libre, e ho pensato alle similitudini con Leon, che sta scrivendo il secondo romanzo, dal titolo simile, Club sandwich. Così anche per il suo interprete, Thomas Schubert, è stato più facile, sapendo che c'erano esperienza reali da condividere con lui.
Film come La donna che visse due volte mettono al centro figure femminili come proiezioni del desiderio maschile, che senza di quest'ultimo non esisterebbero. Mi sono sempre immaginato di rifare questi film senza questo elemento. I miei personaggi sono eterei perché si devono sottrarre allo sguardo maschile. Nadja è un personaggio indipendente, che anche quando esce dall'inquadratura continua ad avere una sua vita, senza bisogno di noi.
Ho lavorato con Beer per la prima volta in La donna dello scrittore, dove condivide la scena con Franz Rogowski. Entrambi mi parevano due attori diversi da tutti quelli con cui avevo lavorato in precedenza. Nessuno di loro due ha fatto la scuola di cinema, ma si sono formati attraverso la danza e andando in sala. Beer aveva già visto 30 film di Hitchcock quando l'ho conosciuta: con lei posso parlare tanto di cinema. Mi piace perché non si mette mai sul palcoscenico quando recita: penso che torneremo a lavorare assieme.
Ne Il cielo brucia è la natura, in particolare gli incendi dei boschi, ad influenzare le azioni dei personaggi…
Nella scena in cui i personaggi parlano intorno a un tavolo, viene citato Heinrich von Kleist, che ha scritto un racconto sul terremoto del Cile, ispirato a quello di Lisbona [avvenuto nel 1775]. Un evento che ha cambiato radicamento il pensiero filosofico europeo, che deve riorganizzarsi senza un Dio: non può esistere un Dio che permette un tale avvenimento tragico. Questo ha dato il via al pensiero illuminista. I personaggi lo citano riferendosi al cambiamento climatico, che non è però un fatto casuale, come il terremoto, ma è una conseguenza delle azioni dell'uomo. Questo cambia il nostro punto di vista sulla Storia. Von Kleist diceva che bisognava trovare nuovo modo di raccontare il mondo e forse anche noi ora abbiamo bisogno di nuovo modo per raccontarlo, tema al centro del film.
Sappiamo che Il cielo brucia costituisce il secondo capitolo di una trilogia sugli elementi naturali, iniziata con Undine. Sai già di cosa parlerà il terzo film?
Sono protestante e dunque come Leon parlo sempre di lavoro, la ritengo l'unica cosa gratificante, a differenza dei cattolici, cosa che invidio. Mi sono divertito molto realizzando Undine, e così dopo ho avuto la sensazione che il divertimento sia stato troppo, e volevo subito tornare a concentrarmi sul lavoro. Ho pensato dunque di realizzare una trilogia e ho iniziato a pianificarla. Ma occuparmi di Il cielo brucia mi ha "salvato" dalla cultura protestante: la lavorazione è stata piacevole come si vede nel film, che ritrae personaggi che chiacchierano e mangiano intorno a un tavolo. Questo mi ha spinto alla decisione di accantonare la trilogia per dedicarmi a qualcosa di completamente diverso. Ci sarà comunque un legame tra Il cielo brucia e i miei prossimi film, proprio il fatto che questo mette al centro un insieme di persone e non più solo una coppia come in quelli precedenti. Voglio dunque continuare a riprendere le dinamiche collettive, il gioco di guardo intorno a un tavolo, quello che accade sotto. Così, i prossimi tre film metteranno al centro un gruppo che tenta di sopravvivere: una famiglia, un gruppo politico, un sindacato.
Trovate tutte le informazioni su Il cielo brucia nella nostra scheda.
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